Venezia 76 – Babenco – Tell Me When I Die: recensione
Recensione dell documentario Babenco - Tell Me When I Die dedicato al regista Héctor Babenco, uno dei maggiori esponenti del cinema sud-americano.
Héctor Babenco è scomparso nel 2016 all’età di 70 anni, dopo una lunga malattia. La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile nel cinema brasiliano contemporaneo, ma il regista non si è mai abbattuto. Per questo, quando ha chiesto Bárbara Paz di filmare la sua dipartita, l’attrice sud-americana non si è tirata indietro. Babenco – Tell Me When I Die è il documentario che testimonia la passione per il cinema del compianto regista. Attraverso immagini e ricordi, Paz racconta l’uomo dietro la cinepresa. “Ho già vissuto la mia morte”, disse Babenco, quando si rese conto che non gli era rimasto molto tempo da vivere. “E ora non mi resta che farne un film”.
Babenco – Tell Me When I Die: il testamento di uno dei massimi esponenti del cinema sud-americano
Una sfida interessante quella proposta da Bárbara Paz, che accetta di esaudire l’ultimo desiderio del suo defunto compagno: diventare, per la prima e ultima volta, il protagonista di un film. Quello della sua stessa morte. Con Babenco – Tell Me When I Die, il regista si mette a nudo attraverso sensazioni e situazioni intime e dolorose. Ci mostra la sua anima, così come le sue paure e le sue ansie, abbandonandosi a ricordi, riflessioni e fantasie.
Ci pensa Willem Defoe a dar volto al suo alter ego in My Hindu Friend, ultimo film del regista. Non a caso, la storia racconta, senza troppi e inutili sentimentalismi, di un regista malato terminale che vuole a tutti i costi portare a termine il suo prodotto cinematografico prima di morire.
Babenco – Tell Me When I Die è interamente girato in bianco e nero, utilizzando una tecnica che mescola sapientemente immagini di repertorio ai film del compianto regista. Il risultato è un testamento visivo che Babenco ha deciso di lasciare ai suoi posteri, affidandosi ciecamente all’occhio della Paz, un vero talento in Brasile, nonché un’attrice qui al suo esordio dietro la macchina da presa. Allieva, poi sua amante, Bárbara Paz riesce a mettere in scena una pellicola che ritrae la vita di un uomo, ma al tempo stesso realizza un documentario dai toni commoventi.
Babenco – Tell Me When I Die: la forza del cinema contro l’inesorabilità del tempo
Dalla scoperta del cancro all’età di trentotto anni, fino alla sua morte nel 2016, Hector Babenco ha trasformato il cinema nella sua medicina. L’arte del grande schermo lo ha tenuto in vita fino alla fine dei suoi giorni. Il primo film di Barbara Paz è anche l’ultimo del regista brasiliano, che lascia questo mondo facendo ciò che amava di più: dirigere. Come mostra Babenco – Tell Me When I Die, dopo aver scoperto di essere malato, il cineasta ha trasformato le sue sensazioni in immagini; sullo schermo ha portato i suoi dolori, le sue paure e le sue ansie.
Complice un’infanzia difficile, tra i rapporti burrascosi con il padre e l’essere sopravvissuto a svariate guerre, Hector Babenco era ciò che si definisce un sopravvissuto. Nato da padre di origini ucraine e madre ebrea in Argentina, è stato cresciuto in Brasile, che è diventato suo paese d’adozione. Il bacio della donna ragno, con cui è stato candidato nel 1986 al premio Oscar per la regia, è rimasto uno dei suoi lavori più celebri.
Il film/documentario Babenco – Tell Me When I Die è l’esempio di come il cinema sia l’unica forza in grado di catturare frammenti e ricordi contro l’inesorabilità del tempo che passa.