A Thousand and One: recensione del dramma premiato al Sundance Film Festival
Nell’opera prima della regista e sceneggiatrice A.V. Rockwell, la cantante Tayana Taylor ci regala una bellissima – e dolorosa – performance nei panni di una madre single, appena uscita di prigione, che decide di sottrarre suo figlio ai servizi sociali.
È nelle sale italiane dal 29 giugno 2023 A Thousand and One, opera prima della sceneggiatrice e regista statunitense A.V. Rockwell, con protagonista l’attrice e cantante Teyana Taylor. La pellicola, distribuita da Lucky Red e Universal Picture International Italy, affronta l’intricato rapporto madre-figlio in una Harlem sempre più razzista nei confronti della comunità nera. Al fianco dei temi sociali e politici, il film parte da una premessa che vi terrà con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto.
L’opera è stata premiata al Sundance Film Festival 2023, come miglior film drammatico.
A Thousand and One: trama del film con Teyana Taylor
Ci troviamo a Manhattan, nei primi anni Novanta. Inez (Teyana Taylor) è una ventiduenne appena uscita di prigione che sogna, un giorno, di aprire un salone da parrucchiere tutto suo. L’unica cosa che la giovane donna antepone al suo sogno è il figlio di 6 anni, Terry (Aaron Kingsley Adetola), affidato ai servizi sociali.
Ottenuta nuovamente la libertà, una volta uscita dal carcere, Inez si muove velocemente in cerca di suo figlio e, una volta trovato, decide di portarlo via dalla madre affidataria – che, per disattenzione, gli aveva provocato un piccolo incidente – e, dunque, di “rapirlo” agli occhi della legge.
Madre e figlio fuggono da Brooklyn per iniziare insieme una nuova vita ad Harlem, quartiere di Manhattan progressivamente stravolto dalla gentrificazione.
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A Thousand and One: quanto vale la vita di un bambino nero nella Harlem degli anni ’90?
Nella breve sequenza di apertura di A Thousand and One, emerge il senso estetico della sceneggiatrice e regista del film A.V. Rockwell: lo schermo è granulato – quasi ad emulare le vecchie videocassette -, la camera indugia sulle Torri Gemelle, e la musica hip-hop ci accompagna nella caotica Brooklyn degli anni Novanta, per conoscere la nostra protagonista.
Il debutto di Rockwell è ambientato in un decennio – dalla fine degli anni Novanta ai primi anni Duemila – sconvolto dalla gentrificazione, fenomeno narrato attraverso il punto di vista di una giovane e determinata madre single.
I primi minuti del film appaiono come un rapido susseguirsi di numerose scene che ci conducono fino al gesto impulsivo di Inez: il rapimento di suo figlio. È curiosa la scelta della regista di porre poca enfasi drammatica nell’atto che muove l’intera vicenda: il rapimento di Terry è mostrato allo spettatore più nella sua semplicità che non nella sua drammaticità. Sebbene questa scelta registica possa, inizialmente, confondere lo spettatore, assume un significato nel momento in cui quel gesto non ha alcuna importanza per la polizia e per l’opinione pubblica: nessuno sta cercando Terry. Il rapimento di un bambino nero di 6 anni è poco più di una news destinata a spegnersi rapidamente.
Se il fatto di non essere ricercati facilita la strada ad Inez – la cui vita è già complicata per la ricerca disperata di un lavoro, di una casa, di sicurezze, e di un crimine contro lo Stato – l’indifferenza crea della difficoltà nel bambino, che si interroga su quanta valga effettivamente la sua vita. La fuga di Inez e Terry ad Harlem è incorniciata dalla magnifica fotografia del direttore Eric Yue, che coglie l’essenza di quegli anni, e la coinvolgente e calda colonna sonora di Gary Gunn.
La gentrificazione spiegata nella sua drammatica quotidianità
Più volte, nel corso dell’articolo, abbiamo citato il termine gentrificazione, ma cosa intendiamo quando parliamo di questo fenomeno? Il termine “gentrificazione” in inglese gentrification (da gentry, ovvero piccola nobiltà) è un termine coniato nel 1964 dalla sociologa Ruth Glass per descrivere quello che stava accadendo nei quartieri operai di Londra: lì, a partire dagli anni Sessanta, si trasferirono molte persone delle classi più agiate, di fatto, smantellando e rimodellando le abitazioni popolari. Nei decenni successivi, la gentrificazione si è trasformata in un fenomeno globale.
C’è una scena di A Thousand and One che rappresenta concretamente questo fenomeno. Siamo nei primi anni 2000, il proprietario di casa di Inez si propone di apportare delle migliorie nel suo palazzo, completamente gratuite. L’intento dell’uomo era, in realtà, quello di andare a manomettere gli impianti dell’appartamento, rendendolo, di fatto, inabitabile: niente acqua e niente corrente. Nel momento in cui la protagonista gli fa notare i danni, il proprietario le suggerisce che, visti i mesi di lavoro per riparare il tutto, l’unica soluzione era quella di abbandonare l’appartamento. L’obiettivo del proprietario era la trasformazione di un quartiere popolare – perlopiù abitato dalla comunità nera – in una zona abitativa di pregio, con il conseguente cambiamento della composizione sociale di quel quartiere.
A Thousand and One: valutazione e conclusione
In A Thousand and One la cantante Tayana Taylor ci regala una bellissima – e dolorosa – performance nei panni di una madre single, indurita della sue esperienze di vita – è cresciuta senza una madre, senza scuola, senza la possibilità di seguire i suoi sogni – in una New York stravolta dalla gentrificazione.
L’opera, seppur ambientata tra i 30 e i 20 anni fa, è uno specchio dolorosamente attuale dell’odierna società statunitense. Emerge l’intento socio-politico della regista sia da alcune scene – Terry, ormai diciassettenne (interpretato negli anni dell’adolescenza da un intenso e commovente Josiah Cross), è costretto a mettere le mani in vista e il corpo contro il muro al passaggio della polizia -, che dal contesto. Ad esempio, Tayana, nonostante la giovane età, non ha avuto alcun supporto o tentativo di reinserimento nella società da parte dello Stato una volta uscita di prigione.
Ogni scatto della pellicola rappresenta un sentimento o una specifica caratteristica dei personaggi: il modo energico in cui Inez dipinge la stanza di Terry dopo aver lottato per trovare un lavoro e un appartamento; il desiderio di famiglia e di matrimonio della protagonista; la grinta d’acciaio di Inez nello spronare il figlio negli studi; la ricerca di Terry di una figura paterna, trovata, in parte, nel compagno della mamma. Per concludere, A Thousand and One, è un’opera che vi farà arrabbiare, sorridere, commuovere, e per tutti questi motivi vale la visione.