American Night: recensione del film di Alessio Della Valle con Jonathan Rhys Meyers
Un piccolo gioiellino dal carattere sperimentale, fatto di personaggi maledettamente umani.
Presentato alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia in anteprima mondiale e già distribuito in alcune sale negli Stati Uniti, American Night è prodotto da Martha Production, QMI e Pegasus in collaborazione con Rai Cinema, ed è diretto da Alessio Della Valle. Amore, arte e crimine si mescolano in un film che riprende la tradizione dei noir newyorkesi anni ’40 ma in chiave contemporanea e futuristica: ambientazioni al neon, una fotografia brillante e fumettistica, sfumature crime e pulp, citazioni raffinate ai maestri del genere ed una sceneggiatura accattivante fanno di American night un film che non si dimentica facilmente e di cui una sola visione forse non basta per cogliere i molteplici codici espressivi artistici di cui si serve il regista, che ne firma anche la sceneggiatura.
American night: di cosa parla il film di Alessio Della Valle con Emile Hirsh, Jonathan Rhys Meyers e Fortunato Cerlino
Ad un corriere (Fortunato Cerlino) viene affidato l’importante compito di trasportare la Marylin rosa di Andy Warhol ma il piano non procede secondo quanto previsto e il quadro sparisce misteriosamente, in una New York dove Michael Rubino (Emile Hirsh), figlio del più potente boss della città da poco passato a miglior vita, sogna di intraprendere una carriera artistica da pittore come sognava da bambino, mentre John Kaplan (Jonathan Rhys Meyers), critico d’arte e raffinato esperto in falsi pittorici sogna finalmente di aprire la sua prima galleria d’arte, sostenuto da Sarah (Paz Vega), la donna della sua vita.
Il furto del quadro della Marylin rosa, che per Rubino ha un forte significato affettivo, entra così prepotentemente nelle vite di questi due uomini che cercano di conciliare l’amore per l’arte alla vita personale, al punto tale da mettere in pericolo la loro stessa esistenza in un circolo di passione, amore, morte e vita che finirà per far incrociare inaspettatamente i loro destini.
La notte newyorkese di anime sporche che sognano di vivere in un’opera d’arte
L’amore viscerale per l’arte, la ricerca della bellezza e il desiderio di costruire un’avvenire all’altezza dei propri sogni sono i fuochi che muovono i personaggi dalle anime sporche ma maledettamente umani di American Night e sono proprio loro, impersonati da un cast dalla recitazione pulita e impeccabile che racconta senza eccessi per ironia il dramma che ciascuno di loro si porta dentro. C’è chi semplicemente deve sopravvivere, chi deve imparare a difendersi affidandosi alla più misteriosa delle arti orientali – un omaggio che Della Valle fa al genere tra ironia e ammirazione – e chi come John e Michael può permettersi di fare filosofia e sognare una vita fatta d’amore e arte il primo e d’amore e crimine il secondo, per provare a non venire meno alle aspettative di nessuno e abusare della propria posizione per inseguire i suoi desideri.
Personaggi affannati e misteriosi che si muovono in un’ambientazione che fa battere il cuore per come Della Valle dipinge una New York moderna, dove si incontra il noir e il crime alla Scorsese – di cui in una battuta si cita uno dei suoi primi corti Che ci fa una ragazza come te in un posto come questo – una puntina di pulp alla Tarantino nel mondo di Michael Rubino e un romaticismo anni ’40. La storia d’amore tra John e Sarah infatti ha il sapore di un’altra epoca, un amore che sa di bellezza, desiderio ma anche di profonda complicità e stima.
Una commistione di generi noti rivisitati autorialmente, senza manierismo
Che Alessio Della Valle sia un regista/sceneggiatore molto promettente lo si intuisce da come abbia saputo orchestrare cinematograficamente ogni maestranza che compone il puzzle di American night, senza lasciare davvero nulla al caso. Basti solo pensare che dietro il comparto tecnico abbiamo nomi stellari come quello del montatore Zach Staenberg, un premio Oscar e come l’esperienza dei tre Matrix alle spalle, del tecnico del suono David Gianmarco che ha più volte sfiorato l’Oscar (Amazing Spiderman, Logan) e il supervisore agli effetti visivi Craig Lyn (X-Men, Il cavaliere oscuro).
Ciò che si apprezza durante la visione è la capacità di Della Valle di mescolare generi dal linguaggio ben consolidato e con alle spalle maestri cineasti che ne hanno decretato il successo, senza cadere in alcun tipo di manierismo o imitazioni, rischi che sono sempre dietro l’angolo, ma di cercare una sua personale narrazione che si affida unicamente alla passione e all’ammirazione che nutre per generi che conosce molto bene, dandone così una firma decisamente matura e autoriale. Non passa inoltre inosservata la colonna sonora di Marco Beltrami (The Hurt Locker, Logan) che danza con una selezione di hit vintage, che conferisce ritmo e atmosfera alla narrazione, ma anche un certo tratto fumettistico nella scrittura dei personaggi – un Meyers bello e maledetto, in forma come non lo si vedeva da tempo, che ha l’eleganza di Batman e il tratto romantico di Superman, un Hirsh dalla recitazione nervosa che ci fa dimenticare il suo viso pulito da bravo ragazzo – e nella creazione delle atmosfere, che giocano di ombre e luci. Un piccolo gioiellino dal carattere sperimentale dove ogni tassello sa bene dove vuole arrivare e che consente davvero di dire “italians do it better“.
Il film è al cinema dal 19 maggio 2022 con 01 Distribution