Belli Ciao: recensione del film con Pio e Amedeo

Finché ci sarà l’Italia non mancherà l’occasione di riflettere, in un modo o nell’altro, sull’eterno saliscendi Nord-Sud. Stereotipi, occasioni di scontro e confronto, umorismo e malinconia, è storia nota. Pio e Amedeo non si lasciano sfuggire la possibilità di dire la loro, comicamente, su una materia così scottante, con Belli Ciao. Commedia di Capodanno diretta da Gennaro Nunziante e in sala in Italia, la porta Vision Distribution, dall’1 gennaio 2022.

Un trasloco cinematografico che cambia un po’ le cose per il popolarissimo duo pugliese, che qui gioca a rimescolare le carte. Ridiscusso per l’occasione il taglio comico più scorretto e dissacrante, che non sparisce del tutto è chiaro, il film punta molto sulla situazione comica e sulla forza della struttura narrativa, più che sulla battuta nuda e cruda. Si ride, tanto, come non capitava da tempo sugli schermi italiani, con una leggerezza e uno spirito sbruffoncello costruiti per girare attorno alla domanda delle domande. Se la pone il film, se la sono posti in tanti nella vita di fuori. Cosa è meglio, partire o restare? Da che posto si parte, dove si arriva, di questo parla il film.

Belli Ciao: due amici. Uno parte e va a Milano, l’altro resta al Sud

Pio e Amedeo - cinematographe.it

Pio (Pio D’Antini) e Amedeo (Amedeo Grieco) sono amici per la pelle, praticamente da sempre. Insieme dall’infanzia, in un paesino pugliese leggermente fuori dalle grandi traiettorie della vita. La testa piena di sogni, vivere lontano dalle grandi città non vieta mica di averne. Pio vuole scalare i vertici della finanza mondiale, Amedeo invece vorrebbe diventare un grande medico. Fila tutto liscio fino allo spartiacque decisivo, la maturità, e a quel punto arriva il momento di prendere una decisione. Due decisioni.

Perché, nonostante le promesse di amicizia eterna, uno, Pio, parte e se ne va a Milano per inventarsi una carriera di manager di successo con tanto di compagna influencer. Mentre l’altro, Amedeo, resta al paese, si dedica al commercio di articoli sanitari e lotta per evitare l’emorragia di giovani dal meridione. Ora, il destino, cioè la sceneggiatura scritta a sei mani, Pio-Amedeo-Nunziante, riunisce la coppia per un’inattesa scorribanda nella Milano da bere che tanto piace in questi anni di sfrenata corsa al successo social/neoliberista.

Niente paura comunque, Belli Ciao stempera la profondità annidata in certe sfumature del suo discorso con la forza di un umorismo più leggero e corretto rispetto allo standard. Con tenacia ammirevole il film seziona e fa a pezzi, amichevolmente, molti degli stereotipi in voga su successo e realizzazione personale. Portati all’esasperazione in quest’epoca di corsa forsennata al consumo e di ostentazione patologica della propria intimità via social. Un’intimità modellata e rivista, perché il bluff funziona meglio così. Il luogo del film è una Milano rivista come stato mentale. C’è tutto: il bosco verticale, la lingua (top, adoro), il forestiero/a che imita l’inflessione del posto per dar l’idea di appartenere a un mondo che in realtà ha poca voglia di accogliere. Nel film la parte tocca a  Rosa Diletta Rossi di cui Amedeo si invaghisce. L’aperitivo, la mostruosa efficienza. Le regole di buon vicinato e la guardia di finanza.

Il film di Pio e Amedeo diverte girando attorno agli stereotipi

Belli Ciao cinematographe.it

Completano il cast Nicasio Catanese, incursione LGBT, Lorena Cacciatore, la compagna social di Pio. E soprattutto, Giorgio Colangeli sindaco dalla conversazione latineggiante, una Gegia dalla lingua tagliente e un Saverio Raimondo forzatamente ottimista. Belli Ciao non cerca in nessun modo di rispondere all’annoso quesito Sud-Nord. Mette alla berlina l’idea del successo facile e superficiale, senza aggiungere molto a quanto detto in precedenza, altrove. Neanche quando il film immagina un centro di recupero per meridionali trapiantati a Milano la satira va al di là del suo obiettivo immediato, una risata soddisfacente. Il Sud è qualcosa di più di un bel posto per le vacanze. Ma fin qui, c’eravamo arrivati tutti, non è che servisse il film. Giusto?

Belli Ciao gira intorno alle stereotipo senza mai allontanarsi. Chi si avvicina al film cercando risate, troverà soddisfazione. Se l’auspicio è d’altra parte quello di rintracciare, in questo esperimento di comicità “trapiantata”, un nuovo modo di pensare e raccontare la risata in Italia, la delusione è inevitabile. Ma sarebbe un modo sbagliato di leggere la storia e, cosa ancor più importante, le sue ambizioni.

Il film è un interessante tentativo per un duo comico popolare, ma da un’altra parte (tv), di adattare il senso e il ritmo della proria comicità alle esigenze di un mezzo altro come il cinema. Bello, ma parecchio esigente. C’è la curiosità di capire come il pubblico reagirà a questa svolta. Non politicamente corretta, perché Pio e Amedeo non si sono ammorbiditi troppo. Piuttosto un tentativo di riallineare gli ingredienti cercando un equilibrio tra vecchio e nuovo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.4