Bianca come il latte, rossa come il sangue: recensione del film con Luca Argentero

Bianca come il latte, rossa come il sangue è un film del 2013, diretto da Giacomo Campiotti e con protagonisti Filippo Scicchitano, Gaia Weiss, Luca Argentero e Aurora Ruffino. Il film, pur essendo tratto dall’omonimo bestseller di Alessandro D’Avenia, decide di  non seguire perfettamente la linea narrativa del libro, pur rispettandone gli aspetti generali.

Bianca come il latte, rossa come il sangue – ambientato a Torino – segue le vicende di Leo, un sedicenne con la mente in fermento e poca voglia di studiare, convinto che sia tutta una perdita di tempo, nonostante non abbia le idee chiare su come impiegarlo in altro modo. A tamponarne svogliatezze ed intemperanze il buffo e simpatico Niko (Romolo Guerreri) e l’amica di sempre Silvia, segretamente innamorata di lui ma sempre pronta a sostenerlo, anche quando Leo perde la testa per la bellissima Beatrice, una compagna di scuola  di un anno più grande di, che lo strega con i suoi bellissimi e fluenti capelli rossi come il sangue.

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Silvia

Leo vorrebbe dichiararsi ma gli manca il coraggio, convinto che Beatrice sia assolutamente inarrivabile per uno come lui, chiede allora ancora una volta l’aiuto di Silvia che però – soffrendo per l’ennesima conferma del disinteresse dell’amico – decide di non giocare pulito, contribuendo a rimandare la conoscenza tra i due fino a quando sembra essere troppo tardi, date le gravissime condizioni di salute in cui si scopre riversare Beatrice…

Il mondo di Leo, allora, passa dall’essere rosso come la vita e la passione, al diventare pallido ed insignificante come il bianco e, sopraffatto dalla rabbia e dal dolore, il ragazzo decide di rompere con Silvia e dedicarsi totalmente a fare il possibile perché Beatrice stia meglio. Ma il vero innamoramento non è solo impeto ed attrazione e – grazie alla generosa sensibilità dell’oggetto dei suoi sogni – Leo imparerà che tra rosso e bianco esistono molte sfumature, e che è la loro fusione – il rosa – a meglio rappresentare l’amore.

Bianca come il latte, rossa come il sangue: una storia di amore e dolore, vissuta sull’altalena emotiva dell’adolescenza

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Bianca come il latte, rossa come il sangue sottolinea l’estremismo del sentire adolescenziale attraverso la metafora dei colori, accostando il tipico agire all’insegna del “o tutto o niente” la scelta fra “rosso o bianco”. Leo dipinge la sua stanza a seconda delle emozioni vissute, lasciando che a guidare le sue azioni siano i sentimenti suscitati dalla chioma e dal viso di Beatrice, una ragazza che non conosce affatto ma che è sicuro di amare. L’aspetto più crudele della vita, tuttavia, offre presto al protagonista l’occasione per confrontarsi con la pericolosità delle apparenze, rivelandogli che i bellissimi capelli di Beatrice non sono altro che una parrucca per mascherare l’effetto devastante della chemioterapia.

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Il colpo è troppo duro per Leo, impreparato ad affrontare la morte prima di essersi davvero affacciato alla vita, e solo il confronto forzato con il suo giovane e sognatore insegnante di storia e filosofia riuscirà a spingerlo ad affrontare il dolore e a trasformarlo in qualcosa di costruttivo ed edificante, mentre la povera Beatrice si prepara ad affrontare il suo destino cercando di ferire il meno possibile i sentimenti del suo nuovo amico.

La regia di Giacomo Campiotti indugia sulla natura confusa e sregolata dei sentimenti che caratterizzano il periodo che si frappone tra la spensieratezza dell’infanzia e la forzata presa in carico di disillusioni e responsabilità che caratterizza l’avvicinarsi dell’età adulta, quando ci si accorge che esiste anche la morte e che il tempo è un bene prezioso che non può più essere sprecato.

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Calcando forse un po’ troppo la mano sulla rappresentazione visiva di tale travaglio interiore (vedasi i tanti cambiamenti di colore delle pareti della camera di Leo), reso a tratti ulteriormente appesantito dalle musiche eccessivamente didascaliche dei Modà, dopo la visione di Bianca come il latte, rossa come il sangue resta la sensazione che si sarebbe potuto lasciare più libertà espressiva ai sentimenti narrati, senza pilotare eccessivamente le emozioni suggerite dalle situazioni mostrate.

Buona invece la caratterizzazione dei personaggi, in cui ognuno riesce ad assicurarsi un momento da protagonista, rendendo avvincente e scorrevole la visione di un film al quale resta – pur con i limiti di una sceneggiatura che lascia poco spazio ai colpi di scena- il merito di essere riuscito a raccontare una situazione tragica con sufficiente leggerezza,  evidenziandone il potenziale evolutivo e comunicando il fondamentale messaggio che la morte non debba necessariamente essere la fine di tutto.

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Bianca come il latte, rossa come il sangue è stato prodotto da Lux Vide in collaborazione con Rai Cinema; nel cast anche Flavio Insinna, Cecilia Dazzi, Roberto Salussoglia, Pasquale Salerno, Michele Codognesi, Ilaria Ingenito, Eugenio Franceschini, Luca Terracciano e Valerie Sibilia.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8