Annabelle 2: Creation – recensione
David Sandberg ci porta alle origini del male con Annabelle 2: Creation, prequel della saga The Conjuring che sembra sempre più prendere le fattezze di un cinecomic in stile horror.
Con Annabelle 2: Creation David Sandberg trascina lo spettatore all’interno di un’architettura cinematografica abbasta nota al cinema horror, lecita per dar seguito alla saga di The Conjuring di cui questa pellicola rappresenta un tassello fondamentale, proponendosi come approfondimento circa la creazione stessa del male rappresentato e ammirato dal 2013 a questa parte in ben tre pellicole.
Il regista dell’acclamato Lights Out non crea né distrugge nulla, applicando topoi ben assodati a una struttura dinamica quanto basta a scrollare di dosso al film la patina di déjà vu, regalandogli sfumature e dettagli in grado di farci ricollegare agli altri prodotti della saga horror, in una concatenazione di eventi e situazioni che non ha davvero nulla da invidiare agli amati cinecomics.
Basandosi su una sceneggiatura firmata da Gary Dauberman, Annabelle 2: Creation inizia con fare fiabesco mostrandoci la vita perfetta di una famigliola felice alla quale capita un’immane disgrazia, ovvero la perdita della loro unica figlia, Bee, a causa di un incidente. Siamo nella metà degli anni ’40 in una polverosa campagna americana, nella casa dispersiva e ben curata di una buona famiglia cattolica e la cosa più incantevole è di certo la presenza di bambole e pupazzi. Il signor Millers, infatti, è un costruttore di bambole e nel momento in cui facciamo la sua conoscenza sta proprio confezionando Annabelle.
Annabelle 2: trama che funziona, pur con qualche leggerezza, essenziale per non trattenere troppo il respiro!
L’atmosfera che si respira presso la tenuta dei Millers passa dall’avere un retrogusto vintage (tipica del Conjuringverse) e accogliente a essere nettamente oscura circa un decennio più tardi. Nella metà degli anni ’50 (periodo che coincide con gli eventi narrati in L’Evocazione – The Conjuring e Annabelle) i Millers (interpretati da Antony LaPaglia e Miranda Otto) sono una coppia devastata dal dolore che per lenire le ferite ha acconsentito al diavolo di fare ingresso nella loro dimora e adesso, per redimersi, hanno deciso di ospitare un gruppo di orfanelle e la loro tutrice, Suor Charlotte (Stephanie Sigman).
Pur rimanendo sul solido terreno caro alla saga di The Conjuring, ovvero quello delle possessioni demoniache, il film di Sandberg sa rinnovarsi nelle ambientazioni che escono al di fuori delle quattro mura domestiche senza però condurci nel confortante ambiente cittadino (come accade nel caso di Annabelle), bensì rimanendo in un ambiente pur sempre isolato, ma più vasto, a dimostrazione che il male – così come il bene – non conosce confini fisici, ma perseguita le persone ovunque esse vadano, segnandole per sempre.
Come in ogni film horror che si rispetti, anche Annabelle 2: Creation si attiene alla regola di infrangere il divieto di fare qualcosa – in questo caso entrare nella stanza di Bee – sposando il tutto con la diversità obbligata di Janice (Talitha Bateman), la cui debolezza fisica getta l’ancora al demonio per avvinghiarsi alla sua anima.
Interessante l’uso della camera dei giochi e la presenza inquietante dei pupazzi che prendono vita, con netta citazione a Dead Silence di James Wan – chiaramente non per l’idea ma per la modalità di rappresentazione -, così come riesce a farci sentire a casa la presenza del pozzo e la trasmissione del male “per bocca”, con inconfondibile riferimento a The Ring e a La casa, ma anche a Drag me to Hell.
Annabelle 2 gioca le sue carte migliori puntando sul sentimentalismo e sulla voglia di agire nel bene; sull’uso sapiente della luce e dell’ombra che consente o meno di vedere determinati dettagli, sulla presenza di porte chiuse, foto indecifrabili e l’immancabile rappresentazione del diavolo che tramuta forma terrorizzando e ingannando. Anche la musica gioca un ruolo fondamentale nel film, ripresentando lo stesso motivetto nei momenti clou e alternando l’ansia scaturita da quest’ultimo all’esaltazione di altre note e di altri momenti.
Il tutto coadiuvato da una regia saggia e spinta quanto basta per ricreare l’habitat che lo spettatore amante della saga vuole vedere, nonché da un cast meraviglioso, che vede in Antony LaPaglia e Miranda Otto delle conferme, ma nelle piccole Talitha Bateman (Janice) e Lulu Wilson (Linda) delle belle scoperte.
Eppure, pur essendo un horror ben confezionato, il prequel di Annabelle pecca qua e là nella storia, dalla quale ci si aspettava un po’ di più: maggiori dettagli, magari qualche novità. C’è una cosa, però, che a Sandberg riesce bene: portare la macchina da presa ad altezza di bambino, regolare i battiti cardiaci con i loro, modulare la curiosità sulle loro frequenze. Solo così una semplice casa diventa un castello nel quale perdersi e la sensibilità si eleva un po’ di più, accentuando gioie e disagi, ma non basta a soddisfare appieno le aspettative.
La smania del cinema odierno di mostrare le immagini anziché negarle ci priva dell’opportunità di immaginare e di provare maggiore paura, tanto più se il male e le azioni causa effetto si riducono a essere un precipitoso festival di visioni più o meo note e slegate da una vera e propria logica, certo salvate in calcio d’angolo dall’assillante rimando a The Nun, e non solo!
Il prequel di Annabelle, in fin dei conti, si presenta godibile e di gran lunga più interessante del primo film, quindi non vi resta che scoprirlo a cinema!
Annabelle 2 è in uscita in Italia dal 3 agosto, distribuito da Warner Bros.