Blue Valentine: recensione
Blue Valentine è la storia di un epilogo. Ciò è chiaro fin dai primi fotogrammi in cui, attraverso le semplici azioni che accompagnano la quotidianità di una colazione in famiglia, intravediamo quell’insofferenza e rassegnazione che sono la tipica anticamera della fine di un amore, consumato dagli anni o forse dalla mancanza di quella scintilla che fin dall’inizio avrebbe dovuto accenderlo.
Dean –Ryan Gosling– e Cindy- Michelle Williams– sono una coppia sulla trentina e hanno una bambina; lei infermiera e lui operaio, si conoscono poco prima di affrontare insieme un momento di grande difficoltà in cui Cindy trova nel suo compagno il sostegno di un amore puro e incondizionato.
Blue Valentine ci mostra l’ultimo disperato tentativo di Dean di tenere in piedi questo amore, attraverso il potere evocativo dei ricordi e di una notte passata insieme in un Motel, un territorio neutro, lontano dallo spazio-tempo quotidiano, dove la coppia preferisce (profeticamente) la “stanza del futuro” alla “stanza di Cupido”.
Il tema, potenzialmente molto disturbante, non è certo ciò che rende quest’opera memorabile. La sua grandezza sta piuttosto nella completa onestà dei protagonisti, che ci mostrano le emozioni – a volte anche feroci – che il fallimento può suscitare, con sapiente abbandono e senza mai risultare eccessivi.
A pelle sembra più facile simpatizzare per Dean: è lui il più semplice, il meno rassegnato, forse il meno maturo ma sicuramente quello che fra i due ha ancora forza e voglia di lottare. Cindy ha un passato pesante, forse per lei è più difficile riuscire ad essere felice ma la sensazione è che ciò che il regista vuole mostrarci è semplicemente la differenza che spesso si osserva fra uomini e donne nell’approccio all’amore.
Dean dice:
Non so, penso che gli uomini siano più romantici rispetto alle donne: quando ci sposiamo, lo facciamo con quella giusta; resistiamo per tutto il cammino, perché, quando conosciamo quella giusta, pensiamo che saremmo degli idioti, se non la sposassimo, è così meravigliosa!”
Mentre Cindy pensa:
“Come puoi fidarti dei sentimenti quando possono scomparire così in fretta?”
Blue Valentine: la fine di un amore raccontata attraverso l’incanto e la reticenza suscitate dalla verità
La regia magistrale di Derek Cianfrance completa questo intimo e profondo viaggio nella psiche umana: la cura maniacale ma mai intrusiva per i dettagli permette allo spettatore di comprendere rapidamente i passaggi dal presente al flash-back senza allentare il coinvolgimento emotivo, dando la sensazione di essere completamente dentro al cuore e alle emozioni, a volte confuse e contraddittorie, dei personaggi.
La scelta di trasfigurare leggermente il corpo dei protagonisti arricchendo col potere delle immagini il contrasto fra il passato – in cui entrambi appaiono giovani e radiosi – e il presente – che li vede invecchiati e spenti – si rivela essere la chiave per leggere il film nella maniera corretta: non una storia d’amore ma una storia sulle conseguenze dell’amore, in cui il peso delle aspettative tradite grava sui volti e sui corpi stanchi e segnati dei due, seppur ancora giovani, protagonisti.
Il finale ci ricorda ancora una volta che stiamo assistendo ad una storia sfacciatamente realistica, in cui il lieto fine non è sempre possibile ed in cui la soluzione scelta non è necessariamente la migliore ma, semplicemente, l’unica possibile.
Il risultato è un difficile (quasi impossibile non immedesimarsi almeno nella paura che ciò che vediamo possa succedere a noi) ma completamente appagante sguardo su uno scorcio di vita reale, profondamente apprezzabile da chi crede che la magia dell’amore non stia necessariamente solo nella sua realizzazione ma, anche e soprattutto, nel potere di segnare comunque indelebilmente le esistenze umane. Toccante.