Baby Boss 2 – Affari di famiglia: recensione del film d’animazione DreamWorks
Il sequel del fortunato film d'animazione del 2017 è arrivato. Baby Boss 2 - Affari di famiglia ha un ritmo forsennato e un look coloratissimo. In sala dal 7 ottobre 2021.
Che fatica crescere. Che fatica essere bambini. Che fatica tornare bambini. Che fatica tutto. Ce n’è parecchio, di saliscendi generazionale, in Baby Boss 2 – Affari di famiglia. Il film, che uscirà nelle sale italiane il 7 ottobre 2021 per Universal Pictures, come il primo fortunato capitolo del 2017 è prodotto da DreamWorks Animation, e diretto da Tom McGrath. Mantiene sostanzialmente inalterata la formula dell’originale, umorismo sentimento e azione. Piuttosto colorato, decisamente veloce, abbastanza convenzionale nelle dinamiche sentimentali e con qualche spunto interessante di satira sullo sfondo.
Nel sequel troviamo Baby Boss di ieri e di oggi
L’idea di un bambino che parla, agisce, pensa e desidera come un adulto contiene in realtà note così marcate di malinconia e un vago orrore che qualche lacrimuccia la fa scendere, se presa alla lettera. Pure, la situazione alla base di Baby Boss 2 – Affari di famiglia, e del primo film anche, è tanto paradossale e assurda che la risposta è assolutamente contraria. Ritroviamo i due protagonisti dell’originale, solo che stavolta sono invecchiati. Tim è sposato e da casa si prende cura delle due figlie; Ted, un tempo Baby Boss, ha scordato buona parte del suo rampante passato e fa il CEO di successo. Solo come un cane. Ci penserà Tina, la figlia più piccola di Tim, Baby Boss pure lei, a scuotere la situazione quel tanto che basta per riavvicinare i due fratelli, o almeno provarci.
La chiave è la figlia maggiore di Tim, Tabitha. Tabitha è un genio, ma ha paura di prendere le misure alla vita. Ammira l’ansia carrieristica dello zio, non sa che farsene della scelta casalinga del papà, ed è un peccato. Il padre, dal canto suo, ha paura di “perdere” la figlia. Il cuore del film è sentimentale, ma c’è pure un’indagine, un misterioso complotto, qualche accenno all’attualità. Toccherà a Ted e a Tim ringiovanire miracolosamente, riallacciare i rapporti e cercare di fermare il piano diabolico del Dr. Armstrong. Il dottore vuole liberare l’infanzia del mondo dal giogo opprimente del parentume, sfruttando la patologica incapacità dei genitori-boomer di sviluppare un rapporto sano con la tecnologia.
Il film non colpisce fino in fondo, anche se potrebbe farlo
Non c’è battuta, spunto narrativo o soluzione grafica cui sia concesso il tempo di sedimentare nella mente dello spettatore, perché Baby Boss 2 – Affari di famiglia corre a un ritmo indiavolato. Non ne deriva un film superficiale e frettoloso, piuttosto frastornante. La verità è che il copione seguito è già rodato, almeno per quanto riguarda l’animazione contemporanea. In soldoni: sentimenti in primo piano, qualche breve accenno all’attualità sul fondo, un rapporto abbastanza equilibrato tra umorismo “educato” e politicamente scorretto, un senso di connessione con il presente e un look sgargiante. In effetti il film è coloratissimo.
Qui sta il punto di forza, e contemporanemente il limite dell’intera operazione. Appoggiarsi a un discorso già iniziato in precedenza, farsi forte dei codici narrativi e stilistici del genere di riferimento permette a Baby Boss 2 – Affari di famiglia di facilitare l’ingresso del pubblico nel film, ma al prezzo di una certa prevedibilità. La morale familiare, pur condivisibile, non si discosta in nulla dallo standard del genere. Anche gli accenni a una realtà esterna più complessa restano inespressi. Un frammento di satira ambientalista deliziosamente terrificante, che passa troppo veloce perché si abbia il tempo di farci i conti. E la parodia del capitalismo, del consumismo, del mondo delle corporations & co., che funziona da cartina da tornasole del film. Non convince fino in fondo.
Non che si chieda a un film per tutta la famiglia di sviscerare le contraddizioni dell’economia globale, tutto quello che può dirci sulla società che lo ha prodotto lo dice indirettamente, da film commerciale che vuole divertire ed è giusto sia così. No, la questione è un’altra. Sembra che Baby Boss 2 – Affari di famiglia non sappia che farsene del suo potenziale. In fondo, che significa davvero, che effetto ci fa un bambino che parla e si comporta come un adulto?