Abel – Il figlio del vento: recensione
Dopo la visione di Abel – Il figlio del vento (trailer), sarete tutti d’accordo sulla sua immediata e modesta magnificenza; ed infatti avrete visto – almeno secondo noi – uno dei migliori 10 film dell’anno!
Questo film per ragazzi dai forti tratti documentaristici è totalmente incentrato sul fenomeno del cainismo. Di cosa si tratta? Preferiamo spiegarvelo semplicemente riportando queste parole:
/cai·nì·ṣmo/ sostantivo maschile
La soppressione, nell’ambito di una coppia di nati, del pulcino o del cucciolo più giovane o più debole da parte del maggiore o del più forte.
Ed infatti, la prima sequenza di Abel – Il figlio del vento catapulta lo spettatore nello spietato mondo di una famiglia di aquilotti che vive tra le splendide alpi austriache che hanno fatto da location ad un film che le ha valorizzate al massimo grazie all’utilizzo di cineprese ad altissima definizione. Due uova stanno per schiudersi, ne nasceranno due spennacchiati maschietti. Ma uno di loro sarà costretto ad una subalternità dettata dalla sua stessa natura: è nato più debole e, per questo, non potrà mai diventare re.
Contemporaneamente, a centinaia di metri verso il livello del mare, il dodicenne Lukas (Manuel Camacho – Entrelobos) sta vivendo un periodo difficile della sua vita: ha da poco perso sua madre nell’incendio che ha colpito la sua casa, e suo padre Keller (Tobias Moretti – Il commissario Rex) è un cacciatore poco incline ai rapporti umani. Il cast (ridotto ai minimi termini ma dal quale si è ottenuto un risultato più che ottimo) annovera anche Jean Reno nei panni del guardia boschi Denzer, nonché narratore dell’intera storia.
Tra accettate a ceppi di legno e l’erigersi di una staccionata, Lukas incontrerà il debole aquilotto caduto dal suo nido, Abel. I due saranno protagonisti di una storia d’amicizia forte e sincera, che travalica i confini delle categorie degli esseri viventi.
Abel – Il figlio del vento: una fotografia mozzafiato al servizio di una trama dotata di una forte dose di Poesia.
Gerardo Olivares (Il grande match, 14 km) ed Otmar Penker hanno collaborato alla regia di Abel – Il figlio del vento, un film il cui progetto inizia a prender forma già nel 2011. Per anni, infatti, la troupe si è dedicata alle riprese che vedevano come protagoniste le vere rivelazioni di questa pellicola: le magnifiche aquile reali! Nato come documentario, la poetica sceneggiatura di questa pellicola è entrata in gioco solo molto tempo dopo l’inizio delle riprese, e ad opera dello stesso Penker. Ad ogni modo, lo sforzo documentaristico è ben presente e riconoscibile e dona alla scrittura filmica un’unicità difficilmente rintracciabile.
Complici anche gli sforzi tecnici che hanno reso possibile il totale annichilimento di qualsivoglia barriera architettonica e naturale, Abel – Il figlio del vento si presenta come un coraggioso tentativo di un cinema per ragazzi che può andare anche in una direzione diametralmente opposta a quella intrapresa dall’animazione, ossia quella di una realtà che può insegnare molto più di quanto si immagini (giunti nel 2016, fa sempre bene tenerlo a mente).
La colonna sonora della giovane compositrice inglese Sarah Class (definita “una delle più brillanti giovani stelle della musica britannica”) non può che essere un altro dei tanti vanti che questo film può permettersi.
Abel – Il figlio del vento è stato presentato in anteprima al Giffoni Film Festival 2016, dove ragazzini di tutte le età hanno potuto ammirarne la bellezza. Voi, invece, potrete farlo dal 29 settembre (data d’uscita italiana del film, distribuito da Adler Entertainment).