AKA: recensione del thriller con Eric Cantona
L'agente speciale Adam Franco, in missione sotto copertura, stringe un legame emotivo con il figlio di un boss criminale
AKA è un film distribuito su Netflix dal 28 aprile 2023, diretto da Morgan S. Dalibert e interpretato da Alban Lenoir.
Adam Franco, interpretato da Lenoir, è un agente delle forze speciali implacabile e brutale. Ha sviluppato però un legame emotivo con un bambino, Jonathan, figlio del boss criminale Victor Pastori (che ha il volto di Eric Cantona, gloriosa star del tempo che fu): un rapporto intenso nato dopo che l’agente era stato incaricato di uccidere un socio di Victor, il presunto terrorista Moktar Al Tayeb, e per questo si infiltra nell’organizzazione criminale conoscendo il piccolo.
Un genere per tutte le stagioni
Probabilmente non è vero che il genere cinematografico che non muore mai è l’horror: probabilmente, la declinazione che sarà sempre viva su grande e piccolo schermo è l’action.
Basta pensare a Die Hard, Arma Letale, a tutto quello che hanno rappresentato e a quanto sono stati e sono tuttora imitati; o anche vedere, in tempi recenti, un film modesto come Io Sono Vendetta con il nostrano Alessandro Gassman, confinante con il revenge movie, sia stato uno dei film più visto al mondo sulla piattaforma.
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Certo, come in tutti gli altri casi, non è facile riuscire a seguire le regole del genere in maniera pura e insieme creare un prodotto godibile: in questo senso la Francia è molto avanti, e basta per dimostrarlo The Trasporter tra Leterrier e Besson.
Se poi alla ricetta si aggiunge anche una superstar come Alban Lenoir, star francofona in ascesa, il successo è assicurato: e infatti AKA, darkissimo e durissimo noir diretto dal direttore della fotografia di Lost Bullet, Dalibert, è primo nella chart Netflix delle cose più viste (per quanto questo dato possa servire o essere reale).
Percorsi noti
L’inespressività di Lenoir è più o meno il punto focale della trama: machera silenziosa e per nulla emotiva, il volto del protagonista è centro propulsivo di una trama che si sviluppa intorno al classico soft spot, ovvero il tallone d’Achille di ogni personaggio (termine coniato dagli anglosassoni) che la sceneggiatura, scritta con la collaborazione dello stesso attore, cuce addosso ad Adam Franco immergendolo poi in sequenze particolarmente brutali anche per il panorama medio dello streaming.
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Purtroppo, alla fine dei giochi, AKA è e rimane quello che sembra all’inizio, ovvero una costruzione videoludica che nonostante abbia l’ambizione di raccontare una storia venata da quel sentimentalismo asciutto tipica degli action non sa mai essere davvero cupa perché non riesce mai a trovare un personaggio o una svolta narrativa sincera.
Il percorso di redenzione, la condanna del sistema di potere privo di scrupoli, le sfumature dei caratteri: sono solo progetti abortiti, direzioni pensate e mai realizzate, obiettivi non raggiunti da un thriller che non sa essere più che generico, superficiale, che non si sforza di avere inventiva e che non può emergere da quella bruma vischiosa dove si impantanano i film mediocri per essere poi seppelliti e dimenticati.
AKA: valutazione e conclusione
AKA ha una regia sfiatata e interpretazioni di routine, che nonostante la buona volontà; il phisique du role di Alban Lenoir con un evidente prognatismo che lo rimanda al Punisher marvelliano; e il cote iconico che si porta dietro Eric Cantona, non riesce mai a slacciarsi da una messa in scena prevedibile e telefonata, sfiorando al sciatteria per alcune soluzioni narrative e dimenticando di dare personalità alla parte tecnica. Inutile dire che la noia è pronta in agguato dietro l’angolo.