Ad Vitam: recensione del film Netflix con Guillaume Canet
La recensione dell’action dal retrogusto spy diretto da Rodolphe Lauga e interpretato da Guillaume Canet. Disponibile dal 10 gennaio 2025 su Netflix.
Guillaume Canet è uno degli attori francesi più conosciuti, poliedrici e apprezzati nel cinema transalpino e non solo. Questo gli ha permesso di godere di una certa considerazione nell’industria audiovisiva locale e anche fuori dai confini nazionali. Lo dimostrano i tanti lavori per il piccolo e grande schermo ai quali ha preso parte negli ultimi anni, compresa la regia di Asterix & Obelix – Il regno di mezzo nel quale egli stesso interpreta il famoso personaggio dei fumetti creati da Goscinny e Uderzo. Tale posizione e relativo peso lo hanno portato ad ampliare il proprio bagaglio professionale e a partecipare attivamente alle diverse fasi dei progetti che lo vedono coinvolto non solo nelle vesti di interprete. È il caso di Ad Vitam, la sua più recente fatica cinematografica diretta dal connazionale Rodolphe Lauga, a disposizione degli abbonati di Netflix dal 10 gennaio 2025, nella quale è stato impegnato anche come produttore e co-sceneggiatore. Il ché gli ha consentito di diventare il baricentro su e intorno a quale costruire un film e un personaggio su misura, che ne mettessero in risalto sia le doti attoriali che fisiche. E così è stato, con la pellicola in questione che è un vero e proprio assolo che sa di one man show.
In Ad Vitam, Guillaume Canet si è ritagliato il ruolo di protagonista in un action che lo pone al centro di tutto e tutti, nel quale i fatti contano molto di più delle parole
In Ad Vitam, l’attore di Boulogne-Billancourt si è ritagliato il ruolo di protagonista in un action che lo pone al centro di tutto e tutti, nel quale i fatti contano molto di più delle parole. Qui indossa i panni scomodi e pericolosi di un ex agente scelto della Gendarmeria nazionale francese (GIGN) di nome Franck Lazarev. Dopo essere scampato a malapena a un tentativo di omicidio, l’uomo deve affrettarsi a rintracciare prima che sia troppo tardi la moglie Léo, rapita da un misterioso gruppo di uomini armati. La lettura di questa manciata di righe di sinossi, così come la visione dell’intera vicenda che riassumono, non può che fare scaturire nel destinatario una forte sensazione di déjà-vu che riporta alla mente a situazioni, dinamiche, intrecci e sviluppi narrativi e drammaturgici già visti. Ma non c’è nulla di cui preoccuparsi. Trattasi infatti di una reazione assolutamente naturale, giustificata dal fatto che tanto nel plot quanto nella sua trasposizione vi sono gli ingredienti e gli step di una ricetta classica, più e più volte servita sullo schermo con rimpasti, rivisitazioni, aggiunte e sottrazioni che ne hanno modificato il gusto ma non la sostanza. Quella è sempre la stessa e denota una certa pigrizia, mista a incapacità degli autori dello script, tra cui lo stesso Canet, David Corona e il regista Lauga, di provare quantomeno a personalizzare o diversificare uno schema che, oltre ad essere ripetitivo e prevedibile, non aggiunge nulla alla causa.
Un action derivativo che strizza l’occhio ai prodotti analoghi provenienti da oltreoceano
Eccoci allora fare i conti per l’ennesima volta con una storia e dei personaggi fotocopia per disegno e caratterizzazione a quelli che la letteratura e la cinematografia di genere ci hanno già fatto incontrare in un numero imprecisato di occasioni. Da qui il potere di premonizione dello spettatore rispetto a ciò che sta per accadere e che accadrà, ma anche al modo di concepire il tutto da parte di autori che seguono un copione ormai ampiamente codificato che strizza l’occhio a quei grandi classici del filone che hanno unito la spy-story, l’action, il poliziesco e il thriller. In Ad Vitam vi sono condensate e mescolate senza soluzione di continuità tutte queste anime, per dare vita a una struttura narrativa che è un semplice espediente per raccontare un’altra caccia all’uomo del bersaglio di turno che si ritrova suo malgrado coinvolto in un affare di stato molto più grande di lui. Su questo innesco c’è una filmografia sterminata che teletrasporta il pensiero del fruitore diritto oltreoceano a tutti quei titoli statunitensi e non che si basano sull’accerchiamento di un soggetto preso di mira che si tenta di incastrare. I responsabili però devono vedersela con lui, il suo addestramento e le sue capacità di tirare se stesso e i propri affetti da situazioni spiacevoli come quella che si trova ad affrontare il Franck di Canet. Quest’ultimo finisce con l’essere un clone costruito a immagine e somiglianza di altri personaggi (vedi il Jason Bourne dell’omonima saga o simili) che come lui hanno dovuto fronteggiare il fuoco incrociato sia amico che nemico.
Le scene d’azione e il ritmo battente sono le uniche note positive di Ad Vitam
Insomma avrete capito che il film di Lauga, regista i cui precedenti nella commedia e nello sport-drama (Situation amoureuse: C’est compliqué e La source) non hanno lasciato il segno, pecca e manchevole quale è nella scrittura, con questa che si limita a replicare come una minestra riscaldata sapori, colori e soluzioni che i palati, anche quelli degli abbonati a Netflix, hanno già assaporato fino alla noia. Fortunatamente la sapidità c’è almeno quella ed è data da un action che punta tutto su ritmo, messa in scena e coreografia delle scene ad alto impatto. Il tutto però è concentrato nell’ultima mezz’ora dove il cineasta e l’attore possono finalmente spingere una volta per tutte il piede sull’acceleratore e sul grilletto con una successione di inseguimenti e sparatorie di buona fattura.
Ad Vitam: valutazione e conclusione
Un one man show tutto action per Guillaume Canet che scrive, produce e interpreta un film che mescola azione e spy-story seguendo alla lettera un canovaccio già visto. Il risultato è l’ennesima caccia a un bersaglio umano che si ritrova a dovere schivare il fuoco amico e nemico per salvare se stesso e l’amata presa in ostaggio. Al regista Rodolphe Lauga e al suo attore principale non resta allora che spingere l’acceleratore e il grilletto per sopperire alla schematicità e alla ripetitività della scrittura per dare una scossa alla timeline. Ma anche lì bisogna attendere pazientemente l’ultima mezz’ora per iniziare a fare sul serio con inseguimenti e sparatorie d’impatto e adrenalinici.