Broadchurch 2×01: recensione
Dopo il flop di Gracepoint (sì, quella brutta copia made in USA), David Tennant torna al suo accento scozzese per la seconda stagione di Broadchurch. La serie evento del 2013 in onda su ITV, riprende dal drammatico epilogo della scorsa stagione, con l’arresto di Joe Latimer (Matthew Gravelle), ex marito di Ellie Miller (Olivia Colman).
Tralasciando l’aspetto del thriller, l’ideatore Chris Chibnall preferisce concentrarsi sull’aspetto del post-omicidio, ovvero con il processo a Joe Miller per l’omicidio del piccolo Daniel Latimer, che nella scorsa stagione aveva sconvolto la piccola comunità di Broadchurch. Lo sgomento e il senso di angoscia continua a pervadere la gente del posto, che cerca di darsi da fare come può, confortando la famiglia Latimer in vista del processo. Ellie, intanto, è diventata ausiliare del traffico, mentre Alec Hardy continua a non rispondere ai messaggi che riceve da una misteriosa donna. Il punto di massimo pathos si raggiunge durante il processo quando l’accusato Joe Miller si dichiara innocente di fronte alla corte. Questo sconvolge i presenti e in particolare la madre di Daniel, Beth (Jodie Whittaker,), e il realismo della scena fa rabbrividire lo spettatore. C’è una madre disperata per la morte del figlio che non accetta che il colpevole proclami la sua innocenza. La difesa decide quindi di giocare a suo vantaggio, volendo fare una seconda autopsia sul corpo del piccolo ucciso. La famiglia Latimer non lo accetta e prima accusa Ellie di aver saputo sempre tutto e di non aver fatto nulla per impedirlo, poi decide di ricorrere a un miglior avvocato.
Intanto, il passato di Alec torna a galla quando la donna misteriosa, Claire (Eve Myles), si rivela, e deve chiedere all’unica persona di cui si fida di poterlo aiutare: Ellie. All’inizio pensa che Claire sia l’ex moglie di Alec, poi capisce che ne era l’amante e che è sotto la protezione testimoni per un caso di doppio omicidio che coinvolge il suo ex marito. Alec spiega i fatti avvenuti tempo prima a Sandbrook e di come l’uccisione di una diciannovenne e di una dodicenne abbia sconvolto l’intera cittadina – proprio come successe con l’omicidio dell’undicenne Danny.
Mentre la trama della seconda stagione sembra seguire il genere processuale, le sotto trame rimangono quelle dell’esplorazione nel passato dei protagonisti. Una mossa originale, forse azzardata da parte di Chibnall, ma che tuttavia non delude, grazie a quelle atmosfere cupe e le musiche angosciose che fanno entrare nella mente dei personaggi. Il dolore per la perdita del figlio è reale e si percepisce nelle espressioni vuote e cariche di rabbia dei Latimer.
Un buon prodotto, non per niente made in UK, si riconosce proprio dall’empatia che riesce a creare tra i suoi personaggi e il pubblico. Broadchurch è un capolavoro nel suo genere, ed è tornato alla carica con una seconda stagione che non delude le aspettative.