Anchorman 2 – Fotti la notizia: recensione del film di Adam McKay
Recensione de Anchorman 2 - Fotti la notizia, che tra cammei dei più disparati, prosegue l'epica leggendaria del Ron Burgundy di Will Ferrell che, pur mantenendo il proprio stile comico, approfondisce sempre più l'elemento umana dell'oramai mitico Anchorman.
A nove anni di distanza dal successo planetario del primo capitolo del 2004, tornano l’accoppiata Adam McKay–Will Ferrell per proseguire l’epica leggendaria – come riportato dal sottotitolo “The Legend Continues” – dell’unico e insostituibile Ron Burgundy e il suo team-news con Anchorman 2: Fotti la notizia (2013). Assieme a Ferrell infatti, torna l’intera squadra di comici al completo con Paul Rudd, Steve Carell, David Koechner e naturalmente Christina Applegate.
E stavolta per Burgundy e la sua gang di scalmanati le cose si fanno difficili, perché se in Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy (2004) diretto da Adam McKay, tutto ruotava principalmente attorno al confronto tra Ron e Veronica Corningstone sullo scenario del periodo socio-culturale dell’America degli anni Settanta e della sopracitata Corningstone della Applegate come prima anchor-woman nella storia della televisione; in Anchorman 2: Fotti la notizia si perde un po’ quella critica sociale mista a umorismo demenziale-surreale, per puntare forte sull’America degli anni Ottanta degli yuppies, e della rivalità interni fra team network a suon di notizie.
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Anchorman 2: Fotti la notizia ci mostra infatti il boom economico che l’America ha vissuto negli anni Ottanta, le cui conseguenze sono state il potenziamento della sezione notizie dei svariati network – come la creazione dei primi canali h24 di notizie – e gli effetti degli stessi tra i giornalisti. Nel primo Anchorman infatti, Ron Burgundy ci viene mostrato come carismatico e alla mano, ma pur sempre un pesce grosso in un piccolo stagno come la sua amata San Diego, nella conduzione di un telegiornale “ordinario”. In Anchorman 2 invece, Burgundy dovrà non solo tener testa al team news di Jack Lime (interpretato da James Mardsen) in una gara all’indice d’ascolto più alto, ma alternarsi nei turni di un telegiornale h24 di New York – dovendo così ridimensionare il suo ego, e comprendendo come le cose si siano ribaltate.
Anchorman 2 – Fotti la notizia: Conflitti scenici esponenziali e cammei esagerati per il sequel della saga
Tutto in Anchorman 2: Fotti la notizia è più grande, a partire dal budget che dal 2004 al 2013 s’è visto raddoppiato da 26 milioni di dollari, a 50 – sino all’immancabile scena degli scontri tra redazioni che in questo secondo capitolo vede la partecipazione di star del calibro di Jim Carrey, Will Smith, Marion Cotilliard, Liam Neeson, Sacha Baron Cohen, Tina Fey, Amy Poehler, John C.Reilly, Kanye West e l’immancabile Vince Vaughn e il suo Wes Mantooth – nemesi “ufficiale” di Ron Burgundy sin dal 2004. In tal senso infatti, l’intera sequenza del conflitto tra le redazioni della BBC, di History Channel, dei Canadesi e dello Sport a Central Park è un piccolo gioiello pirotecnico con tanto di armi da fuoco, aerei da bombardamento, fantasmi, ed esplosioni.
Ne influisce anche il conflitto scenico, che in Anchorman 2: Fotti la notizia, nella guerra all’ultimo scoop tra la squadra di Burgundy e Lime, diventa una guerra senza esclusione di colpi in una continua ricerca della notizia più irriverente e demenziale – a volte anche fake – lungo tutto il secondo atto, ampliando il raggio d’azione rispetto al capitolo precedente – l’autentico cuore della narrazione della pellicola di McKay.
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Se il conflitto esterno che il team deve affrontare viene mostrato in scena in un incedere graduale che via via permetterà a Burgundy e al suo team di guadagnare terreno su Lime, a livello interno la squadra tenderà lentamente a sfaldarsi dopo che Burgundy prenderà sempre più piede come Anchorman-titolare – ripetendosi così lo schema narrativo del primo capitolo del 2004, dove la squadra si sfalda per poi essere riassemblata per il “bene comune”.
Anchorman 2: Fotti la notizia – e la Corningstone?
Il primo turning point della narrazione è dato proprio dal divorzio tra Ron e Veronica a seguito della scelta di lei di proseguire nella sua carriera “da solista” e non più in coppia con il partner-marito appena licenziato – riproponendo così in parte le tematiche socio-culturali del capostipite della saga del 2004, tuttavia non approfondite del tutto. In Anchorman 2: Fotti la notizia infatti, l’evento di svolta sopracitato, permetterà il dipanarsi di un cammino dell’eroe lungo tutto il primo atto, nel quale Burgundy dovrà ricostruire la squadra del team news – e per certi versi anche la sua identità sociale di anchorman, in un susseguirsi di eventi sempre più disparati e surreali.
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La Corningstone della Applegate viene così in parte sacrificata a favore di una pellicola dal tono più leggero e scanzonato, giocando più sulla componente “buddy” e sull’affiatamento di una squadra in un ambiente narrativo nuovo e più arduo. Verrà tuttavia riproposta in scena nell’ultimo atto, permettendo ad Anchorman 2: Fotti la notizia – seppur tramite svolte narrative improbabili ed esagerate, di approfondire l’aspetto più umano del “mito” Burgundy.
Anchorman 2: Fotti la notizia – vivi con classe Ron Burgundy
Non mancano ovviamente i momenti iconici, il tipico stile comico di McKay e la crescita narrativa dei membri del team, ma ciò che importa davvero è che Anchorman 2: Fotti la notizia – pur arrivato fin troppo in ritardo visto il successo clamoroso del primo capitolo e decisamente non all’altezza della pellicola del 2004 – diventa necessario per proseguire “di decade in decade” nel mostrarci il percorso evolutivo di Ron Burgundy al passo con la recente storia americana.
Anchorman 2: Fotti la notizia è così, un’epica leggendaria dai toni scanzonati, che con tutti i difetti del caso e a volte soggetta a svolte narrative di rara improbabilità, è entrata di diritto nell’immaginario collettivo contemporaneo.
La speranza adesso, è non dover aspettare altri dieci anni per il terzo e ultimo capitolo della saga di Anchorman, e semmai dovessero metterci tanto, saperla “viverla con classe” mandando giù uno scotch invecchiato.