TFF35 – Arpón: recensione
Un film quanto mai inverosimile, un dramma che per nessun aspetto riesce a risultare credibile.
Ci sono film che vogliono funzionare per forza cercando però originali vie di racconto per proporre qualcosa di nuovo allo spettatore. C’è chi tenta con ghiribizzi registici, chi con dialoghi serrati e pregni tanto di parole quanto di significato e poi c’è chi, come il dramma latino americano Arpón, tenta di assemblare diversi elementi di sceneggiatura cercando poi di incastrarli bene insieme nella stesura della propria storia.
Ed è così che si ha il preside che controlla a forza gli zaini dei suoi studenti, una ragazzina che riempie di silicone la bocca delle proprie compagne, una prostituta che deve trovare chi prenda il suo posto prima di poter tornare a vedere sua figlia. Componenti sparse, per nulla facili da montare per costituire una linea di senso che, infatti, non si raggiungerà mai. Arpón è uno di quei tentativi falliti, la ricerca di vezzi per rendere unico un film il quale finisce per presentare soltanto risultati indegni e sofferenti.
Arpón – Il dramma inverosimile di sconcertanti personaggi
Germán (Germán de Silva) è un preside di azione, deciso a risolvere a proprio modo i problemi inerenti la sua scuola, pur significando questo mettersi contro un numeroso manipolo di genitori e insegnanti. Soprattutto quando l’entità della sua preoccupazione è una siringa trovata all’interno dell’edificio, oggetto scatenante che lo farà entrare in contatto diretto con la strafottente Cata (Nina Suárez), ragazzina ribelle con la quale l’uomo si ritroverà a passare del tempo e per cui rischia di mandare all’aria la sua intera vita, personale e professionale.
Tutti estremamente zelanti i protagonisti del nuovo film Arpón, opera scritta e diretta da Tom Espinoza che firma un lavoro curioso per la sua dissennatezza. Appoggiato su una sceneggiatura che non manca di fare acqua anche nel più impercettibile passaggio, la pellicola che ha unito produzioni spagnole, venezuelane e argentine si dimostra una narrazione avventata che per nulla, nella propria realizzazione, trova possibilità di riscatto. Un procedere nel corso del breve tempo della sua durata per eventi e alzate di spalle da parte dello sconcertato pubblico il quale, pur intuendo le motivazioni dei personaggi riportati sullo schermo, non riesce in alcun modo a considerarle credibili. Tutto va avanti da solo, senza riflettuta logica, un’ora e venti minuti di film dallo svolgimento, di volta in volta, sempre più inverosimile.
Arpón – Continue perplessità sui personaggi e i loro rapporti nel film di Tom Espinoza
Se però almeno l’attore principale Germán de Silva (Las acacias, The Second Death,Storie Pazzesche, El Limonero Real) sembra, seppur arrancando, salvare un’interpretazione che purtroppo affonda per la scrittura assurda del suo personaggio, peggio è capitato all’insopportabile Nina Suárez (Historias Breves 9, Historias Breves IX: Videojuegos), giovanissima attrice del tutto inadatta ad interpretare il ruolo della ragazzina dura, suscitando solo un particolare sentimento di fastidio e un ulteriore moto di perplessità di fronte all’incompletezza del film. A fare da fonte primaria delle motivazioni della non funzionale storia è lo sviluppo del rapporto tra i due protagonisti, Germán e Cata, il quale non presenta alcuna motivazione valida per esistere, nessun espediente nel contesto del film che possa allacciarsi alla possibilità di creare qualcosa che renda la pellicola giusto una discreta opera, proseguendo fino ad un epilogo tanto inutile quanto la ragione iniziale per il quale è cominciato.
Inciampando su sé stesso e giungendo alla propria conclusione come una valanga che correndo in discesa porta al suo interno le varie rovinose scelte dello script steso dal medesimo regista, Arpón lascia tanti dubbi sul perché della propria produzione ed un’unica, sintetica certezza: nulla di quanto descritto, poiché malamente pensato e attuato, potrebbe mai risultare plausibile, anche se ciò avviene nella sala di un cinema.