Bestiari, Erbari, Lapidari: recensione da Venezia 81

La coppia di documentaristi D'anolfi e Parenti celebrano, per la sezione Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 81, l'esistenza.

Bestiari, Erbari, Lapidari. Al contrario. Lapidari, Erbari, Bestiari. Il documentario alla Mostra del Cinema di Venezia 81 per la sezione Fuori Concorso, che Massimo D’Anolfi e Martina Parenti dirigono in tre atti: l’urlo, la quiete, la mimetizzazione.

Bestiari, Erbari, Lapidari: il documentario a Venezia 81

Bestiari, Erbari, Lapidari; cinematographe.it

L’osservazione, ormai esperta, dei due autori evidenzia l’utilizzo, scelto e voluto, di un linguaggio diversificato, non umano, che nelle tre fasi gradualmente tende a rarefarsi, a dissolversi, a divenire immagine muta di una Natura immortale che prende il sopravvento sulla mortalità dell’uomo. I tre Regni della Natura che si raccontano attraversando la storia, attingendo ad una ricerca scientifica d’archivio che evidenzia, nel tempo, i cambiamenti subiti per mano umana.

D’Anolfi e Parenti, autori di Spira Mirabilis ( Venezia 73) e Guerra e Pace ( Venezia 77), con Bestiari, erbari, lapidari tracciano un percorso di alienazione umana, riducendone, criptando la presenza e celebrando la maestosità elitaria e perenne di una Natura che è destinata a sopravvivere all’uomo: ciò, al contrario, non può accadere. I due grandi documentaristi lo dimostrano abbandonando la parola e servendosi in modo esclusivo dell’immagine più antenata.

Bestiari, Erbari, Lapidari: l’analisi dell’immaginazione

Bestiari, erbari, lapidari è la sintesi documentaristica dell’intero percorso dei due autori; è l’invito ad un viaggio silenzioso, all’ascolto poetico di immagini che si si susseguono dando originalità, unicità al loro cinema. La loro intenzione è testimoniare, attraverso uno studio storico-scientifico e un esercizio “sentimentale” il legame profondo e invisibile tra la Natura e l’umanità. Ma è anche sottile ed elegante denuncia nei confronti di un uomo la cui visione risente di una miopia distopica.   

Tre atti e tre regni; disintegrazione e sopravvivenza

Primo atto: Bestiari. “Nel Medioevo si trattava di una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali e immaginari), accompagnate da spiegazioni moralizzanti”. Secondo atto: Erbari. “Testi che descrivevano le virtù delle piante”. L’orto Botanico della città di Padova, vera oasi per i credenti del culto vegetale; dialogo costante impregnato di “vita naturale”; nutrimento per un futuro longevo. Terzo atto: Lapidari. “Testi che mostravano le proprietà delle rocce e dei minerali”. Immaginazione e memoria!

Bestiari, Erbari, Lapidari: conclusione e valutazione

Bestiari, Erbari, Lapidari;
Cinematographe.it

Bestiari, Erbari, Lapidari è un documento che sperimenta l’immagine contemporanea attraverso il flusso sequenziale del vecchio archivio. Il cinema come “contenitore” di un concetto che rimarca la memoria. Anolfi e Parenti sono espressione di un cinema nuovo; loro stessi dicono “di un cinema che ha a che fare con il mistero e in questo senso è compagno della poesia”; un cinema che attraverso le immagini restituisce al mondo, alla storia, all’uomo il senso poetico della vita, del reale.

Il documentario è un esemplare didattico invidiabile, che non subisce la “paralisi” della scrittura e si concede la possibilità di navigare all’interno di una ricerca che si snoda, si sdoppia, si moltiplica in mille combinazioni filosofiche. Un cinema che abita il mistero e si muove attraverso l’osservazione, la curiosità, la ricerca d’archivio, la pazienza di due documentaristi che rendono le immagini poesia chiedendo allo spettatore di accompagnarli nelle loro ricerche.

Bestiari, Erbari, Lapidari è un film diretto dalla coppia di documentaristi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Presentato per la sezione Fuori Concorso Venezia 81.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

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