Arcade Fire: The Reflektor Tapes – recensione
Arcade Fire: The Reflektor Tapes, il film-documentario della band canadese acclamata dalla critica internazionale, arriva nelle sale italiane, distribuito da Nexo Digital, il 14 e 15 ottobre. Diretto da Kahlil Joseph, celebra l’ultimo album della band, Reflektor, uscito nel 2013 e supportato da un tour mondiale dal quale è nato il film, che mostra anche alcune immagini che vedono gli Arcade Fire impegnati nelle registrazioni o nel backstage. Arcade Fire: The Reflektor Tapes si propone di essere «un’esperienza cinematografica unica, un paesaggio sonoro e visivo caleidoscopico, un incrocio tra documentario, arte, musica e storia personale per narrare la creazione dell’ultimo album della band»: una grandiosa visione che, sfortunatamente, non è stata centrata.
Arcade Fire: The Reflektor Tapes si presenta come un disordinato guazzabuglio di immagini, incorniciate da testimonianze spesso slegate le une dalle altre, che sono più una sorta di aneddoti e di ritagli di ricordi personali e che poco raccontano della creazione dell’album. Le notizie che un fan degli Arcade Fire può raccogliere durante la visione sono esigue e non possono soddisfarlo completamente. Le immagini dei concerti sono sì spettacolari, vista anche la natura estetica con la quale è stato concepito il tour – che offre alcuni momenti di improvvisazione che sfiorano l’idea di happening teatrale –, ma la resa sonora non è eccellente e l’empatia va perdendosi, soprattutto quando il regista taglia bruscamente le canzoni. La visione è certamente caleidoscopica e ricca di colori ed effetti – vengono usati anche diversi rapporti d’aspetto – per dare vita a un’esperienza che forse potremmo capire solo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Se le immagini raccolte ad Haiti e in Giamaica (dove è nato l’album) danno un vero spaccato musicalmente interessante, anche grazie all’importanza dei ritmi e all’ispirazione presa dal Carnevale che viene filmato, tutto il resto viene presentato senza un filo logico e ci si può ritrovare troppo spiazzati davanti a questa stramba opera senza capo né coda. Sicuramente la sensazione è nello spirito della band, ma viene a mancare una certa qualità cinematografica degna di portare il film nelle sale.
Arcade Fire: The Reflektor Tapes, niente a che vedere con Roger Waters: The Wall!
Il lungometraggio degli Arcade Fire potrà entusiasmare solo i fan della band, ma certamente non può essere paragonato alla travolgente bellezza di Roger Waters: The Wall, distribuito sempre da Nexo Digital alla fine di settembre. Roger Waters, nel suo film-evento, è stato in grado di raggiungere qualsiasi tipo di spettatore, anche chi non ama particolarmente i Pink Floyd, o conosce poco la storia dietro a The Wall. Ma non solo, Arcade Fire: The Reflektor Tapes è anche lontano dalla qualità cinematografica a cui ci hanno abituato certi concerti, la sceneggiatura manca di coerenza e finisce in una struttura ripetitiva, dove ha più importanza la cangiante resa visiva che il contenuto. In effetti, il risultato è «un remix per immagini dell’album», come affermato dal frontman Win Butler nell’intervista che segue i titoli di coda. Insomma, Arcade Fire: The Reflektor Tapes è «un paesaggio sonoro e visivo caleidoscopico» che sfioriamo soltanto.