Blood Red Sky: recensione dell’horror Netflix
La recensione del vampyr-movie ad alta quota di Peter Thorwarth con Peri Baumeister. Disponibile su Netflix dal 23 luglio.
Tante volte la paura, la violenza e l’orrore hanno fatto capolino ad alta quota, salendo a bordo di un aereo per trasformare un normale volo di linea in un’odissea tra le nuvole. Nei decenni, i personaggi di turno ne hanno viste davvero di tutti colori, affrontando loro malgrado minacce di ogni sorta, umane e non. Rispolverando la lunga lista di film e serie ambientati su aerei e appartenenti ai filoni dell’horror, dell’action e del thriller, a memoria però non c’è traccia di vampiri nelle liste passeggeri. Motivo per cui la trama di Blood Red Sky, disponibile su Netflix dal 23 luglio, ha subito attirato la nostra attenzione e quella di tutti gli appassionati del genere.
Blood Red Sky: un vampyr-movie che mescola senza soluzione di continuità horror e azione
Quello diretto da Peter Thorwarth è un vampyr-movie che mescola senza soluzione di continuità horror e azione, ma con quella dose di cruenta ferocia grondante sangue del quale Blade ad esempio è sprovvisto. Lo spunto di partenza è già di per sé un’efficace calamita per i cultori della materia, che si sono trovati al cospetto di un’ambientazione inedita per un progetto di questo tipo. La cabina di pilotaggio, la stiva, la prima e la seconda classe, si trasformano nel campo di battaglia che coinvolge un gruppo di terroristi, l’equipaggio e i malcapitati passeggeri di un volo dalla Germania agli Stati Uniti. Tra questi c’è Nadja, una donna che si vede costretta a cedere al proprio lato oscuro, quello che ha combattuto e tenuto nascosto, ossia di una vampira che pur di difendere il figlio di dieci anni decide di agire, trasformando i predatori in prede.
Blood Red Sky è una lotta per la sopravvivenza senza esclusione di morsi
Il risultato è uno scontro estenuante lungo due ore in un perimetro circoscritto e claustrofobico, laddove si consuma una lotta per la sopravvivenza senza esclusione di morsi in un autentico bagno di sangue. Del resto che quest’ultimo e il cielo fossero i protagonisti assoluti della pellicola del cineasta tedesco lo avevamo ampiamente intuito dal titolo. Di fatti, se non fosse per il prologo e l’epilogo in aeroporto, Blood Red Sky sarebbe a tutti gli effetti un kammerspiel in volo caratterizzato da un’unità spaziale definita come in Air Force One, United 93, Snakes on a Plane, 7500, Non-Stop o Flightplan. Thorwarth, che ha scritto il film a quattro mani con Stefan Holz, chiama in causa gli immancabili terroristi, ma stavolta a mettere loro i bastoni tra le ruote interrompendo il dirottamento ci pensa una madre vampiro.
Blood Red Sky regala agli appassionati di cinema di genere le giuste dosi di spaventi, tensione e sangue
Sta qui il colpo di coda dello script, sulla carta semplice, ma di fatto inedito ed estremamente efficace nella resa, che permette agli autori di dare forma a sostanza a un valido prodotto di genere dotato di un registro a cavallo tra quello dell’action e l’horror. Il cocktail a base di cinetica e terrore, nel quale trova spazio la rottura della linearità cronologica del racconto attraverso l’uso dei flashback per ricostruire il passato della donna, regala agli appassionati le giuste dosi di spaventi, tensione e di sangue. Se questo era lo scopo del regista, allora Blood Red Sky si può considerare un prodotto audiovisivo a buon mercato più che sufficiente, dove tra l’altro le performance attoriali, a cominciare da quella di Peri Baumeister nei panni di Nadja, non sono dei meri accessori.