Alabama Monroe: recensione
Alabama Monroe del fiammingo Felix Van Groeningen, è la storia di un amore puro e viscerale che aggredisce lo spettatore toccandolo emotivamente con immagini crude ed intense. Un film sull’amore e sul dolore, devastante, crudele, inaspettato come è la vita, brutalmente reale e sincero, che ammalia e appassiona, travolge e sconvolge; una poesia fatta di immagini e musica bluegrass che resta impressa nel cuore e nella mente come un tatuaggio.
Principale avversario della Grande Bellezza agli Oscar 2014, racconta l’amore tra Elize (Veerle Baetens) e Vivier (Johan Heldembergh), due cuori selvaggi e anticonformisti. Lei, tatuatrice di professione, utilizza il corpo come un diario su cui imprimere emozioni e (ri)scrivere i propri amori; lui, moderno cowboy, suona il banjo in una band bluegrass e sogna l’America, patria di opportunità e libertà, paese per sognatori. Ad unirli è un amore fulmineo, una passione viscerale che cresce costantemente a ritmo di musica. Ma la vita non è generosa e la felicità di un tempo muta in dolore irrazionale con la morte della piccola Maybelle, trasformando due anime gemelle in “estranei” carichi di astio e rancori. Vivier reagisce imprecando contro l’oscurantismo religioso e il moralismo bigotto, Elize si rinchiude in un salvifico mondo fantastico per sublimare un dolore insopportabile, un lutto che distrugge ogni certezza e fa vacillare anche i legami più forti condannandoli alla rovina.
Quella di Elize e di Vivier è la storia di un amore segnato da un tragico destino e vessato da un dolore che cancella tutto, il nome di Vivier dalla pelle e dal cuore di Elize, il ricordo del loro amore e della felicità familiare, tutto sparisce insieme a Maybelle. L’unico modo per sopravvivere, per rimettere insieme i pezzi di una vita distrutta, è quello di dimenticare, essere altro rispetto a ciò che eravamo, non più Elize e Vivier, ma Alabama e Monroe; questo il senso del tatuaggio di Elize protagonista del finale struggente ma non privo di bellezza e speranza, un marchio indelebile sulla pelle, una disperata dichiarazione d’amore che resisterà al dolore e alla morte, perché Vivier ed Elize saranno sempre li sul palco a cantare i loro inni alla vita.
Melodramma profondamente tragico e drammaticamente intenso e struggente, Alabama Monroe fa dei sentimenti e della crudeltà della vita il suo punto di forza e, avvalendosi di una regia dinamica e accurata, contribuisce alla crescita del pathos mescolando dolci ricordi di un lieto passato ad immagini di un presente dilaniato dalla tragedia e attraversato da interrogativi etici e morali riguardanti l’eutanasia, la ricerca medica e la religione. Grazie ad immagini cariche di intensità e simbolismo, porta alla luce la difficoltà di amarsi negli anni, di rimanere fedeli a quell’amore “in salute e in malattia, in gioia e dolore” che ci si era promessi, mostrando il labile confine tra amore e dolore. Ambientato a Gand in Belgio ma profondamente influenzato dalle atmosfere folk americane, si avvale di attori dall’eccellente bravura, talmente immersi nella realtà dei loro personaggi, da mettere a servizio dei loro sentimenti non solo il volto, ma il corpo intero, donandogli una fisicità e uno spessore emotivo che va ben oltre la semplice immagine schermica, rendendoli più che mai vivi.
È la musica bluegrass, il country allo stato puro a rappresentare non solo il filo conduttore dell’amore dei due protagonisti, ma anche la vera e propria anima del film, ciò che accompagna sorrisi e lacrime, che guida il cammino di Vivier ed Elize, una ideale compagna di vita che scandisce i picchi emotivi della loro esistenza rappresentando una via di fuga dalla realtà della vita ,una certezza cui aggrapparsi quando si ha perduto tutto; quando non si ha più niente per cui vivere, è la musica stessa ad essere vita, a rappresentare un sollievo, una pausa dal dolore anche per lo spettatore che ne intuisce la forza e la potenza salvifica.
Alabama Monroe nella sua delicata crudeltà,non è solo un film da vedere, ma da sentire con le orecchie e ancor più con il cuore.