ROMA FF17 – Bassifondi: recensione del film di Trash Secco

Alla Festa del Cinema di Roma 2022 arriva Bassifondi, la storia del legame fortissimo tra due senzatetto nel cuore di Roma interpretati da Gabriele Silli e Romano Talevi.

Una storia d’amore, d’amore fraterno, intessuta di solitudine e impossibilità, materiali e affettive, è il cuore di Bassifondi, il dramma urbano ed esistenziale diretto da Trash Secco (Francesco Pividori) e prodotto da 11 Marzo Film con Rai Cinema. Alla Festa del Cinema di Roma 2022, protagonisti Gabriele Silli e Romano Talevi. Sono due senzatetto che vivono nel centro di Roma ma ai margini di tutto, senza altra possibilità di calore e riscatto che non sia quella offerta da un legame complicato e straziante. Servirà però del tempo, ai due, per accorgersene.

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Il soggetto lo firmano Trash Secco, i Fratelli D’innocenzo e Greta Scicchitano, a sceneggiare ci pensano solo i D’Innocenzo e chissà che, al fondo delle complesse dinamiche emotive che strutturano il rapporto di Romeo e Callisto, così si chiamano i due protagonisti, la coppia non abbia contrabbandato anche un po’ di turbolento vissuto fraterno. Può darsi, non lo sapremo mai. Ma non è questo l’importante. L’importante è capire Bassifondi. Cosa succede, come, perché. E poi tracciare un bilancio.

Bassifondi: Romeo e Callisto, uguali e diversi, ai margini nel centro di Roma

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Romeo e Callisto sono due senzatetto che vivono lì dove si sistema la maggior parte dei senzatetto di Roma, lungo le sponde del Tevere, a bordo fiume, proprio sotto i muraglioni. Vivono, per sadico contrappasso, nel centro della città, a un passo dai monumenti più celebrati, non troppo lontani dai palazzi del potere. La maggior parte della gente, cioè noi, gli passa sopra senza accorgersene. A lungo andare, è inevitabile che i due mondi si incontrino (leggi scontrino). Storia e cronaca di due umanità, quella di sopra e quella di sotto, l’immaginario è terra terra e sfortunatamente ha la sua presa. Romeo e Callisto vivono per forza di cose di espedienti e non possono non sbattere il muso contro quelli, gli altri. Le cose non vanno mai troppo bene, Bassifondi immerge il suo racconto esistenziale e fisico in un bagno di conflittualità e atmosfere opprimenti.

Romeo e Callisto visti da lontano si somigliano poco. Callisto (Romano Talevi) è basso, esuberante, ha la parlantina facile, la storia della sua vita scritta in faccia. Provocatore nato, sempre in cerca di un buon pretesto per litigare. Nella coppia è lui che comanda, lui che esprime una visione, lui che tira le fila, il grande burattinaio della povertà e dell’emarginazione che a un certo punto scopre di non avere niente, ma anche di non mancare di nulla. La morale della favola non è poi così zuccherosa, è vero che il legame con Romeo cambia le carte in tavola. Romeo (Gabriele Silli) è la sistematica negazione di tutte le verità di Callisto. L’altro è basso, lui è alto. L’altro parla sempre, lui sta zitto. L’altro ha la faccia imprecisa, lui più regolare. Callisto abbaia. Romeo, chissà, morde.

C’è anche una differenza più sottile. Non sappiamo con precisione cosa stia acquattato nel passato di Callisto, perché Bassifondi non lo vuole chiarire, ma scopriamo che Romeo aveva una famiglia, una moglie e dei figli. Basta ad aggiungere un fondo ulteriore di disperazione ed inadeguatezza su una base già intaccata. Per Bassifondi la povertà, il disagio sociale, è tutta questione di fisicità malandata. Sporcizia, toni acidi, muri screpolati ma anche corpi stanchi e piegati dalla malattia. Succede qualcosa a Romeo, un male dalla natura sfuggente e dai contorni imprecisi, ma all’improvviso cambia tutto. La precarietà e il dolore non ripiegano in un’esposizione narcisista e senza sbocchi. La sofferenza di Romeo cambia Callisto, magari solo l’esteriorità del rapporto con l’amico ferito, non il cuore. Viene fuori un gran bel sentimento, mentre tutto intorno le cose non vanno come dovrebbero.

Legami forti, il rapporto con la morte, due personaggi emozionanti

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Bassifondi non è cinema sociale nell’accezione più rigorosa e stringente del termine; lo scopo primo, il più evidente, non è proporre e articolare i contenuti di una sterile denuncia. La scelta stessa di tenere il focus puntato furiosamente sui due protagonisti, con un’enfasi sempre più pronunciata man mano che la storia procede, tradisce un’attenzione al dettaglio psicologico che contrasta con una lettura superficiale della storia e dei suoi perché. D’altronde, qui sta la contraddizione, è proprio la prima parte del film a suggerirci, col suo taglio simil-documentaristico e l’occhio sugli espedienti e i piccoli/grandi conflitti che animano le giornate dei due protagonisti, che ci sarebbe tanto da dire allargando lo sguardo.

Ma il film sceglie di sistemarsi nell’intimità di Romeo e Callisto e non è soltanto una posizione di regia e di sceneggiatura legittima, ma anche e sostanzialmente una scelta azzeccata. Bassifondi racconta bene quel miscuglio di tenace dipendenza e ostilità, perennemente sopra le righe, a tratti morboso ma anche commovente, che è l’amore, non l’affetto, badate bene, l’amore, tra Romeo e Callisto. Inevitabilmente attraversato dal rancore verso il mondo di sopra, il mondo degli “altri”, che non vede o finge di non vedere quello che succede al bordo del fiume. La regia di Trash Secco affida a Gabriele Silli e Romano Talevi due dolori, uno silenzioso e l’altro rumoroso, li intreccia e cerca di capire dove andare da qui. I due interpreti rispondono alla chiamata con un coinvolgimento che sa di vita e di verità (emotiva). Il viaggio del film è tutto interno alla coscienza. La ricompensa e la posta in gioco si somigliano: acquisire il senso di un legame e una prospettiva più nitida nel rapporto con l’inciampo esistenziale numero uno. La morte.

La valenza politica di Bassifondi emerge in controluce, si tratta di mettere in discussione la posizione dello spettatore e i limiti del suo sguardo, la consistenza e le ipocrisie connaturate a una parola, bella ma sempre molto difficile da posare a terra, come empatia. Eppure, qualcosa manca al film. Manca la capacità e l’agilità di illuminare in maniera costruttiva il rapporto tra personale e politico. Bassifondi lavora di fino sui sentimenti e disegna un vivo percorso di acquisizione di una consapevolezza interiore, sa creare un’atmosfera di oppressione e malessere potente ma non scevra da punte di dolcezza. Ma si dimentica, meglio non sa accogliere fino in fondo, il resto.

La curiosità per la vita da emarginati dei due protagonisti occupa la prima metà del film e poi sparisce, inespressa anche al di là di quelle che sono le intenzioni dell’autore. Il colossale cortocircuito della povertà nel cuore della prosperità, questo accumulo di grandezza e sfascio che non è solo l’anima e la storia di Roma ma anche la radiografia delle contraddizioni e delle polarizzazioni della società di oggi. La regia di Trash Secco ha un cuore grande, è disponibile ad accogliere tante idee. Serve tempo ed esperienza per imparare a farle coesistere al meglio.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.9