Le cose che verranno – L’avenir: recensione del film con Isabelle Huppert
Protagonista di Le cose che verranno – L’avenir è Nathalie (Isabelle Huppert), un’empatica professoressa di filosofia che viene messa a dura prova dalla drastica decisione di un marito deciso a volerla lasciare. Tale evento condiziona lo status psico-fisico dell’attempata docente al punto da rimetterla fortemente in gioco all’interno del suo nucleo familiare. Neanche la sua conoscenza filosofica è utile ad alleviare una dolorosa vicissitudine a tratti inesorabile. Tutto questo conduce la donna all’accettazione di una nuova vita, rinnovandola totalmente sul piano concettuale e non solo…
Una prodigiosa Mia Hansen-Løve alla regia di un film costruito elegantemente, senza eccedere in termini puramente stilistici, basando unicamente il tutto, su una sequela di eloqui e prese di coscienza più che incisive.
Le cose che verranno – L’avenir è il classico film fondato sul sensazionalismo drammaturgico, sull’abbandono, sulla riscoperta di una nuova vita anche in una fase di età non più giovanile. Tra forti dubbi ed autentiche debolezze, la giovane regista francese sfrutta il dono artistico della solita ed affascinante Isabelle Huppert – ironica e versatile al contempo stesso – per mostrare un “vortice emozionale” ben congegnato, non spurio ma genuino fin dal principio.
Le cose che verranno – L’avenir: un film tutt’uno con lo stato d’animo della protagonista
Il film è tutt’uno con lo stato d’animo della protagonista, sollecitata dall’inizio alla fine sotto tutti i punti di vista. Da una dolorosa perdita di posizione, si ritrova un qualcosa di speranzoso, di vivo – paradosso sublime – che si impone decisamente sull’intera vicenda; il pubblico spettatore rimane assoggettato da una storia delicata, sensibile, difficile quasi da realizzare. Una rivalsa, un monito ad approvare o almeno considerare un cambio drastico della propria vita anche in un’età avanzata.
Opinioni, scelte ben ponderate ma soprattutto dialoghi – come sottolineato precedentemente – sono i fattori che compongono questo valido lavoro filmico. Un’analisi – abbastanza chiara – sull’esistenza, su come elevarla, adulterarla, manipolarla senza ledere in alcun modo noi stessi e tutto ciò che ci circonda. Uno sfogo – quasi – che viene dettagliato nei minimi particolari, incanalando una forma di libertà pura, da sempre ostracizzata da quello “spettro strano” che è il tempo, elemento costante anche nei precedenti film .
Le cose che verranno – L’avenir: eleganza su pellicola che spinge una talentuosa regista oltre i suoi soliti limiti
Mia Hansen-Løve sceglie di approfondire analiticamente lo status psicofisico di una donna messa a dura prova da un destino inaspettato. Ripristinare un’esistenza per necessità, ottenendo una quasi sublimazione dell’essere. Una tematica complicata, che però viene mostrata con sacrale rispetto; Le cose che verranno non ha fini narcisistici, ma riesce a mostrare una beltà – attraverso una più che valida fotografia – che non lascia indifferenti.
La giovane regista intraprende un percorso già cominciato con i suoi precedenti film – Un amore di gioventù ed Eden – approfondendo in maniera più concitata, l’introspezione esistenziale, attraverso una patina malinconica che spiazza. Una consacrazione artistica ben definita quella di Mia Hansen-Løve; con Le cose che verranno l’ottenimento di una riflessione sui sentimenti umani arriva all’apice, demordendo nel più profondo sul piano empatico. Solita procedura, ma effetto differente, più maturo. Celebrare la vita sempre e comunque, nonostante le innumerevoli avversità, imparare a contemplare lo sbaglio come un’entità non propriamente irreparabile, accettare sempre e comunque un destino inaspettato, senza relegare la speranza. Questo è ciò che conta ….
Le cose che verranno – L’avenir arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 20 aprile 2017, distribuito da Satin Film; nel cast anche Edith Scob, Roman Kolinka, André Marcon, Marion Ploquin.