RomaFF14 – Bellissime: recensione del film di Elisa Amoruso
La recensione di Bellissime, il film del 2019 diretto da Elisa Amoruso e tratto dal libro di Flavia Piccinni indaga sul mondo del baby-modeling.
Da sempre il mondo della moda è stato oggetto di analisi e discussione da parte dell’arte del cinema. Innumerevoli le volte in cui l’ossessione per la bellezza, il culto del corpo e degli accessori in grado di valorizzarlo, l’inseguimento di un sogno di perfezione sono stati declinati a rappresentazioni ora realistiche, ora simbolico-surreali e poi, ancora, parodiche e grottesche.
In Italia sembra particolarmente interessata al tema Elisa Amoruso, regista di Chiara Ferragni: Unposted, documentario presentato quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia e immediatamente diventato fenomeno grazie a incassi da record.
Alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella Città, Amoruso prosegue il suo percorso con Bellissime. La storia è quella della giovanissima Giovanna, che nei primi Duemila è stata la baby-modella più gettonata d’Italia e non solo: per la bellezza di cinque anni, la piccola Giovanna è stata l’immagine di punta della Mattel, casa di Barbie. Compiuti i diciotto anni, Francesca vorrebbe seguire le orme di sua sorelle, cavalcando le scene che avevano costellato la sua infanzia di grandi e piccoli successi e momenti di fama, ma gli agenti sembrano chiuderle ogni porta in faccia, annullando ogni speranza di cominciare il suo viaggio come modella. Per questo riesce a strappare un’iscrizione a Miss Mascotte, ma la strada è più difficile di quanto non sembrasse. Poi c’è Valentina, che sogna il mondo dei reality e la televisione del successo “facile”.
Bellissime: l’ossessione per la bellezza e il mondo del baby-modeling
Amoruso introduce allo spettatore la sua protagonista con una sequela di immagini tratte da provini amatoriali di fronte a telecamere di vecchia generazione e, soprattutto, video che la vedono intenta ad attraversare con precoce disinvoltura e un sorriso stampato sul volto le runways che l’hanno resa, in tenera età, una vera e propria celebrità. La famiglia di Giovanna, poi, viene contestualizzata nel mondo contemporaneo con un’introduzione che stacca con le precedenti scene, prima di tutto, per colori e pasta (si passa da registrazioni non ben conservatesi nel tempo alle immagini digitali e ben definite costruite da Amoruso). A cambiare, nel passaggio da passato a presente, è anche il volto stesso della protagonista ora adulta in cerca di quella stessa gloria che anni dopo le appare, più che come ricordo lontano, come un sogno ormai opaco. Come tutte le ragazze della sua età, Francesca passa quasi staticamente il proprio tempo nella sua stanza, con le applicazioni sullo smartphone e davanti al suo laptop. Con lei vive sua madre Cristina, fanatica della pole dance (ha montato un palo in mezzo alla sua camera) e dell’attività fisica. Se l’intento è quello di continuare a guadagnare facendo la ballerina nei locali esclusivi di Ibiza, la perfezione è la parola d’ordine e non c’è scusa (nemmeno l’età) che tenga.
Bellissime esplora la materia trattata rimanendo in superficie
Quattro donne, in una stessa famiglia, accomunate dal desiderio di fare del proprio corpo un’assicurazione sulla vita e un lavoro a tempo pieno. Con Chiara Ferragni: Unposted la regista aveva costruito un discorso su cosa significhi, oggi, utilizzare il mezzo del social per costruire un impero finanziario, prendendo l’immagine simbolo di Ferragni ed esponendola come modello ideale, senza però scavare nel privato dell’affermata influencer (ormai, da anni, vera e propria celebrità) o senza provare a utilizzare il mezzo documentaristico per sistemare le tappe della sua ascesa verso il successo, senza espandere la riflessione sui mezzi di comunicazione e su cosa voglia dire, nel mondo digitale (e post-digitale), lavorare sulla propria immagine e fare del proprio volto un brand. Con Bellissime, però, Amoruso torna addirittura a tematiche ben più classiche, quasi “superate”, senza nemmeno tentare di disaminare la materia trattata. Della sottile equivocità del baby-modeling ci viene comunicata solo la parte glamour, di superficie, e dell’ancor più profonda (eppure esistente e basilare) correlazione con la sessualizzazione infantile in quello stesso cosmo non viene fatto cenno. Lo stesso potrebbe essere detto riguardo l’appena accennato discorso sulla competizione femminile, che viene affrontato soltanto in maniera trasversale e non sufficiente.
La regista sembra voler scomodare, ancora una volta, concetti e temi in potenza interessanti, ricchi di numerosi spunti di riflessione, a cui però dimentica di allegare le opportune esplorazioni che metterebbero in luce i paradossi e le contraddizioni degli ambienti perlustrati. L’approccio della regista è quello dell’indagine solo nella confezione, contraddistinta da uno stile al confine con l’amatoriale; ancora una volta, ci si limita semplicemente a subire la fascinazione di quegli universi, senza davvero capirne e illustrarne le dinamiche fondamentali e senza offrire molteplicità di voci, se non quella interna a un nucleo famigliare che è sufficiente a se stesso.
Il film è tratto dal libro Bellissime di Flavia Piccinni (pubblicato da Fandango Libri) ed è stato prodotto da TIMVISION e Fandango, che si occuperò anche della distribuzione nelle sale.