Blur: To the End – recensione del documentario 

La recensione del docu-film che Toby L. ha realizzato sull’attesa reunion della celebre band britannica. Nelle sale dal 24 al 26 febbraio 2025.

Ci sono band che più di altre hanno lasciato un marchio indelebile nella storia della musica. Una di queste è quella dei Blur, il celebre gruppo formato da Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree, considerato tra i maggiori esponenti del britpop prima e in una seconda fase dell’indie rock e dell’alternative rock. Dopo otto anni di silenzio, seguito al doloroso scioglimento che aveva nel 2015 trafitto il cuore di milioni di fan in tutto il mondo, l’ensemble originario di Colchester si è riunito all’inizio del 2023 per registrare nuove canzoni per l’album The Ballad of Darren, il nono in studio, prima di prendere parte al fortunatissimo tour terminato con il sold out allo stadio Wembley nel luglio della stessa estate davanti a 80.000 persone. Ed è quanto accaduto durante il capitolo più recente dell’esistenza della band ad avere dato forma e sostanza audiovisiva al documentario firmato da Toby L. dal titolo Blur: To the End, nelle sale dal 24 al 26 febbraio 2025 con Adler Entertainment dopo l’anteprima italiana all’11esima edizione del Seeyousound International Music Film Festival di Torino.

Blur: To the End aggiunge nuove pagine alle memorie testamentali dedicate alla storia della celebre band britpop

Blur: To The End cinematographe.it

La visione rappresenta un’occasione  per chi come noi ha adorato l’ultimo album, per chi sempre come noi ha amato e continua ad amare la band, ma anche per tutti coloro, noi compresi, che non hanno potuto assistere in presenza a nessuna delle tappe del tour e in particolare all’indimenticabile concerto londinese. Al suo interno il classico coro greco di interviste, un collage di performance live delle loro canzoni più iconiche e amate durante i concerti, tra cui Tender e Song 2, Girls And Boys e Woo hoo, una raccolta di materiali di repertorio che riavvolgono le lancette dell’orologio sino agli esordi e che ripercorrono alcuni momenti chiave del percorso trentennale, filmati della band in studio e della loro vita on the road nel corso dell’ultima tournée. Sono queste le possibilità offerte dal docu-film, che lo rendono a suo modo prezioso e imperdibile, aggiungendo pagine ulteriori alle memorie testamentali dedicate precedentemente al gruppo inglese. Quello in questione è infatti il quarto progetto che lo vede protagonista dopo Starshaped (1993), No Distance Left to Run (2010) e New World Towers (2015), ma è anche il più completo e strutturato tra quelli realizzati fino a questo momento.

Blur: To The End è un pretesto per trascorrere del tempo in intimità con la più longeva delle band inglesi

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Blur: To The End è un pretesto per trascorrere del tempo in intimità con la più longeva delle band inglesi, che è stata al centro della vita culturale britannica e non solo per oltre trent’anni. Il ché si tramuta in un’opportunità per conoscere più in profondità la relazione unica che ha unito e continua ad unire quattro amici di vecchia data. In questo l’autore ha saputo dosare in maniera efficace ed equilibrata la dimensione pubblica con quella privata, quella artistica con quella umana, andando così incontro alle diverse esigenze di un prodotto come questo. Il risultato è qualcosa che riesce ad andare al di là della cronistoria di una reunion frutto di un collage degli highlights più significativi dell’evento. Non manca il dietro le quinte di quanto accaduto, catturato in presa diretta dalle cineprese del regista on, out e nel backstage, ma c’è pure quel lato B che spesso viene meno per fare spazio alla mera celebrazione e che restituisce sullo schermo la fotografia del quartetto da adulto. La vicinanza e l’entrata in punta di piedi nella sfera privata, che funge da controcampo emozionale a quella già esplorata in passato nei suddetti lavori che si sono concentrati prevalentemente sulla componente artistica, sulle sperimentazioni sonore portate avanti negli anni e ovviamente sul successo planetario del gruppo, ne fanno un ritratto molto più profondo e tridimensionale nel concept e nell’architettura, come avvenuto pure in Rip Up The Road, in cui Toby L. aveva catturato  la vera essenza di una delle band più importanti e amate dalle passate generazioni, vale a dire i Foals.

Blur: To the End – valutazione e conclusione

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Gli estimatori dei Blur e i nostalgici del britpop, movimento musicale molto popolare negli anni novanta, non possono assolutamente farsi sfuggire il documentario che Toby L. ha realizzato sull’attesa reunion del 2023 della celebre band britannica formata da Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree. Un’operazione classica nel format, con interviste, backstage e materiali d’archivio, ma capace di andare oltre la celebrazione fine a se stessa attraverso un equilibrato mix tra la sfera pubblica e quella privata, tra la componente artistica e quella umana. La vicinanza della macchina da presa ai membri della band permette allo spettatore di turno di trascorrere dei momenti intimi e condividere gli stessi spazi con i protagonisti, così da raccontare anche quello che c’è dietro la trentennale carriera del gruppo britannico, ossia l’amicizia e le emozioni.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7