Annette: recensione del film con Adam Driver e Marion Cotillard
Il film di apertura al Festival di Cannes è un musical bizzarro, che vive in un mondo tutto suo assolutamente non convenzionale.
Leos Carax, autore di ipotizzanti opere quali Pola X e Holy Motors, ritorna dopo 9 anni sulla scena con un’operazione unica nel suo genere: un musical che accompagna due artisti verso la loro completa disfatta. Premiato al 74° Festival di Cannes per la Miglior Regia, Annette rappresenta un grande salto della fede, che viene compiuto da uno spettatore ignaro degli eventi che vengono descritti e della conduzione del tutto asimmetrica, libera da costrizioni, con brani che sembrano quasi improvvisati e con un duo di interpreti totalmente al servizio di una storia passionale ma anche ai limiti del mortale.
Henry Mc Henry (Adam Driver) viene chiamato Ape of God, un comico che si esibisce in spettacoli irriverenti e trasgressivi. Una volta innamoratosi di una cantante lirica e attrice di teatro, Ann Defrasnoux (Marion Cotillard), viene messo in scena un amore consumato in fretta, una unione morbosa che rischia di abbattere i limiti strutturali di due mondi immersi nell’arte più pura ed espressiva. Annette è la figlia che, all’improvviso, rivoluziona le vite di Henry e Ann. Una nuova fragile creatura, interamente fatta di legno e quindi un burattino che riprende lo stile utilizzato nella celebre fiaba di Pinocchio di Carlo Collodi, occupa questo mondo folle e spericolato con fare gentile e un’anima in attesa di essere compresa dai suoi genitori.
In Annette, l’arte incontra la morte, un balletto che richiama l’abisso
Leos Carax, con l’aiuto di Ron Mael e Russell Mael dell’acclamata rock band SPARKS, compongono insieme una sinfonia elettrizzante che volteggia su un filo molto sottile, in bilico fra assoluzione e distruzione. Annette si presenta subito con un intero cast intento a prepararsi nei loro rispettivi ruoli, nel brano di apertura “So May We Start” costumi e parrucche vengono indossati per accedere ad un universo lunatico, multiforme, che vive di sfoghi improvvisi e manifestazioni di un affetto già soffocato in partenza. Carax è immerso in una regia che si nutre di luci insidiose, di contrasti indovinati che rappresentano al meglio due personalità agli antipodi.
Henry Mc Henry è un’icona sporcata di un orgoglio smisurato, di un accettazione di sé che dura solamente un atto, per poi autoinfliggersi danni permanenti che vanno a scuotere le fondamenta di un rapporto tossico. Adam Driver tira fuori tutta la sua capacità di vivere un palcoscenico e riempirlo di numerosi spunti di riflessione; dall’immortalità dovuta al successo sino all’istinto paterno reinterpretato con un’ottica completamente distorta, che non lega in nessun modo con la grazia e la sofisticatezza del personaggio di Ann, interpretato da una sempreverde Marion Cotillard. I due attori conducono un balletto che incontra l’abisso delle loro anime, attraverso una natura composta da stelle portatrici di sventure, foreste che si estendono oltre le loro esibizioni e torbide maree che cambiano di netto l’assetto dell’intera narrazione.
Amarsi così tanto da creare una barriera fra tecnica esposta e complessità caratteriale
Annette è una figlia sperduta nell’insicurezza, in uno stato mentale nella quale non può fare affidamento ai suoi genitori. Un bambolotto in mano ad artisti che la vogliono venerare per come appare sugli schermi e per una qualità innata che emerge fin da subito: una voce candida e soave che riempie di gioia i cuori degli spettatori. Carax traccia un percorso irto di dubbi che esprimono inadeguatezza e inadattabilità. Questo si nota dalla stesura di brani caratterizzati da ritornelli martellanti, da grida disperate che non trovano pace all’interno della messa in scena raffinata e fotografata alla perfezione da Caroline Champetier.
Tonalità infinite di blu – l’ancora di salvezza e rappresentazione viva di un’arte prossima al decadimento – e verde – la farsa, la tragedia mascherata da commedia nel mondo di Henry – si scontrano in una battaglia furiosa e roboante, con una cifra stilistica davvero imponente che sfrutta i suoi 15 milioni di dollari di budget per ideare una sorta di kolossal travestito da musical. Un’operazione che ricorda le opere di Baz Lurhmann più apprezzate (Romeo + Giulietta e Moulin Rouge!), tra montaggi incrociati e ralenty fondamentali per soffocare le ambizioni e la creatività di interpreti che vanno incontro ad un destino più nero delle loro incertezze. Annette è morta, lunga vita ad Annette.
Il pubblico e il coro di accompagnamento nella colonna sonora, assieme ad un direttore d’orchestra mosso da istinti primordiali, un Simon Helberg inedito nel ruolo del Conduttore – senza nome, perché va incarnando uno spirito libero e mosso da valori primari da conservare -, animano il girato e cercano di elevare dei corpi martoriati e sconfitti. L’impalcatura da cinema vibrante, che si nutre di numeri ed esibizioni più grandi della vita stessa, lascia il posto ad una lenta e misurata discesa verso le tenebre; Leos Carax tende una mano invisibile a protagonisti che non raggiungono il suo stesso grado di ispirazione, e viene costretto a ricoprire la parte di traghettatore impavido, che non ha paura di scendere a compromessi per punire le sue figure di riferimento. Un film magistrale.
Film d’apertura del Festival di Cannes 2021 e poi presentato al Bif&st 2021, il film è uscito nelle sale internazionali il 7 agosto e su Amazon Prime Video il 20 agosto. In Italia l’uscita in sala è fissata per il 18 novembre 2021, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, in collaborazione con Koch Media e Wise Pictures