Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz: recensione del documentario
La recensione del film concerto che Gianfranco Cabiddu, Michele Mellara e Alessandro Rossi hanno realizzato sulla kermesse musicale sarda fondata da Paolo Fresu. In tour nelle sale dal 15 aprile 2024.
Il sodalizio tra cinema, arte e musica ha più volte trovato spazio sul grande schermo con progetti audiovisivi che hanno raccontato e mostrato storie e luoghi dove tale incontro ha generato e radicato esperienze indimenticabili destinate a durare nel tempo. Una di queste si tiene per una decina di giorni ad agosto da ormai trentacinque anni in quel di Berchidda, piccolo comune ai piedi del monte Limbara di poco più di 2.600 anime in provincia di Sassari, dove il celebre trombettista Paolo Fresu è nato nel 1961 e ha fondato nel 1988 il festival internazionale Time in Jazz, un importante appuntamento per gli addetti ai lavori e gli appassionati che coinvolge non solo i numerosi ospiti provenienti da tutto il mondo, ma anche le popolazioni delle località più suggestive della zona. Più della metà degli anni di vita della manifestazione, per la precisione venticinque, sono stati filmati da Gianfranco Cabiddu e dalla sua troupe nel corso delle varie edizioni. Ed è scavando in più di 1.500 ore di materiali d’archivio prodotti e digitalizzati, in gran parte inediti, che il regista sardo con la complicità dei colleghi Michele Mellara e Alessandro Rossi hanno realizzato il documentario Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz, che dopo il debutto al 41° Torino Film Festival ha dal 15 aprile 2024 iniziato il suo tour nelle sale distribuito da Cineteca di Bologna.
Un’epopea musicale e artistica raccolta in 90 minuti
Tra film concerto e di montaggio, Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz è un’epopea musicale e artistica raccolta in 90 minuti che possono essere al contempo gioia per gli occhi e soprattutto per le orecchie dello spettatore. Un’operazione, questa, che attraverso la visione e l’ascolto hanno il potere evocativo di fare rivivere a chi era presente nelle edizioni passate e a chi non lo era e magari lo sarà in quelle avvenire, il magma di emozioni che le performance degli artisti (tra cui Ornette Coleman, Stefano Bollani, Carla Bley, Lella Costa, Uri Caine, Erri De Luca, Bill Frisell, Enzo Avitabile, Dhafer Youssef, Fabrizio Bosso, Enrico Rava e Richard Galliano) che si sono succeduti sui palcoscenici improvvisati nelle chiese campestri e in suggestive cornici naturali, selvagge e incontaminate della Sardegna (torna alla mente Heima di Dean DeBlois sul tour islandese dei Sigur Rós svoltosi nell’estate del 2006) hanno regalato alle platee. Il ché lo rende, indipendente dal risultato e dalle scelte operate dagli autori, un documento importante e prezioso, poiché rappresenta la testimonianza diretta, impressa e trasmessa a futura memoria di un festival unico nel suo genere, in cui è transitato il meglio della musica, non solo jazz, nazionale e internazionale e dove sono cresciute generazioni di pubblico e di appassionati. Insomma un lascito per la memoria, ma anche un punto da dove ripartire per i prossimi decenni.
Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz è il risultato di un lungo e accurato lavoro di selezione e di montaggio durato tre anni
Attraverso un lungo e accurato lavoro di selezione e di montaggio durato tre anni, che chi è del mestiere sa quanto complesso possa essere dare una forma e un’esistenza ex-novi a materiali pre-esistenti di formati, qualità e supporti differenti, gli autori miscelano e intrecciano memoria e contemporaneità per creare un percorso emozionale e fisico che si riversa in una sintesi visiva e musicale di una storia multiforme e ancora in corso di evoluzione. Ecco che Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz si presenta con una struttura architettonica fluida e non lineare che non procede per sequenze storiche di avvenimenti, aneddoti e cronologie, ma si muove per linee parallele di assonanze e attrazioni, viaggiando tra passato, presente e futuro. Tale modus operandi permette al film di dotarsi di una confezione non preconfezionata e scontata, preferendo a questa un flusso imprevedibile all’insegna della scoperta e del trasporto derivante dalla visione e dall’ascolto di musiche e parole.
Le interviste a Paolo Fresu sono la linea guida del racconto
Il tutto è tenuto insieme dal Cicerone di turno, che non poteva non essere che Paolo Fresu, fondatore e maestro di cerimonia della kermesse. Non è la prima volta che ciò avviene, basta infatti ripensare a 365 Paolo Fresu, il tempo di un viaggio, il biopic in cui Roberto Minini-Meròt descrive e racconta, con respiro corale, la figura umana e artistica del trombettista sardo. Anche in questo caso è lui la guida orale, ma stavolta la narrazione si concentra sulla rassegna musicale da lui creata, che rappresenta un capitolo importante della sua storia umana e artistica. Sono dunque le varie interviste da lui rilasciate nel tempo, insieme ai racconti dei testimoni e allo sguardo affascinato verso il territorio, le sue asperità e le sue dolcezze, il cuore pulsante di un progetto che imprime nella retina, nella mente e nel cuore di chi la guarda gli highlights di una manifestazione che è una vera e propria eccellenza.
Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz: valutazione e conclusione
Alla base del documentario scritto e diretto a sei mani da Gianfranco Cabiddu, Michele Mellara e Alessandro Rossi c’è un lungo e accurato lavoro di selezione e montaggio realizzato navigando a vista tra oltre 1.500 ore di materiali d’archivio. Il risultato è un film concerto che mescola passato, presente e futuro, memoria e contemporaneità, per fare rivivere sullo schermo trentacinque anni di emozioni e straordinarie performance legate al kermesse musicale fondata e diretta in terra sarda dal celebre trombettista Paolo Fresu. È lui a raccontare attraverso interviste rilasciate nel tempo la mission e gli highlights più significativi di un evento unico, con il documentario che lo consacra e al contempo lo trasmette a futura memoria. Seguendo un flusso emotivo e appoggiandosi alle parole del creatore e maestro di cerimonia, Berchidda Live. Un viaggio nell’archivio Time in Jazz evita la struttura cronologica classica per portare sullo schermo un’esperienza audiovisiva che è gioia per le orecchie degli addetti ai lavori e degli appassionati.