Venezia 75 – Aquarela: recensione del film di Victor Kossakovsky
In Aquarela il regista russo Victor Kossakovsky lascia che sia la natura a raccontare quanto possa essere demoniaca, rabbiosa, docile e arrendevole.
Aquarela è un film diretto da Victor Kossakovsky, presentato fuori concorso durante la 75 edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Aquarela è un documentario che ci traghetta attraverso varie nazioni e diverse ambientazioni la cui protagonista immutabile è l’acqua. Il film del regista russo Victor Kossakovsky include filmati di molti paesi come Scozia, Messico, Russia, Groenlandia, Venezuela, Portogallo e Stati Uniti, ed ha lo scopo di presentare al pubblico un viaggio attraverso la sconfinata bellezza e la potenza viscerale dell’acqua, in ogni sua forma. Dalle acque ghiacciate del lago Baikal, al Salto Angel del Venezuela, fino a Miami in preda a l’uragano Irma, il documentario mostra il fascino trasformativo della natura, donando un’esperienza multi sensoriale incredibile, invitando il pubblico a percepire la forza prorompente dell’acqua e cogliendo l’innegabile fragilità dell’essere umano.
Aquarela: un documentario affascinante, girato a 96 fotogrammi al secondo
Aquarela è un documentario affascinante, girato a 96 fotogrammi al secondo, che conferisce ad un personaggio desueto e così poco narrato, ovvero l’acqua, la possibilità di essere raccontata senza mediazioni, tant’è che dialoga con lo spettatore per 90 minuti. Ciò che si evince da questo film è l’intenzione del suo regista di volersi abbandonare alla naturalità e alla sua imponente, drammatica e suggestiva bellezza, creando prima di ogni cosa una connessione emotiva; il documentario è una finestra per vedere e sentire un elemento della natura che spesso è dato per scontato, ma che è così essenziale e assolutamente insostituibile per l’essere umano.
Nel film di Kossakovsky l’acqua non è mai uguale, non è presentata mai in modo identico, poiché a seconda del luogo cambia forma, cambia colore, cambia energia, riesce a veicolare in ogni aspetto del suo mutamento un’emozione differente, trasmettendo ora un senso di pace, ora l’abbandono, ora l’aggressività. Aquarela è abile nel non parlare mai dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacciai, ma le tematiche sono presenti e centrali, in modo che sia lo spettatore ad apprendere ogni urgenza che il documentario traghetta dalle sue sponde, riuscendo ad avere un impatto determinante e drammatico.
Il regista russo lascia che sia la natura a raccontare quanto possa essere demoniaca, rabbiosa, docile e arrendevole
Aquarela è inoltre impreziosito da un disegno sonoro furente, vitale che in alcune scene si focalizza sull’impeto, sugli schianti delle onde, dei ghiacciai e sul fragore del vento, mentre in altre le sinfonie naturalistiche vengono accompagnate da musiche aggressive, con canzoni heavy metal volutamente frastornanti. Tutto ciò provoca un effetto sensoriale spaventosamente reale: ciò che si può asserire è che alla visione di questo film non si assiste mai in modo passivo, si è coinvolti attivamente in una poesia visiva strepitante, che sa destabilizzare e provocare.
Kossakovsky: i cambiamenti climatici e lo scioglimento dei ghiacciai al centro della narrazione del film
Come affermò Isaac Newton, “Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano”. Aquarela sconfina, non indugia, ci lascia naufragare laddove non esiste l’uomo, dove l’uomo è solo una effimera componente di un ritratto immenso. Il regista russo sembra avvicinarsi alla sua protagonista con devozione e gratitudine, lasciando che sia la natura a parlare, a persuadere, a raccontare quanto possa essere demoniaca, rabbiosa, docile e arrendevole, un viaggio attraverso scenari spettacolari e desueti di ogni parte del globo.