Avengers: Infinity War – recensione
Avengers: Infinity War, in uscita nelle sale italiane dal 25 aprile 2018, è il più sorprendente, maturo, dark e spiazzante film del MCU.
Era il 2008 quando il mondo conobbe il primo film del Marvel Cinematic Universe: Iron Man. E fu subito amore a prima vista, come quello che si vede nei film in bianco e nero, un amore incondizionato e trasparente da parte del pubblico verso il capostipite di uno sterminato universo cinematografico che (non ce ne voglia James Cameron) non sembra essere minimamente vicino all’oblio o ad annoiare il pubblico. Ora, dopo dieci anni, arriva quello che si annuncia come lo scontro finale, la summa di un percorso produttivo ed artistico che ha cambiato per sempre il cinema, il modo di concepirlo e soprattutto il rapporto di quest’ultimo con un pubblico sempre più interattivo e interconnesso: Avengers: Infinity War.
Diretto da fratelli Anthony e Joe Russo (quelli di Captain America: Winter Soldier, Civil War e di Ant-Man per intenderci), questo diciannovesimo film del MCU si basa su una complicata, sfaccettata e curatissima sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely (i cui script hanno interessato tutte le precedenti avventure di Captain America). Infinity War riparte dove ci eravamo lasciati al tempo di Thor: Ragnarok, con la nave contenente i profughi della distrutta Asgard intercettati dalla gigantesca nave da guerra di Thanos in persona, colui il quale già in passato aveva messo alla prova le capacità di diversi eroi Marvel con i suoi continui tentativi di impadronirsi della Gemme dell’Infinito, ma che ora ha deciso che è il momento di passare ad un’azione più diretta.
A difendere non solo la Terra ma tutto l’equilibrio dell’universo, troviamo gli Avengers al completo (sia quelli “legali” che i fuggiaschi), i Guardiani della Galassia, Spiderman, Dr. Strange, gli asgardiani, il nuovo supereroe fresco di mega incassi cinematografici Black Panther… insomma praticamente tutti i personaggi che in questi undici anni abbiamo imparato ad amare e seguire sul grande schermo. Tutti assieme per cercare di fermare quello che fin dal trailer era apparso come il cattivo più pericoloso mai apparso nell’universo cinematografico Marvel: Thanos.
Avengers: Infinity War è il più sorprendente, maturo, dark e spiazzante film Marvel
Villain tra i più famosi dell’universo comic in generale, Thanos venne creato nel 1973 e molto deve della sua fisionomia e caratteristiche a Darkseid e Metron della DC Comics, diventando la nemesi definitiva soprattutto in quella Infinity del 2003, che ancora oggi è considerata una delle miniserie capolavoro della Casa Editrice americana. Ad interpretare il colossale super cattivo torna quel Josh Brolin che a breve vedremo anche in Deadpool 2 nei panni di Cable, ma che già prima dell’uscita di Infinity War ha dichiarato di preferire di gran lunga Thanos per il meticoloso e originale lavoro creativo di base. E i risultati si sono visti eccome di tutto questo lavoro, dal momento che questo Thanos affascina, rapisce, va oltre il concetto di malvagità fine a se stessa vista e rivista i mille salse in mille film, mostra il lato sovente visionario di chi cambia la storia e segue quella via lastricata di buone intenzioni o cattivi ricordi che porta all’Apocalisse.
Si perché, chiariamoci subito: il vero protagonista di quello che possiamo tranquillamente definire il più sorprendente, maturo, dark e spiazzante film Marvel di sempre non è né Tony Stark né Captain America, né Dr. Strange né uno dei vari supereroi angosciati e stoici che cercano di opporsi a questo spietato signore della guerra galattico. Il vero protagonista del film dei fratelli Russo è proprio lui, Thanos, o comunque lo diventa giocoforza, data la maggior profondità e soprattutto la saggia decisione degli sceneggiatori di creare qualcosa di diverso e più sfaccettato di ciò che si era visto in precedenza, soprattutto per la levatura di colui il quale (nei fumetti) si era dimostrato capace di tener testa agli Avengers come nessun altro in precedenza. E il successo mirabolante di questo personaggio è solo uno dei tanti di un film a dir poco rivoluzionario per il genere.
Avengers: Infinity War – un film corale che riesce a non annoiare mai
Avengers: Infinity War, nei suoi 150 minuti di durata, porta ad un livello mai visto prima il concetto di cast corale, di labirinto della narrazione, di caleidoscopio di immagini e mondi fantasiosi, spingendosi al limite e riuscendo a rendere partecipi tutti gli attori e i personaggi (per quanto ovviamente in misura e con tempistiche diverse tra loro), senza mai annoiare, senza dare mai tregua ad uno spettatore sballottato da una parte all’altra di un universo nel quale ritroverà vecchi personaggi che pensava di non rivedere mai più, ne conoscerà di nuovi e soprattutto scoprirà qualcosa di nuovo sui vari Iron Man, Captain America, Gamora, Starlord, Thor e sopratutto su Visione e Scarlet, finalmente maggiormente considerati rispetto al passato.
Sublimato da visual effects stratosferici, da una regia di enorme spessore, Avengers: Infinity War non rinuncia ad un umorismo che per quanto meno onnipresente che nel passato (per fortuna verrebbe da dire) alleggerisce sovente il fardello per spettatori che rimangono preda di sconvolgimenti e mutamenti che vi possiamo preannunciare come sconvolgenti e a dir poco azzeccatissimi. Perché, ed è qui il punto, Infinity War rappresenta l’occasione per i Cinecomic di fare un ulteriore salto di qualità, di andare oltre il fenomeno per teenagers o pop-corn (come anche negli ultimi anni era stato spesso etichettato), dimostrando che il cinema se sa e vuole, può competere con le serie tv quanto a complessità e profondità, pur con tutte le differenze insite nei due medium.
In un finale spiazzante, geniale, dark e originalissimo (che non vi sveliamo naturalmente ma che assicuriamo che lascerà tutti a bocca aperta), Infinity War porta il MCU quindi ad abbracciare la maturità artistica, a connettersi con le ombre di ciò che suo tempo crearono in alcuni dei loro lavori più riusciti Lovercraft, Shakespeare o Robert Ervin Howard, collegandosi parallelamente alla mitologia sia classica che norrena. Ciò che poi stupisce è soprattutto il mostrare il lato umano di supereroi che talvolta nel passato erano apparsi anche troppo “perfetti” o “invincibili”, insomma un pochino troppo vincenti, con il rischio di renderli antipatici.
Certo non mancano difetti, come una colonna sonora di Alan Silvestri stranamente anonima, una battaglia finale forse un po’ troppo farraginosa, l’aver magari esagerato con le location che rischiano talvolta di far perdere il filo agli spettatori. Ma si tratta di peccati veniali, in certi casi quasi inevitabili vista l’incredibile mole di base di un film che, naturalmente, come con tutti gli altri 18 precedenti, ha nei post-credits l’ennesima apertura ad una nuova pellicola in arrivo e che promette (a dispetto dell’annunciato addio di alcuni attori al MCU) di dare nuova linfa ad un genere che forse da un po’ sembrava girare in tondo.
Infinity War rappresenta, nonostante qualche difetto, il salto di qualità nel panorama dei cinecomic
A conti fatti questo monumento all’Universo Marvel, a ciò che è stato creato in oltre 10 anni di attività, è anche un monito e un dito puntato contro altri universi narrativi, primo tra tutti quello della DC, che onestamente (per quanto Man of Steel a detta di chi scrive sia un gioiello) ha solo da imparare da ciò che il MCU ha fatto e ha creato per gli spettatori di tutto il mondo. E non diremo soprattutto mai abbastanza grazie ai vari Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Chris Pratt, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Tom Holland, Chadwick Boseman…insomma a tutti quegli attori che in questi undici anni ci hanno accompagnato e deliziato con le loro performance. Con Infinity War tutto è cambiato, tutto è finito, tutto ricomincia.