Amiche in affari: recensione del film con Salma Hayek
Amiche in affari è una commedia al femminile che vede protagoniste Rose Byrne, Salma Hayek e Tiffany Haddish
Fare business con persone a cui si vuole bene è tendenzialmente una pessima idea. Dovrebbe essere questa la lezione più importante che dovrebbe insegnare Amiche in affari. Ma purtroppo non è così.
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Mia (Tiffany Haddish) e Mel (Rose Byrne) hanno messo su insieme una piccola azienda di cosmetici che si è ritagliata una interessante fetta di mercato. Le due sono grandi amiche, benché assai diverse caratterialmente. Mia ha una visione più pratica e creativa della vita e del lavoro, mentre Mel è molto più concentrata sugli affari e sulla prospettiva di avere successo e denaro.
Quando la loro compagnia si viene a trovare in serie difficoltà finanziare, verrà in loro aiuto Claire Luna (Salma Hayek), proprietaria di un grande brand del beauty che acquisisce una quota della loro compagnia con l’intenzione di esautorarle appena possibile. Le differenze tra le due amiche verranno inevitabilmente a galla, compromettendo i loro rapporti professionali e umani. Ma naturalmente tutto si risolverà per il meglio.
Amiche in affari, niente di nuovo sotto il sole
Non c’è timore di fare rivelazioni sconvolgenti. Amiche in affari è una commedia costruita con tutti gli elementi più classici del genere e segue pedissequamente una struttura vista sin troppe volte negli ultimi anni nel cinema americano al femminile. Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Più interessante è semmai la consapevolezza che qualcosa non funziona nel moderno sistema economico, dominato da amministratori delegati senza scrupoli e da marchi che sacrificano creatività e forza lavoro sull’altare degli shareholder.
Una tendenza che ha creato grandi ricchezze e ancor più grandi miserie, un colosso con i piedi d’argilla, come dimostrato dalla crisi economica conseguente al Covid di cui stiamo vivendo le prime conseguenze e il cui peggio deve ancora arrivare.
Questione di tempismo
A posteriori, è probabilmente questo l’aspetto più interessante di Amiche in affari, ed assolutamente non voluto. Il confronto con un mondo lontano solo pochi mesi nel tempo, ma che il ritardo nella distribuzione dovuto alla chiusura delle sale cinematografiche ha amplificato. La storia di Mia e Mel, già poco interessante di per sé, diventa oggi quasi inopportuna, imponendo delle riflessioni importanti sul futuro stesso del raccontare storie.
Quella che doveva essere solo un’innocua, e poco riuscita, commedia al femminile, finisce quindi con l’essere quello che Miguel Arteta, regista dall’onesto mestiere, non avrebbe mai pensato. Un peccato, per lui e soprattutto per le sue protagoniste. Rose Byrne, in particolare, meriterebbe l’opportunità di poter usare appieno il suo talento, quello che giovanissima le portò la Coppa Volpi a Venezia per il magnifico The Goddes of ’67. Purtroppo il cinema mainstream statunitense ha questa brutta abitudine di incasellare gli attori in ruoli, per poi metterli da parte quando non soddisfano più i parametri richiesti.
Tiffany Haddish, da noi sconosciuta ai più, è una simpatica controparte, mentre Salma Hayek si diverte a fare la cattivona e Lisa Kudrow l’eterna salvatrice.
Amiche in affari è un film abbastanza innocuo, di cui non si sentiva senz’altro la mancanza e che forse nel nuovo mondo avrebbe avuto una destinazione d’uso casalinga. Come probabilmente avverrà a tante storie nel prossimo futuro.