Boogie Nights – L’altra Hollywood: recensione del film
La nostra recensione di Boogie Nights - L'altra Hollywood, opera seconda di Paul Thomas Anderson incentrata sull'industria pornografica di fine anni '70
Nel tracciare un bilancio della carriera densa e stratificata di un vero e proprio maestro del cinema contemporaneo come Paul Thomas Anderson, è pressoché impossibile non partire dal bizzarro e malinconico Boogie Nights – L’altra Hollywood. Non tanto perché questo film del 1997 sia l’opera seconda del regista americano dopo il sorprendente esordio Sydney, ma perché al suo interno troviamo molti dei tasselli che andranno in seguito a comporre la poetica di uno dei pilastri del cinema hollywoodiano degli ultimi decenni.
Attraverso la cinica e disillusa rappresentazione dell’industria pornografica americana a cavallo fra anni ’70 e anni ’80, Boogie Nights – L’altra Hollywood poggia infatti le fondamenta per quel meraviglioso incrociarsi di persone e di destini che sarà il successivo Magnolia, ma al contempo attacca anche la logica capitalista americana, capace di inglobare anche un’industria che per definizione dovrebbe essere scevra da ogni condizionamento come quella pornografica, con un’operazione cinematografica non dissimile da quella a cui Paul Thomas Anderson darà vita nel 2007 con Il petroliere.
Facile poi riscontare in questa preziosa perla cinematografica riferimenti alla paradossale circolarità dei sentimenti rappresentata in Ubriaco d’amore, al gusto del regista per la narrazione della stravaganza e degli outsider, sublimata in Vizio di forma, alla passione per i padroni che diventano al tempo stesso schiavi, esalta in The Master, e al racconto dell’ossessiva ricerca dell’arte e della perfezione negli ambiti più disparati, come appunto il porno o la sartoria su cui si basa Il filo nascosto.
Boogie Nights – L’altra Hollywood: una parabola del successo targata Paul Thomas Anderson
Attraverso un iniziale piano sequenza da antologia (altro marchio di fabbrica del cinema di Paul Thomas Anderson), che fluttua dolcemente fra i personaggi e i tavolini di un night che sembra uscito da una stramba fusione fra La febbre del sabato sera e Scarface, Boogie Nights – L’altra Hollywood ci introduce alla parabola del giovane Eddie Adams, che avrà l’occasione di emanciparsi da un lavoro da sguattero e da una vita insoddisfacente grazie al suo impressionante pene di 33 cm, che gli spalancherà le porte del cinema porno e della casa di produzione di Jack Horner.
Mark Wahlberg e Burt Reynolds mettono abilmente in scena un rapporto che va ben oltre a quello che si instaura solitamente fra datore di lavoro e dipendente, abbracciando diverse sfumature caratteriali e affettive. All’interno della sua villa, che diventa sia set cinematografico sia vera e propria comune di personaggi eccentrici e sconcertanti, Jack Horner porta infatti avanti il suo perverso e allo stesso tempo appassionato sogno di rendere il porno una vera e propria forma d’arte, intessendo una trama coinvolgente intorno alle scene di sesso esplicito. L’inesperto e trasparente Eddie, che in breve tempo assume il nome d’arte di Dirk Diggler, si manifesta come un fulmine a ciel sereno all’interno di questo improbabile progetto, divenendo in breve tempo il volto pulito e ammaliante su cui Jack impernia le sue pellicole, che riescono ad abbracciare contemporaneamente generi agli antipodi come il porno e il poliziesco.
Boogie Nights – L’altra Hollywood: una famiglia disfunzionale nel mondo del porno
Eddie e Jack sono corpo e mente di questo progetto, ma al tempo stesso anche allievo e mentore, figlio e padre putativo. Una vera e propria bislacca famiglia della San Fernando Valley, completata dall’ammaliante e ambigua Amber Waves, moglie di Jack e anche principale interprete delle sue pellicole. Julianne Moore, strepitosa come sempre e seducente come non mai, mette in scena il ritratto di una donna sfuggente e indecifrabile, indelebilmente segnata dall’allontanamento forzato da suo figlio e riciclatasi come star dell’hard, che riesce a essere contemporaneamente rassicurante madre e misteriosa dark lady, lussuriosa pornodiva e protettiva collega, generosa amante e isterica moglie, acquisendo un ruolo centrale nella crescita di Eddie e nell’economia del racconto.
Nel corso di 155 minuti che non mostrano mai segni di stanchezza, Boogie Nights – L’altra Hollywood riesce a trascendere i confini del genere e della mera trama, dando vita a un racconto di ascese e di cadute, di tragedie e di resurrezioni, traendo il massimo da un microcosmo di personaggi eterogenei e complessi, portati abilmente in scena da attori del calibro di Philip Seymour Hoffman, John C. Reilly, Heather Graham, Don Cheadle, Luis Guzmán, William H. Macy e Alfred Molina. Anderson sceglie un montaggio rapido, fatto di tagli secchi, che aiutano lo spettatore a percepire sia la velocità dei trionfi che la repentinità della rovina, beneficiando inoltre di una colonna sonora colma di brani storici degli anni ’70, perfetti per immedesimarsi nell’atmosfera e nella mentalità del periodo.
Boogie Nights – L’altra Hollywood: tutto cambia, porno compreso
Boogie Nights – L’altra Hollywood si trasforma infatti in corso d’opera, allontanandosi progressivamente dalla goliardia e dall’eccentricità della villa di Horner per concentrarsi sempre più sui personaggi. I colori si fanno sempre meno accesi, le atmosfere sempre più cupe, i toni sempre più malinconici. Nulla dura per sempre e tutto cambia, porno compreso. Tutti i personaggi diventano vittime dei loro difetti, e cedono ai dolori sentimentali, alla droga, al proprio difficile passato e al lato oscuro del successo. Parallelamente, è la stessa industria pornografica a mutare, passando dalle atmosfere giocose e libertine degli anni ’70 alla finta sobrietà degli anni ’80, simboleggiata dall’avvento dell’home video nel porno.
Il sogno di Jack di unire cinema hard e massima espressione artistica cede così il passo alla necessità dei produttori di trarre il massimo profitto anche dal porno, accontentando una fetta più ampia di pubblico con videocassette di cui fruire nell’intimità della propria abitazione, al riparo da sguardi indiscreti. Non è soltanto un passaggio tecnologico, ma un cambio di attitudine e di concezione del porno, che fa crollare il castello di carte di Jack, portando i personaggi alla deriva. Boogie Nights – L’altra Hollywood si fa così anche gangster movie, facendo percepire allo spettatore tutto il disagio di chi si è visto sfuggire il successo dalle mani, di chi ha cercato in una diversa Hollywood un successo che quella più celebrata gli negava, di chi dopo aver avuto il mondo del porno ai propri piedi si ritrova a masturbarsi in macchina a pagamento per racimolare pochi spiccioli per tirare avanti.
Boogie Nights – L’altra Hollywood: fra delusioni e seconde chance
Boogie Nights – L’altra Hollywood è però anche un racconto di seconde possibilità, di persone che si allontanano e si ritrovano e che dopo aver toccato il fondo hanno il coraggio e la caparbietà di rialzarsi. Con la circolarità che contraddistingue il cinema di Anderson, quello stesso mondo del porno che era stato il teatro della rottura di rapporti e dello strozzamento di sogni diventa un accogliente nido in cui trovare riparo, al rifugio dalla violenza e dal cinismo che contraddistinguono il mondo esterno alla famiglia disfunzionale di Horner.
Rimane così il tempo per un malinconico discorso allo specchio, esplicita citazione del Toro Scatenato di Martin Scorsese e simbolo di una volontà di ritorno alle origini e ai lontani giorni felici e spensierati. Nell’incertezza del futuro e nella difficoltà nel ricominciare, non resta quindi che affidarsi alle poche sicurezze rimaste, come quel gigantesco pene che ha aperto le porte del successo a Eddie, e che finalmente Anderson ci mostra in tutta la sua grossolana artificiosità. Non servono parole e non abbiamo bisogno di posticce parentesi sul destino dei personaggi che in due ore e mezza abbiamo imparato a conoscere e amare. Ci basta solo sapere che, anche se il tempo perduto non può tornare, questo sgangherato gruppo di outsider avrà sempre un porto sicuro in cui ripararsi e uno sguardo libero e incondizionato con cui filtrare il mondo e quella stessa società che li rigetta e li irreggimenta.
[bagde-votazioni]