Alla ricerca di Nemo: recensione del capolavoro Disney Pixar
Alla ricerca di Nemo (titolo originale Finding Nemo) è un film d’animazione firmato Disney Pixar e diretto da Andrew Stanton e Lee Unkrich, vincitore del Premio Oscar nel 2004 come Miglior Film d’Animazione.
Successo strepitoso di pubblico e critica, a 13 anni di distanza dalla sua uscita nelle sale cinematografiche, il film si trova ancora al 35esimo posto nella lista dei maggiori incassi internazionali di sempre.
Merito di una sceneggiatura seconda solo alla messa in scena, in grado di far addentrare grandi e piccini nel cuore del commovente miracolo della crescita, un percorso fatto di entusiasmo per la scoperta e della corrispondente apprensione dei genitori, costretti – loro malgrado – ad allargare quelle braccia che per tanto tempo hanno stretto i loro piccoli, questa volta per lasciarli liberi di vivere le loro esperienze, con tutte le relative incognite.
Un percorso che in Alla ricerca di Nemo assume le caratteristiche simboliche del viaggio, un’avventura durante la quale papà Marlin dovrà imparare che voler bene significa lasciare liberi e- ancora più importante- che un eccessivo controllo non solo non aiuta a proteggere maggiormente i propri figli ma risulta spesso controproducente.
Alla ricerca di Nemo: una splendida fiaba allegorica sulla crescita e sull’importanza della fiducia
Alla ricerca di Nemo getta le premesse della sua narrazione partendo dal presupposto che la prima regola di un rapporto costruttivo fra padre e figli sia il coraggio di avere fiducia: papà Marlin – un dolce ed apprensivo pesce pagliaccio – ha perso quasi tutto quando un barracuda ha spazzato via tutti i suoi sogni, aggredendo la moglie e nutrendosi delle uova che custodivano i loro piccoli.
L’unico a sfuggire all’attacco è stato l’uovo che conteneva Nemo, uscito quasi indenne dalla brutta avventura, se non fosse per il fatto che il piccolo è nato con una pinna atrofica, più piccola e per questo meno agile dell’altra.
Nonostante ciò, il piccolo Nemo è perfettamente in grado di fare tutto quello che fanno gli altri pesciolini, ma papà Marlin ha troppa paura di perderlo per lasciarlo libero di fare le proprie esperienze senza la sua costante supervisione.
Quando arriva il tempo della scuola, Marlin si vede costretto a separarsi da Nemo per la prima volta. Ma quando Nemo, durante la lezione, si avvicina ad un ipotetico pericolo (allontanandosi momentaneamente dal gruppo con altri compagni per avvicinarsi ad una barca), il papà non riesce a fare a meno di intervenire e, pensando di proteggere ancora una volta il suo piccolo, lo richiama all’ordine tirando in causa le sue presunte incapacità fisiche: il pesciolino, che fino a quel momento non avrebbe mai pensato di mettersi in pericolo andando contro le raccomandazioni del papà, decide di accogliere la sfida dei compagni (e involontariamente di Marlin) dimostrandogli di essere perfettamente in grado di arrivare fino alla barca per toccarla, finendo così nelle mani di un sub che lo porta via con sé.
Alla ricerca di Nemo: ha senso promettere ai nostri figli che li proteggeremo per sempre?
Quando Marlin si accorse che Nemo era l’unico superstite dell’attacco del barracuda gli fece una promessa: lo avrebbe protetto per sempre. Ora, però, il suo piccolo è ormai lontano e non gli resta che accettare il fallimento rimboccandosi le maniche per ritrovarlo: avrà inizio così una rocambolesca avventura alla ricerca di Nemo, un viaggio incredibile durante il quale Marlin imparerà che per vivere bisogna necessariamente rischiare di perdere e che una pinna atrofica o una memoria non troppo efficiente (quella dell’ improvvisata compagna di viaggio Dory) non sempre sono un ostacolo ma, anzi, spesso possono rappresentare una ricchezza, basta saper guardare oltre i limiti e la presunzione.
Marlin e Dory si spingeranno così ben oltre la barriera corallina, fino a Sidney, dove Nemo è diventato ospite dell’acquario di un dentista che esercita la professione in uno studio situato vicino al porto. Qui troverà nuovi amici (come il saggio Branchia) pronti ad accoglierlo e ad aiutarlo ad adattarsi alla nuova realtà, ma riuscirà lo sventurato papà Marlin a raggiungere e riportare a casa il suo piccolo?
Alla ricerca di Nemo è – ad oggi – uno dei migliori prodotti di casa Pixar. La sua marcia in più è il modo unico in cui riesce a parlare contemporaneamente a genitori e bambini, impartendo fondamentali lezioni di vita ad entrambi e facendolo al ritmo di una storia esilarante, ricca di divertimento ed ironia.
Ogni personaggio ha una precisa funzione all’interno dell’economia della trama, creando una sorta di tutti per uno, uno per tutti, in cui l’unione di forze ed intenzioni diviene molto più della somma delle parti e volere diviene davvero potere.
Il formidabile personaggio di Dory, in particolare, è la cartina tornasole di tutto il film, rivelando dietro all’evidente limite della propria smemoratezza, capacità e prerogative senza le quali il buon Marlin non avrebbe mai raggiunto il proprio piccolo.
Alla fine di questa lunga avventura, quindi, ognuno imparerà la sua piccola grande lezione, una più importante di tutte le altre: per crescere figli realizzati e felici bisogna accettare l’incertezza e le incognite della vita, senza mai dimenticarsi che il più grande pericolo che i piccoli possano correre è crescere senza la fiducia e l’approvazione di mamma e papà, che devono imparare a lasciarli coraggiosamente liberi, anche di sbagliare.
Il sequel/spin-off di Alla ricerca di Nemo sarà presto nelle sale cinematografiche (il 15 settembre 2016), interamente dedicato alla figura della dolce e simpaticissima Dory e alla ricostruzione delle sue origini ormai dimenticate…Non perdetelo!