Altamira: recensione del film con Antonio Banderas

La recensione del film Altamira, pellicola diretta da Hugh Hudson, interpretata da Antonio Banderas, Clement Sibony e Rupert Everett. 

Altamira (Finding Altamira) è un film del 2016 diretto da Hugh Hudson, con Antonio Banderas, Clement Sibony e Rupert Everett. La storia è ambientata in Spagna, precisamente in Cantabria nel 1897, quando un archeologo, Marcelino Sanz de Sautuola (Antonio Banderas), e la sua piccola figlia Maria scoprirono una grotta con incredibili dipinti risalenti al Paleolitico, raffiguranti una mandria di bisonti.

Marcelino, che aveva già in passato scoperto e studiato alcune caverne in Cantabria, fin da subito realizzò l’importanza storica e antropologica della sua scoperta, in quanto quelle pitture rupestri rivelavano che l’uomo del Paleolitico, sino ad allora considerato un selvaggio, era capace di realizzare lavori pittori già molto elaborati. Questa notizia apportò di fatto un considerevole mutamento alle teorie sull’evoluzione e donò al mondo dell’arte la sua più primitiva forma di espressione, essendo i più antichi dipinti preistorici mai rinvenuti.

Altamira

Altamira: il film con Antonio Banderas ci porta alla riscoperta dei più antichi dipinti preistorici

Sopraffatto dalla scoperta, Marcelino studiò quei reperti e ne condivise la magnificenza con la moglie Conchita (Golshifteh Farahani) e con la comunità scientifica capitanate dallo studioso preistorico francese Emile Cartailhac (Clement Sibony), sperando di ottenere sostegni e consensi per un ritrovamento archeologico di diecimila anni prima.

Purtroppo quella scoperta suscitò sia interesse che grande contrarietà. Marcelino, infatti, si trovò a dover persuadere scettici e increduli, tra cui uomini di scienza e uomini di chiesa, che avanzarono formalmente forti dubbi sia sulla datazione dei dipinti che sulla loro effettiva validità. Accettare l’autenticità di quelle pitture rupestri, non solo avrebbe significato un capovolgimento delle credenze sui Paleolotici, ma avrebbe turbato e cambiato in modo determinante anche la percezione dell’uomo secondo la chiesa, che considerò fin da subito quei graffiti un attacco alla verità della Bibbia.

Altamira è una pellicola molto intrigante che ci porta tra le pieghe di un dibattito e di una vicenda forse a lungo dimenticata. La scoperta della cosiddetta Cappella Sistina della Preistoria rappresentò molto più che un semplice ritrovamento di un reperto paleolitico: le grotte di Altamira crearono polemiche, soprattutto nella chiesa di allora, che già era impegnata a combattere i darwinisti che rifiutavano il creazionismo.

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Altamira: la scoperta della Cappella Sistina della Preistoria

È avvincente osservare come il protagonista si troverà al centro di due fuochi, accusato di calunnia e di eresia, a dover dimostrare l’autenticità dei suoi ritrovamenti anche alla scienza, che considerava vicina e consapevole di quella grandezza, che invece non tollerava categoricamente che dei selvaggi ominidi del Paleolitico fossero in grado di realizzare un’opera d’arte: lo stesso Picasso scrisse in seguito “Dopo Altamira tutto è decadenza”.

Ma se dal punto di vista prettamente storico la trama riesce a suscitare interesse nello spettatore, dal punto di vista narrativo ed espositivo Altamira non eccelle e nè riesce a rendere omaggio ai protagonisti di una vicenda così singolare. Ciò che manca in una pellicola come questa è un intreccio febbrile, muscolare, pronto a reggere un’avvenimento storico di tale portata con tutte le sue conseguenze, sia inconfutabili che oppugnabili.

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Altamira non riesce a rendere giustizia alla storia che tenta drammaticamente di raccontare

Antonio Banderas porta avanti una performance strutturata, spesso austera, ma godibile, che nulla può però davanti al resto delle caratterizzazioni ed interpretazioni, per niente compatte o allineate con la storia e assolutamente fuori parte. Per quanto Altamira sia aiutata da una buona fotografia, la sua trama fin troppo semplicistica ci porta a dover asserire quanto le sue tematiche pungenti ed edificanti siano messe in scena senza alcun approfondimento, a partire dall’oscurantismo clericale e antiscientifico sino ad arrivare ai dogmatismi antropologici.

Non c’è espressività o impegno nella costruzione narrativa, la sceneggiatura non scalfisce nemmeno la superficie delle ostilità che vive il personaggio, sempre diviso tra chiesa e scienza, credenze e dottrine. Un film che, in ultima analisi, non riesce a rendere giustizia né ai personaggi realmente esistiti, né agli interpreti e né alle delicate tematiche che tenta drammaticamente di raccontare.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 1

2.2