Animal Crackers: recensione del film d’animazione Netflix
Da un incipit debole, Animal Crackers si difende con una dose di candore non indifferente e una sempreverde morale sulla famiglia e sulle nobili intenzioni che la rafforzano.
Animal Crackers è un film d’animazione del 2017, diretto da Scott Sava e Tony Bancroft, quest’ultimo già regista del classico Disney Mulan. Ufficialmente disponibile su Netflix dal 24 Luglio, è la storia di Owen (doppiato in originale da John Krasinski) e Zoe (Emily Blunt), due genitori sfiniti dal lavoro, che nel caso del padre prevede l’ingrato compito di fare l’assaggiatore di biscotti per cani. Nel distanziarsi dalle ambizioni dei suoi zii, Owen non vuole interessarsi alla gestione di un circo delle meraviglie, con artisti e acrobati ancora determinati nel proseguire l’attività di famiglia. I due protagonisti scoprono un segreto, ancora inesplorato dalla compagnia del circo: una scatola piena di cracker a forma di animali, che fanno assumere a chi li mangia la forma dell’animale raffigurato.
Animal Crackers: premesse non del tutto convincenti, animate da protagonisti ben caratterizzati
Il titolo rilasciato su Netflix possiede una doppia natura: se si cerca il puro intrattenimento, il film animato riesce a regalarvi due ore di peripezie, inconvenienti e inseguimenti a perdifiato per mantenere intatto il sogno dei vecchi proprietari di un circo sull’orlo del fallimento. Il film assume un’altra forma se si concentrano gli sforzi su una nuova generazione che avanza, che è indecisa ad accettare questa realtà fatiscente e probabilmente senza speranza; l’elemento più riuscito del film è certamente il profilo caratteriale dei Owen e Zoe, di discreta fattura grazie al carisma del duo John Krasinski ed Emily Blunt in lingua originale.
Grazie a loro, Animal Crackers può sorvolare certe perplessità riguardanti la struttura della trama e il suo sviluppo, troppo concentrato nel partorire gag puerili e sterili. I registi Sava e Bancroft si affidano a queste personalità per allestire la parentesi toccante, più incline a confezionare un nucleo familiare incrollabile e pronto a superare ostacoli sempre maggiori. Svolgere la funzione di padroni e registi di spettacoli articolati e variopinti, anche grazie alla magia che risiede nella scatola speciale, diventa un trampolino di lancio per una rinnovata consapevolezza dei propri sbagli, tracciando la via verso obiettivi meglio costruiti. Da una routine definita dalla stanchezza e dalla frustrazione, Owen e Zoe possono ancora mettersi in gioco e riconquistare i propri valori morali.
I villain, semplici macchiette che appaiono senza lasciare il segno
La maturità viene raggiunta anche da adulti, con un senso della famiglia ripreso in considerazione e pennellato da simpatiche trasformazioni in animali che svolgono un ruolo decisivo nella seconda metà di Animal Crackers. Tuttavia, troviamo Horatio P. Huntington (Ian McKellen) come antagonista principale: il legittimo erede della proprietà del circo, che vuole sfruttare il potere magico per il proprio tornaconto e per un guadagno facile. Impegnato ad esibirsi in sezioni musicali longeve per riaffermare il suo ruolo all’interno del film, il villain soffre di una scrittura che sfora il semplicistico, traducendosi in disarmante piattezza.
Affiancato da scagnozzi monodimensionali, il personaggio di McKellen non riesce a trovare posizione in un circo di battute riciclate e scene slapstick clamorosamente datate. Animal Crackers vorrebbe cimentarsi nei territori del musical, con risultati alquanto fallimentari: poca inventiva, testi fuori sincrono con il ritmo elevato e legnosità nei movimenti che prende il sopravvento nelle fasi più concitate, considerato il budget contenuto a disposizione. A fare da contraltare a queste discutibili digressioni, intervengono puntualmente Owen, Zoe, la loro figlia Mackenzie (Lydia Rose Taylor), e una scatola magica che può ritagliarsi una dimensione sorprendentemente umana e intima in mano loro.