Article 15: recensione del film Netflix di Anubhav Sinha
Il thriller-criminale indiano, disponibile su Netflix, si dimostra una parabola amara dell’India contemporanea.
Article 15, ispirato ai veri eventi del terribile caso Badaun del 2014, in cui due ragazze Dalit sono state violentate e assassinate in gruppo, racconta di un giovane ufficiale IPS dell’India rurale che si trova ad affrontare la disparità di caste, insieme a tutte quelle verità scomode che emergono da un crimine raccapricciante.
Di fronte alla scomparsa di tre ragazze del villaggio Lalgaon e il successivo ritrovamento dei corpi di due di loro, inizierà una sfrenata caccia alla terza ragazza. Chi è il responsabile? Il movente? Tutti ingredienti di un’inchiesta nell’India moderna che ha un sapore antico. L’ufficiale al comando della polizia, Ayan non scende a compromessi pur di raggiungere la verità e si trova ad affrontare, come lui stesso dirà a sua moglie durante una telefonata, «il selvaggio west». Ayan è un vero eroe cinematografico senza macchia, che rifiuterà qualsiasi patteggiamento e differenza sociale per arrivare all’agognata verità.
Un thriller-criminale dai toni desaturati
Article 15 di Anubhav Sinha è un thriller criminale in cui struttura e montaggio sono preposte con un intento provocatorio che arrivi dritto, come un pugno allo stomaco allo spettatore, per diventare una denuncia urgente alle problematiche della società Indiana. Con toni desaturati, con tonalità seppia e con un’ambientazione cupa e oscura ricca di pathos, e grazie anche alla colonna sonora che scandisce la sintassi filmica, Article 15 si dimostra un film di genere ben riuscito sul piano visivo. Quello che ne deriva è una sensazione cupa, grintosa e grigia che spesso porta lo spettatore verso una tensione palpabile.
Il film è implacabile nel suo impegno a disturbare lo spettatore: i cadaveri sono ripresi in scomodi primi piani, la tensione è costruita attraverso una sintassi di sottofondo che procede lenta, ma disturbante. Ecco quindi che il film è intriso di immagini dichiaratamente provocatorie e scomode, come quella in cui un uomo si immerge nudo in una fogna, e dialoghi d’impatto che non lasciano spazio a false interpretazioni.
Il regista si dimostra capace di mettere in risalto delle sfumature sociali, attraverso i suoi stessi personaggi e ambientazioni che creano e aggiungono un’essenza decisiva alla narrazione. La nota dolente è forse questa tendenza e volontà di mettere troppo: le ragazze scomparse, l’inchiesta, i fragili equilibri delle caste, le dinamiche del potere che appesantiscano una sceneggiatura già satura di personaggi. Tutti elementi che, alla fine, non fanno altro che imbottire il tessuto filmico rischiando di far scivolare il ritmo.
Article 15: fra libertà e oppressione
Quello che si nasconde dietro un film di genere è piuttosto, un intento registico di presa di coscienza della società indiana moderna. In un’India dove convivono tradizione e modernità ci sono ancora villaggi in cui domina la legge e la disuguaglianza di caste.
Lo stesso titolo del film, del resto, si riferisce proprio alla disposizione della Costituzione Indiana che proibisce la discriminazione per motivi di religione, razza, casta, sesso e luogo di nascita. Non è un segreto, tuttavia, che ancora oggi in gran parte dell’India la casta rimanga il segno duraturo dell’identità e la principale causa di conflitto e violenza. Il regista fa quindi del protagonista un paladino e colui in grado di opporsi a un sistema di caste secolare, a quell’oppressione e atrocità che sostiene.
L’arte del regista Anubhav Sinha risiede proprio nelle sue sottili interpretazioni degli orrori che non si palesano platealmente, ma con un profondo silenzio paragonabile a delle urla che corrodono il paese dall’interno. La sua sensibilità nel mostrare i mali che lacerano la società fa aprire gli occhi al pubblico da tempo troppo al riparo da verità scomode.
Sinha tuttavia si lascia trasportare dalla sua stessa narrazione e dal suo stesso girato, per far cadere il tutto in pura distrazione, non sviluppando a dovere personaggi facendo perdere alla sceneggiatura, in alcuni punti, parte del significato espressivo.
Artilce 15 è un film vuole giustizia in un sistema che sembra non contemplarla; un film che si pone fra il rosa e il grigio finendo poi per non sviluppare pienamente né l’uno né l’altro, dato che la realtà che vuole descrivere sembra non lasciare spazio a nulla del genere. Non riusciamo quindi a capire i veri intenti registici, e se si voglia quindi creare speranza o piuttosto la sua demolizione: a voi la scelta.