Bitch Planet: recensione dell’albo edito da Bao Publishing
In un futuro ultra-moralista e misogino esiste un pianeta-prigione sul quale vengono mandate solo le donne più pericolose per la società terrestre. Si chiama Avamposto Detentivo Ausiliare ma è più noto come: Bitch Planet. Kelly Sue DeConnick (già autrice di Pretty Deadly) e Valentine De Landro creano una straordinaria serie sci-fi che racconta le vite delle detenute di un pianeta correzionale per sole donne, e dei retroscena che, sulla Terra, ne governano le logiche detentive. In libreria dal 15 gennaio per BAO Publishing.
Ispirata ai film di genere exploitation conosciuti come women in prison, DeConnick ha immaginato un futuro in cui le donne ritenute pericolose per la società vengono recluse in un pianeta-prigione da un governo ultra-moralista e misogino e utilizzate come gladiatrici per rendere più spettacolare lo sport più seguito e amato in tv: il “Duemila”, una variante del calcio fiorentino. L’engagement del pubblico da casa è la sola cosa che conta per gli sponsor e per il governo. Cosa è disposto a fare un regime immorale e moralista per dare al popolo il suo panem et circenses?
Bitch Planet
Nel mondo del fumetto, oggigiorno la concorrenza è diventata veramente alta e trovare prodotti validi è impresa sempre più ardua; ci sono storie mozzafiato ma che sanno di già visto, sceneggiature deboli con chine stupefacenti oppure viceversa. Bitch Planet osa in tutto e per tutto rischiando veramente la pelle ma, per nostra fortuna, esce da questa battaglia come un vincitore totale!
L’albo di Bitch Planet edito da BAO Publishing racchiude i primi 5 numeri di questa serie ambientata in un futuro non troppo lontano, con una storia che strizza l’occhio a numerose opere cinematografiche e fumettistiche: si passa da capolavori come Watchmen o V per Vendetta di Alan Moore, a film diventati cult come Atto di Forza, Rollerball, THX 1138 (primo film di George Lucas da noi rinominato L’uomo che fuggì dal futuro) e Blade Runner per non parlare di film usciti negli ultimi anni che sicuramente contribuiscono al climax dell’albo come Battle Royale; Bitch Planet è completamente godibile ed ha una sola grande pecca: quella di finire e farci rimanere con il fiato sospeso; ognuno dei 5 episodi presenti nel primo volume scava in profondità nel passato delle protagoniste come se fosse una serie tv.
Una delle genialate dell’intero albo è sicuramente la voglia di sottolineare la differenza tra flashback (sapientemente disegnati e colorati con uno stile vintage da fumetto anni ’60, un po’ come accadeva in Watchmen con il comic nel comic I racconti del vascello Nero) e il tempo reale, il che fa diventare l’intera opera un B-Movie d’annata nostalgico ma che sicuramente catturerà il cuore degli appassionati.
Soffermandoci ancora sullo stile visivo dell’albo, Bitch Planet non solo ha care le tematiche dei film anni ’80 ambientati in un prossimo futuro, ma sa perfettamente come colpire al cuore i geek più sfegatati dell’universo vintage/steampunk/sci-fi: alla fine di ogni numero, come succedeva all’interno dei giornalini che acquistavamo ogni settimana in edicola, si possono trovare degli annunci pubblicitari dallo stile datato che danno l’opportunità (finta) di poter acquistare oggetti particolari a pochissimo prezzo, come gli occhiali a Raggi X al costo di 1$ o un corso per diventare ipnotista.
Acquistare o non acquistare Bitch Planet? Se siete amanti del genere sci-fi e del cinema d’annata, se amate le storie forti ma allo stesso tempo comiche e se volete leggere qualcosa di innovativo ed estremamente affascinante non potete farvi assolutamente scappare questo albo, se invece siete scettici acquistatelo ugualmente: non rimarrete delusi!