Art Squad – Gli artisti del furto: recensione del film di Anthony Nardolillo
Il film con Lisa Vidal, Jaina Lee Ortiz e Cum Gigandet è una delle più recenti anteprime Sky
L’heist movie o, come amiamo chiamarlo noi, “il film del colpo grosso”, da sempre va a nozze con il mondo dell’arte: un pacchetto preconfezionato che sembra garantire costantemente un discreto grado di interesse ed un’attrattiva, a volte puramente intrattenitiva, ma pur sempre notevole. Art Squad – Gli artisti del furto è la pellicola distribuita da Eagle Pictures che, attingendo dalla storia, vede un’improbabile banda di rapinatori sfidare il contrabbando di opere d’arte gestito dai nazisti nel secondo dopoguerra. Diretto da Anthony Nardolillo (Color Box, Shine) e prodotto da Broken English Productions il film, oggi disponibile su Sky, vede l’esordio alla sceneggiatura di Michael Corcoran e la partecipazione di una ristretta cerchia di interpreti, tra cui il noto volto della televisione, Lisa Vidal (E.R. – Medici in prima linea, The Event), la protagonista di Station 19, Jaina Lee Ortiz, e Cum Gigandet, celebre per i suoi ruoli in The O.C. e Twilight.
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Art Squad – Gli artisti del furto: l’arte di rubare l’arte rubata
Prima la corsa di un prigioniero ebreo in fuga dalla guardia nazista, poi un oggetto nascosto, il tentativo di rapina di una giovane ladra ai danni di un uomo apparentemente più scaltro di lei; nel giro di poche inquadrature, che passano da due differenti salti temporali, Art Squad viene contestualizzato per poi giungere al presente dove troviamo Annabel (Lisa Vidal), esponente di una misteriosa organizzazione che si occupa del recupero di opere d’arte trafugate per contrabbando. Chiamata a recuperare quattro inestimabili opere di Monet, Degas, Picasso e Van Gogh, per le quali ella nasconde un particolare interesse legato ad un personaggio di nome Joseph, di cui viene svelata l’identità con lo svolgersi dell’intreccio, Annabel riunisce un’improbabile squadra per mettere in atto la rapina perfetta.
Il pretesto storico e la caratterizzazione dei personaggi
Il pretesto di partenza per il racconto scritto da Michael Corcoran dà eco alla storia e si rifà al processo di riconquista dei tesori d’arte rubati dai nazisti al termine della seconda guerra mondiale; esso si mantiene marginale e fa da causa allo scopo narrativo del film, che intende occuparsi più dell’aspetto adrenalinico dell’organizzazione del grande colpo, piuttosto che di ciò che lo ha originato.
Ciò non toglie che lo svolgimento della trama lasci un gradevole spazio di manovra ai personaggi e alla loro definizione, sia nella loro intima relazione con l’arte della truffa, sia nei rapporti umani con gli altri colleghi e, nel caso della protagonista, con la storia e con i fantasmi del proprio passato.
Art Squad – Gli artisti del furto: valutazione e conclusione
L’impostazione del film risulta in gran parte stereotipica: si mantiene coerente al suo presentarsi come espressione più scanzonata e meno impegnativa di un filone narrativo già noto al grande pubblico, senza però provare a dare quell’impronta d’innovazione in grado di elevarla. La principale debolezza di Art Squad – Gli artisti del furto risiede in una scrittura che evidenzia il bisogno di raggiungere una sua maturità, limitandosi troppo spesso al prevedibile e banalizzando saltuariamente i dialoghi, una scrittura che non si spinge oltre al rispetto del compito e viene accompagnata da una direzione senza pretese, che non sbava e neppure spicca per originalità. La fotografia e il suono seguono tutto l’impianto che trova soddisfazione nei membri più esperti del cast, come Lisa Valdes e Cum Gigandet.
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