Backstage – Dietro le quinte: recensione del film di Cosimo Alemà
Backstage - Dietro le quinte, regia di Cosimo Alemà, racconta della passione e della voglia di emergere di un gruppo di giovani artisti che cantano e sognano il palco del Teatro Sistina. Dal 13 ottobre 2002 su Prime Video.
Backstage – Dietro le quinte, regia di Cosimo Alemà, produce Eagle Pictures, su Prime Video dal 13 ottobre 2022, è espressione di un genere poco praticato dalle nostre parti e che passa sotto l’etichetta di dance movie. Bottega americana, situata storicamente, anni ’80 o giù di lì. In effetti, i titoli più significativi sono tutti o quasi riconducibili a una certa industria e a una certa filosofia dello spettacolo. Saranno Famosi, Flashdance, una lunga lista. In retrospettiva, è risultato più facile esportare il prodotto singolo piuttosto che il pacchetto completo. Anche da noi, un filone a immagine e somiglianza dell’originale americano ha faticato a definirsi.
La sceneggiatura di Backstage – Dietro le quinte la firma Roberto Proia che già con Sul più bello e seguenti aveva dato prova della propensione a percorrere una strada poco battuta, l’idea cioè di italianizzare, rielaborandoli, spunti e suggestioni estranei al nostro dna. Il cast è nutrito. Nove attori esordienti, Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Yuri Pascale, Matteo Giunchi. Intorno a loro Giulio Pampiglione, Giulio Forges Davanzati, Irene Ferri, Jane Alexander e Adolfo Margiotta. Il gioco del film è di mantenere un equilibrio accettabile tra gusto italiano e ispirazione straniera, di modo che sia il primo a prevalere, senza perdere per strada la seconda. Di nostro c’è il repertorio musicale, e un palco pesantuccio come quello del Teatro Sistina.
Obiettivo Sistina per i protagonisti di Backstage – Dietro le quinte
Il Teatro Sistina è il desiderabile approdo. Backstage – Dietro le quinte comincia così, 111 ragazzi dai 16 ai 25 anni in fila davanti al sogno di un palcoscenico come pochi altri. Ne vengono scelti nove ma non è finita, lo show ha bisogno soltanto di quattro di loro. Il regista dello spettacolo si chiama James D’Onofrio (Giulio Pampiglione), icona della danza a cui a un certo punto è capitato qualcosa. Si prende cura dei nove aspiranti artisti ma per lo più da remoto, con durezza e senso delle proporzioni. Non si mostra in pubblico troppo a lungo, non si perde in chiacchere, manda sempre avanti Michele (Giulio Forges Davanzati), il capo squadra severo ma sadicamente giusto. Quando sei potente, puoi pagare qualcuno per essere arrabbiato al posto tuo.
I ragazzi sono un colorato catalogo di caratteri. Andrea (Aurora Moroni) arriva sempre in ritardo, ogni mattina la sveglia assomiglia un po’ a una variazione (fluida) sul tema il giorno della marmotta. Carmen (Ilaria Nestovito) ha un bel caratterino che come sempre in questi casi serve a nascondere qualcos’altro. Gennifer (Beatrice Dellacasa) sa mettere gli altri al loro posto. Sara (Geneme Tonini) e Flavio (Gianmarco Galati) fanno coppia, cosa può andare storto? Rudy (Yuri Pascale) è abbastanza scalmanato mentre Tommaso (Giuseppe Futia), letteralmente, fa la parte dell’artista in una gabbia dorata. Leonardo (Matteo Giunchi) è nelle, diciamo così, public relations. Giulio è l’entusiasta cocco di due mamme (Irene Ferri e Jane Alexander).
Caratteri, psicologie e un mucchio di particolari, quel tanto che basta per tirare dentro quanto più pubblico è possibile. Il film rifiuta la logica del tutti contro tutti. La competizione di Backstage – Dietro le quinte è collaborazione e positività, una rappresentazione anomala. Utopia? La messa in discussione di uno stereotipo? Un gioco di prestigio che consapevolmente mescola fatti e fiction? I ragazzi ballano, cantano, recitano, stupiscono, sbagliano. Fanno tutto quello che ci si aspetta da giovani cuori affamati. Cosimo Alemà ha alle sue spalle tre film e una valanga di videoclip. Qui l’intento è di allargare lo guardo. E mostrarci cosa succede prima dell’arte cotta e mangiata. La fatica, il sudore, i sogni e il caos privato.
Fare spettacolo sul dietro le quinte
Ciò che sta dietro le quinte deve anche restarci? Non necessariamente. Backstage – Dietro le quinte tratta in maniera spettacolare gli antefatti del processo creativo. Angoli bui e strade poco battute dal grande pubblico, che non sa perché non gli viene mostrato. Il sudore delle prove, la paura di un rifiuto o un sentimento che sboccia imprevisto. Cercare lo spettacolo dentro le fatiche e le soddisfazioni della vita reale, fare fiction insomma, significa organizzarne la materia drammaticamente, spazzare via i tempi morti, semplificare. Capita anche qui, come in ogni film che si occupi delle dinamiche e delle tensioni che presiedono all’espressione artistica, di semplificare e schematizzare, forse un po’ troppo. Sbarazzandosi di elementi e suggestioni che avrebbero meritato di finire nel quadro e isolandone altri. Perdendo leggermente l’equilibrio.
Nove giovani protagonisti e un affresco corale. Le interpretazioni, colorate e trasversali; cantano senza far ricorso al playback e questo è notevole, ballano, recitano, sommano talenti e ispirazione nel segno di una fluidità che qui è anche e soprattutto rifiuto degli schematismi e delle etichette. Dance movie è una formula e, come ogni formula, merita un sorriso e una punta di scetticismo. Personalità disegnate per offrire un quadro accogliente e inclusivo al massimo grado, l’intenzione di Roberto Proia e Cosimo Alemà qui sembra emergere troppo nitidamente e irrigidisce un po’ il film.
C’è uno spartiacque generazionale che definisce le emozioni, chi le prova e come si esprimono. Da una parte i giovani, gli allievi, allievi dello spettacolo e allievi della vita, che possono essere felici e soffrire ma sempre nel segno di uno slancio curioso e vitalistico. Dall’altra gli adulti, consumati dalla reputazione, dalle trappole dell’esperienza ma anche nobilitati da un senso più maturo e definito delle cose. Backstage – Dietro le quinte riversa sul regista, con qualche eccesso melodrammatico, i traumi, i dolori, le eredità scomode e divoranti dello spettacolo. L’ossessione creativa che prende tutto e mangia tutto ma sa anche ricompensare.
La scommessa decisiva il film riesce sostanzialmente a vincerla. Backstage – Dietro le quinte trova un ragionevole compromesso tra ispirazione straniera e cuore italiano. L’elemento autoctono, il Teatro Sistina tempio laico con il suo bagaglio di benevoli fantasmi, il nutrito repertorio musicale, sono i ganci che permettono al film di coesistere nel perimetro delle convenzioni e le dinamiche di un genere creato a latitudini e per sensibilità altre. La freschezza e la genuinità della confezione, il gusto per la smagliatura e l’imperfezione trattata in modo umoristico, sembrano appartenerci.