Anelka – Genio e sregolatezza: recensione del documentario Netflix
Alti e bassi, vittorie importanti e cocenti sconfitte, gioie e dolori, ma soprattutto polemiche e clamorosi litigi, sono la materia prima del documentario biografico che Éric Hannezo ha dedicato al celebre calciatore francese Nicolas Anelka. L’appuntamento è su Netflix dal 5 agosto.
Gli amanti del calcio, del bel gioco, ma soprattutto di quei calciatori che con le loro gesta dentro e fuori dal campo hanno fatto parlare di sé, non dovrebbero farsi sfuggire Anelka – Genio e sregolatezza, il documentario che Éric Hannezo ha dedicato al giocatore francese Nicolas Anelka, disponibile dal 5 agosto su Netflix. Chi ha avuto modo di ammirarlo in azione e seguirne la ventennale carriera segnata da innumerevoli tappe in giro per i campionati di mezzo mondo (indossando le maglie di Paris Saint-Germain, Arsenal, Real Madrid, Manchester City, Fenerbahçe e Chelsea, con un breve parentesi con quella della Juventus) sa già che il suo è stato un percorso pieno di ostacoli, di alti e bassi, di vittorie importanti e cocenti sconfitte, di gioie e di dolori, ma soprattutto di polemiche e clamorosi litigi finiti più di una volta sulle prime pagine dei giornali. La sua, infatti, è stata una parabola sportiva decisamente movimentata e per nulla banale, ripercorsa da cima a fondo da un’opera che con la stessa precisione di una radiografia restituisce allo spettatore di turno un biografia assai onesta che mette al centro tanto l’uomo quanto il calciatore.
Anelka – Genio e sregolatezza: la verità, nient’altro che la verità sulla vita e la carriera di uno degli enfant-prodige del calcio mondiale
Il pregio principale del documentario di Hannezo sta proprio nella sincerità nel dipingere tutte le sfumature caratteriali di uno sportivo che non hai mai abbassato la testa davanti a nessuno, procurandosi non pochi problemi e molte antipatie nel mondo del calcio, a cominciare dal famoso scontro verbale che lo portò a un litigio senza precedenti con l’allenatore della nazionale Raymond Domenech e con la federazione del suo paese, che mise di fatto la parola fine alla sua carriera internazionale. Ma ora che ha appeso gli scarpini al chiodo, ritirandosi in quel di Dubai con moglie e figli al seguito, per Anelka era giunto il momento di vuotare il sacco, con la macchina da presa del cineasta e produttore transalpino pronta a raccogliere tutta la verità, nient’altro che la verità, sulla sua storia e sui passaggi più controversi che l’hanno segnata tra un goal e l’altro.
Un ritratto che riesce a farci conoscere in maniera molto approfondita le tantissime sfumature caratteriali di una personalità assai complessa
Il risultato è un qualcosa che assomiglia a un incrocio tra una confessione, un’autodifesa e un mea culpa, nel quale il protagonista, supportato da un folto “coro greco” di ex allenatori (Arsène Wenger), compagni squadra (tra cui Thierry Henry, Didier Drogba, Paul Pogba e Patrice Evra), giornalisti, direttori sportivi, famigliari e amici stretti (tra cui l’attore Omar Sy), racconta e si racconta senza filtri, mostrando al fruitore le due facce della stessa medaglia. Ciò rende praticamente impossibile la scissione tra l’uomo e il calciatore, perché ieri come oggi non sono mai stati lontani l’uno dall’altro nemmeno per un secondo.
Ed è questo che emerge con chiarezza dalla visione di Anelka – Genio e sregolatezza, un documentario che nella sua classicità fatta d’interviste frontali, un uso accurato dei materiali di repertorio e grafiche accattivanti, riesce a farci conoscere in maniera molto approfondita le tantissime sfumature caratteriali di una personalità assai complessa, per tantissimi ancora indecifrabile. Il tutto con un ritmo piuttosto serrato che rende la fruizione piacevolmente scorrevole e a tratti coinvolgente, soprattutto quando dalle parole si passa ai fatti e sullo schermo iniziano a scorrere le giocate più spettacolari e gli highlights chiave delle partite dove ha lasciato la firma nel tabellino dei marcatori.