Balto: recensione del film d’animazione del 1995
La recensione di Balto, cult d'animazione del 1995 diretto da Simon Wells e prodotto da Steve Spielberg sulla storia vera di un cane eroico.
Balto, film d’animazione del 1995, è diventato nel corso del tempo prima un caso complesso, affascinante e poi un classico, nonostante il ben poco successo riscontrato al momento dell’uscita. La pellicola è diretta dal britannico Simon Wells, animatore e regista importantissimo nel settore (ha collaborato in titoli importanti come Chi ha incastrato Roger Rabbit, Ritorno al Futuro II e III, Z La Formica, Il Principe d’Egitto, la trilogia di Shrek, Madagascar, Kung Fu Panda e I Croods), ma è stata fortemente voluta da Steven Spielberg, il deus ex machina dietro l’opera e suo maggiore produttore.
La trama è liberamente ispirata alla storia vera del cane da slitta omonimo che prese parte a una staffetta nell’inverno del 1925 per consegnare un medicinale alla città di Nome, in Alaska, per curare un’epidemia di difterite. Un punto a favore del lungometraggio è il cast di doppiatori, tra cui troviamo Kevin Bacon, Bob Hoskins, Bridget Fonda e Phil Collins. Nella parte live action iniziale e finale invece Miriam Margoyles presta il suo volto alla Rosy anziana che racconta la storia.
Nell’anno della sua uscita Balto vinse il Premio come miglior film d’animazione al Kansas City Festival Critics Circle Award. La pellicola ha avuto due sequel: Balto – Il mistero del lupo (2002) e Balto – Sulle ali dell’avventura (2004).
Balto: la trama del film
Rosy (Margoyles) è a Central Park con la nipotina per mostrarle la statua costruita in onore di Balto, il cane che 70 anni prima le salvò la vita, e per raccontarle la sua storia. Nome, Alaska, gennaio 1925, a causa di una violenta epidemia di difterite, molti bambini, tra cui una piccola Rosy, si ammalano gravemente. La città è isolata a causa delle condizioni meteorologiche, quindi le tante richieste per un’antitossina alle grandi città continuano a non avere risposta.
Si decide quindi di far arrivare la medicina a Nenana, la città più vicina, e di andare a prenderla lì con una slitta trainata dai cani. Si organizza per questo una gara per selezionare i migliori cani da slitta per la missione. Qui entra in gioco Balto, il cui desiderio è compiere la traversata e salvare i bambini della città e conquistare il cuore di Jenna.
Per raggiungere il suo scopo il mezzo cane/mezzo lupo dovrà superare gli ostacoli della civiltà e della natura, ma soprattutto dovrà tornare alle sue origini e scoprire veramente chi è, così da trovare il suo posto nel mondo.
Balto: “Non è cane, non è lupo… Sa soltanto quello che non è.”
Balto racconta la storia di un viaggio. E non quello della famosa traversata per portare l’antitossina a Nome, che è solamente il pretesto narrativo, ma bensì quello alla scoperta di se stessi. Balto non è un cane né un lupo, è un outsider, un meticcio alla ricerca di se stesso. Le uniche sue frequentazioni sono due orsi polari goffi e generosi e Boris, un’oca saggia e scorbutica. Loro sono la sua forza, i suoi punti di riferimento e coloro, soli, che lo assisteranno nel momento del bisogno, fino al confronto finale con il lupo, momento catartico del film, in cui il protagonista riuscirà a guardare l’altra faccia della sua anima.
Il mondo si trasforma intorno a lui, facendo emergere piano piano gli aspetti più primitivi e i sentimenti più profondi della sua natura, con i quali dovrà gioco forza confrontarsi per capire chi è e cercare il suo posto nel mondo. La motivazione esterna è nella figura di Jenna, la cagnetta di cui Balto è perdutamente innamorato e la cui felicità è drammaticamente appesa a un filo. Questo fa del protagonista un eroe romantico, quasi shakespeariano, che per conquistare il cuore dell’amata finisce per cambiare il suo. Un cavaliere errante che deve affrontare il drago dentro di sé, superare il bosco e uscirne illuminato.
Un protagonista diviso a metà: città e natura, amore e paura, cane e lupo. Scoprirà ben presto che questa duplicità non è sintomo di una scissione, ma di una fusione straordinaria, che lo rende quello che è.