Ant-Man and the Wasp – Quantumania: recensione del film Marvel
Su e giù per il Regno Quantico con Paul Rudd, Evangeline Lilly e il resto del cast di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Il primo film della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe arriva nelle sale italiane il 15 febbraio 2023.
Non sottovalutate il piccoletto. E segnatevi la data: 15 febbraio 2023, il giorno in cui comincia a tutti gli effetti la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe (MCU), contestualmente all’uscita nelle sale italiane (all’estero arriva qualche giorno dopo) di Ant- Man and the Wasp: Quantumania. Una distribuzione The Walt Disney Company Italia, terza regia di Peyton Reed per il terzo capitolo della micro (!) saga dedicata al celebre supereroe formica (qui una ricapitolazione dei commenti oltreoceano al film).
Del cast dei primi due, Ant-Man (2015) e Ant-Man and the Wasp (2018), tornano per Ant-Man and the Wasp: Quantumania tutte le star. Che sarebbero Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michelle Pfeiffer (lei a bordo dal secondo), Michael Douglas. Da segnalare in posizioni che contano due preziose new entry come Kathryn Newton e Jonathan Majors. Completano il cast, più qualche sorpresina che è meglio non spoilerare, William Jackson Harper e Katy M. O’Brian. Sappiamo bene che concetti come strategia e lungo periodo costituiscono l’abc del Marvel pensiero, quindi non dobbiamo sottovalutare il fatto che proprio questo film sia stato scelto per inaugurare un nuovo capitolo della più grande operazione seriale nella storia del cinema d’intrattenimento. Ant-Man and the Wasp: Quantumania si appoggia a una formula super consolidata fatta di sentimento, azione, umorismo, estetica audace e coloratissima. In più, non può esimersi dall’integrare la narrazione con temi e idee che abbiano valore per la serie, in generale, mantenendo inalterato l’appeal del film. La cosa funziona, nel complesso. Ancora una volta, non sottovalutate il piccoletto.
Ant-Man and the Wasp – Quantumania: tutti insieme appassionatamente (nel Regno Quantico)
Non sottovalutate il picoletto è in estrema sintesi il senso del libro. Che libro, dite? Beh, quello che Scott Lang/Ant-Man (Paul Rudd) ha scritto su di sé. Si chiama Look out for the little guy ed è una fotografia abbastanza realistica dello stato delle cose nella vita di Ant-Man nel momento in cui comincia il film. Il tempo della storia è sincronizzato sul nostro presente, quindi qualche anno dopo Avengers: Endgame, con tutto quel che ne consegue. Al punto in cui siamo, l’avrete intuito, Scott Lang non ha proprio niente di eroico da fare, a parte il tentativo di accreditarsi presso il grande pubblico come un Avenger meritevole di rispetto. Giusto un po’. Lo scambiano tutti per Spider Man.
E in famiglia? Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un film a formato, trazione e vocazione familiare. Hope/Wasp (Evangeline Lilly) va alla grande in casa e al lavoro, ha un bel rapporto rapporto con Cassie (Kathryn Newton), la figlia di lui, testarda, impulsiva e allergica a ogni forma di ingiustizia. Janet (Michelle Pfeiffer) è finalmente riuscita a tornare dalla figlia, Hope, dal marito, Hank (Micheal Douglas), dopo trent’anni trascorsi nel Regno Quantico, lontana da qualsiasi cosa somigliasse anche da lontano alla parola casa. Janet vuole rilassarsi e recuperare il tempo perduto, logico che non avverta la necessità di tornare con il ricordo agli anni difficili. Nessuno si azzarda a chiederle nulla, infatti. Solo Hope avverte una nota stonata nella reticenza della madre, ma non indaga. D’altronde, non ce n’è motivo; tutto va bene, al punto che Scott si è messo a scrivere best-seller. La verità è che Janet e gli altri sono sinceramente convinti di aver chiuso con il Regno Quantico.
La brutta notizia per i protagonisti, delizia per lo spettatore, è che il Regno Quantico non ha chiuso con loro. Ci finiscono dentro accidentalmente, per colpa di un esperimento condotto da Cassie; crescendo ha sviluppato una prodigiosa passione (e competenza) per la scienza e la tecnologia, con tutti i rischi del caso. Ant-Man and the Wasp: Quantumania è la storia di Scott, Hope, Cassie, Hank e Janet alle prese con le stranezze e le meraviglie del Regno Quantico. Paesaggi mozzafiato, strane creature, nativi che lottano contro un misterioso oppressore, su tutti William Jackson Harper e Katy M. O’Brian; lui con un’incredibile e un po’ imbarazzante capacità, lei guerriera tostissima. Il misterioso oppressore è interpretato da Jonathan Majors. L’abbiamo visto nella forma di Colui che Rimane nella serie televisiva Loki. Qui si presenta come Kang il Conquistatore. Il personaggio ha la sua importanza.
Comincia la Fase 5 con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, arrivano personaggi molto interessanti
Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un film tagliato con l’accetta. Una prima parte che ci mette un po’ a prendere i giri giusti, complice una certa carenza di immaginazione nell’esposizione, nella preparazione della storia, anche perché le dinamiche emotive che legano i protagonisti sanno, inevitabilmente, di già visto. E una seconda parte più esplosiva (in tutti i sensi) e calibrata, il momento in cui lo spettatore avverte che le cose che succedono qui e ora hanno una risonanza anche oltre l’esperienza del film. Questo è il canone MCU al meglio delle sue possibilità; tenere insieme tutto, il grande e il piccolo, immagine azzeccata, nella misura in cui ogni film è un mattoncino di un muro (di una narrazione) più grande. Senza che, per questo, nulla di decisivo sia sacrificato alla dignità del mattoncino. Tutto ciò che di buono c’è nel film, inevitabilmente passa per Jonathan Majors. Letteralmente, il passepartout che scardina la Fase 5. La parola da tenere a mente è ancora Multiverso.
La Fase 5 è il momento in cui finalmente si esce a riveder le stelle, l’impressione di un senso più grande per la storia, un disegno che comincia a chiarirsi, almeno negli elementi essenziali. Jonathan Majors ha carisma e fisicità, un senso drammatico delle cose, un’eleganza perversa. Rende tangibile l’emotività malinconica e traumatizzata del suo (anti)eroe, senza addolcirne il fascino oscuro. Lo spettatore italiano dovrebbe provare, dopo aver sperimentato il film doppiato in sala, a recuperare Ant-Man and the Wasp: Quantumania in lingua originale. Non fosse altro che per verificare lo splendido lavoro sulla voce del personaggio offerto da Jonathan Majors: c’è tutto quel che serve per coglierne la psicologia. Sofisticato, ma non pretenzioso. Autorevole, con una vena neanche troppo dissimulata di follia. In una, anzi due parole, estremamente pericoloso.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania è il film giusto per cominciare la Fase 5. Lo sfondo è già definito e, davvero, non c’è bisogno di aggiungere molto. La chimica tra Evangeline Lilly e Paul Rudd, il combinato disposto di prestigio e carisma di Michael Douglas e Michelle Pfeiffer; tutto provato al di là di ogni ragionevole dubbio. Questo aiuta Kathryn Newton a entrare dentro il film con una certa facilità. Più in generale, la familiarità dell’operazione consente di adattare sul corpo della storia idee universali, valide anche per i film a venire. Ci sono anche controindicazioni.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, con autoironia non portata alle estreme conseguenze, riflette sulla marginalità dell’eroe omonimo nel cuore dell’universo Marvel, invitandoci a prenderlo più sul serio (e a ragione). Un film pieno di formiche, azione e umorismo. Ovviamente la famiglia è il motore di tante (belle) cose, mentre la morale della favola ci ricorda che essere piccoli non significa non poter fare la differenza. Qui sta il problema: anche il messaggio più edificante, ripetuto ossessivamente, un film dopo l’altro, perde di mordente emotivo. Molto interessante il lavoro sull’estetica del film, a metà strada tra i classici della fantascienza per ragazzi anni ’60 (viaggio nel mondo misterioso) e un’eco forte di Star Wars, l’antenato ingombrante del Marvel Cinematic Universe nella grande casa della cultura pop. Anche lì, famiglie complicate e cattivi con un’anima (spezzata). Tanto tempo fa, in un Regno Quantico lontano lontano.