Babylon: recensione del film di Damien Chazelle

La sfrenata Hollywood del cinema muto, una storia di ambizioni ed eccessi. Con Margot Robbie e Brad Pitt.

Dal 19 gennaio 2023 torna al cinema il premio Oscar Damien Chazelle (La La Land) con l’attesissimo Babylon, distribuito da Eagle Pictures.
La Hollywood dei ruggenti anni ’20, quella del cinema muto raccontata senza filtri: le storie di Nellie LaRoy (Margot Robbie), spudorata aspirante attrice, Jack Conrad (Brad Pitt), divo indiscusso, Manuel (Diego Calva), tuttofare timido e volenteroso e di Sidney Palmer (Jovan Adepo), talentuoso trombettista. Storie di grandi ambizioni, di decadenza, di ascesa e caduta di personaggi che hanno fatto parte di qualcosa di grande: il cinema. Nel cast anche Jean Smart, Li Jun Li, P.J. Byrne, Lukas Haas, Olivia Hamilton, Tobey Maguire, Max Minghella, Rory Scovel, Katherine Waterston, Flea, Jeff Garlin, Eric Roberts, Ethan Suplee, Samara Weaving e Olivia Wilde.

Babylon – La Hollywood selvaggia del muto

Babylon, cinematographe.it
Brad Pitt e Diego Calva

Eccessivo, sfavillante, senza freni, spudorato e senza paura di osare: Damien Chazelle con Babylon volta le spalle alla storia sognante e romantica di La La Land, che parlava del sogno “pulito” di due artisti, la passione bruciante per la settima arte e per la musica, rispettivamente di Mia e Sebastian, tanto da farne ragione di vita. Qui le aspirazioni sono “selvagge”, l’obiettivo è diventare una star, anche se ci devi nascere star, come spiega Nellie LaRoy, diventare parte di qualcosa di più grande, di immortale come lo è il cinema. Strappando via quella patina dorata che ci ha fatto sempre guardare ai divi del cinema muto come a delle creature eteree, degli dei, il regista ci sbatte in faccia la loro vera natura a cominciare dalla spettacolare sequenza iniziale, quella della folle festa nella villa di un potente produttore di Hollywood, tra danze orgiastiche, fiumi di alcol, droghe di ogni tipo e … un elefante. Nellie è alla ricerca di fortuna, e grazie al suo carisma, alla follia e alla sua bravura riuscirà a ottenere quello che vuole. Jack Conrad, divo osannato del cinema muto, vive al massimo, collezionando matrimoni fallimentari, ingurgitando litri di alcol fino a svenire, partecipando a feste fino all’alba per poi presentarsi sul set ubriaco il giorno dopo riuscendo comunque a creare la “magia”.

Babylon, cinematographe.it
Margot Robbie

Un mondo che non perde il suo ritmo frenetico neanche sul set, con registi isterici e urlanti, scene ripetute all’infinito, cineprese sfasciate, comparse in rivolta, assistenti sempre di corsa, tutto per chiudere il confusionario ordine del giorno prima del tramonto. Un’epoca libera, disinibita, con i suoi protagonisti capaci di vivere in pieno quel furore che solo il cinema, la fama e tutte le sue conseguenze potevano dare, quando dall’anonimato si saliva nell’Olimpo di Hollywood. E Babylon ci racconta tutto questo, un’era destinata all’inevitabile collasso. Con il ritmo serrato di Whiplash e i sogni di celluloide di La La Land, con umorismo e lunghi e avvincenti piani sequenza ai quali il suo talento ci ha abituati, Chazelle accompagna i suoi personaggi verso il viale del tramonto, agli albori del sonoro, che dando voce a quei divi inarrivabili decreterà la loro fine perché considerati poco fonogenici.

Babylon – Viale del tramonto

Dalla vitalità alla stasi, fino alla malinconia, dal muto al sonoro quindi, per raccontare l’evoluzione non solo del cinema ma anche di un’intera società, che inizia a darsi regole morali, che sceglie la forma alla libertà dei costumi, che preferisce dive romantiche e “addomesticate” alla “pornografica” Nellie, quando i sensazionali party della vecchia Hollywood diventano un lontano ricordo a favore del perbenismo. Ma la decadenza non ha mai fine, nascosta sotto il tappeto, come dimostra il personaggio interpretato da Tobey Maguire, quasi una stoccata all’attuale Hollywood con i suoi dettami, gli ipocriti codici morali.

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Diego Calva e Jean Smart

Guarda lo spettacolare trailer di Babylon

A sopravvivere resterà un’idea, quella non morirà mai, il cinema, spiega la giornalista di gossip Elinor St. John (Jean Smart) a Jack, e lui sarà immortale grazie a questo, alla stregua degli dei e dei fantasmi. Tutto finisce e tutto si evolve come mostra il fantasmagorico e ambizioso finale, e il cinema rimarrà quell’evasione e quel sogno che strapperà sempre le persone dalla loro vita ordinaria, che farà sognare a occhi aperti guardando con ammirazione ai divi del momento ma forse maggiormente a quelli passati, come Jack, come Nellie, figure ispirate agli attori John Gilbert e Clara Bow, che Brad Pitt e Margot Robbie fanno loro, interpretandone al meglio lo spirito libero e affascinante.

In questo viaggio epico, disturbante (vi lasciamo il “piacere” di scoprire perché) e attraente allo stesso tempo, accompagnato dall’eccellente colonna sonora di Justin Hurwitz, vincitrice del Golden Globe, Damien Chazelle senza briglie manifesta il suo amore sconfinato per la settima arte, talmente appassionato da perdere la bussola, eccedendo in durata (3h e 10’!), quasi non volesse mai arrivare a una fine, sfogando la sua concezione di cinema senza paura, anche a costo di sembrare ridondante, cogliendo in questo modo lo spirito stesso del film e dei suoi protagonisti.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4