Burn After Reading – A prova di spia: la recensione del film dei fratelli Coen
Una spy story nichilista e grottesca perfettamente incastonata nel cinema dei fratelli Coen
Burn After Reading – A prova di spia è un film del 2008 scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen, presentato in anteprima mondiale alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, di cui è stato il film d’apertura. Fra i protagonisti del film, una vera e propria parata di star hollywoodiane: Brad Pitt, George Clooney, John Malkovich, Tilda Swinton, J. K. Simmons e l’immancabile Frances McDormand, moglie di Joel Coen nella vita reale. Burn After Reading si è rivelato un discreto successo di pubblico, raccogliendo più di 163 milioni di dollari nei box office di tutto il mondo, a fronte di un budget di circa 60 milioni.
L’agente della CIA Osborne Cox (John Malkovich) viene sollevato dal suo incarico a causa dei suoi problemi con l’alcool. Ritiratosi a vita privata, Cox comincia a trascrivere le sue memorie dei svariati anni passati nell’agenzia. Un CD contenente alcune sue scottanti rivelazioni finisce però accidentalmente nelle mani di Linda Litzke (Frances McDormand) e Chad Feldheimer (Brad Pitt), due inetti dipendenti di una palestra che decidono di ricattare l’ormai ex agente CIA in cambio del loro silenzio. Parallelamente, Linda comincia una frequentazione con lo sceriffo federale Harry Pfarrer (George Clooney), che è anche l’amante della moglie di Cox Katie (Tilda Swinton). Per una serie di casualità, incidenti ed equivoci, le vite dei protagonisti precipitano ben presto in un vortice di ossessione e pericolo.
Burn After Reading – A prova di spia: una spy story nichilista e grottesca perfettamente incastonata nel cinema dei fratelli Coen
A una prima superficiale occhiata, Burn After Reading può sembrare un oggetto minore all’interno della strepitosa filmografia dei Coen, quasi una pausa frivola e disimpegnata dalle vette drammatiche raggiunte con Fargo, L’uomo che non c’era e Non è un paese per vecchi. Con una riflessione più attenta e approfondita, risulta invece chiaro e lampante che questa spy story nichilista e grottesca, quasi ai limiti del demenziale, si incastona perfettamente nell’universo cinematografico dei due fratelli, continuando la loro corrosiva satira sull’assoluta insensatezza di buona parte delle vicende umane e sul caos che le governa.
I registi divertono e soprattutto si divertono a ridicolizzare non solo le star hollywoodiane a loro disposizione, costrette a interpretare in maniera sublime e irresistibile una vera e propria manica di imbecilli, ma anche l’intero sistema politico e burocratico americano, dipinto come un covo di esseri abietti e immorali, ossessionati dalla paura di essere spiati e ricattati, e lo stesso ceto medio, raffigurato come una classe perennemente insoddisfatta e alla ricerca di futili consolazioni alla propria mediocrità. Intorno a questo scheletro, i Coen imbastiscono una commedia degli equivoci a tratti particolarmente intricata e complessa, resa però assolutamente spassosa da una sceneggiatura a orologeria e da interpreti in stato di grazia.
Burn After Reading – Il lato più oscuro e grottesco dell’America di oggi in un’illuminante commedia degli equivoci
Burn After Reading mette in scena con cinismo e humour nerissimo i peggiori vizi e le più assurde paranoie dell’animo umano. Fra traditori seriali, agenti ossessionati da inesistenti complotti e ordinari impiegati in cerca di appagamento e sicurezza dal miraggio di miracolosi interventi di chirurgia plastica, il circo imbastito dai fratelli Coen si muove come una scheggia impazzita: impossibile prevederne i successivi movimenti, impensabile cercare di comprenderne le dinamiche. La logica è superata dalla più profonda idiozia, l’umanità è eclissata dalla più bieca forma di egoismo. Non ci sono né buoni né cattivi, ma soltanto tante misere macchiette che si comportano in maniera folle e indecifrabile, alla ricerca di obiettivi irrilevanti o inesistenti.
I Coen mantengono il ritmo sempre alto e trovano il giusto compromesso fra umorismo e azione, condendo il tutto con i loro proverbiali inarrivabili dialoghi e con alcune trovate comiche esilaranti, su tutte la sedia a dondolo del piacere ideata dal personaggio di Clooney. Formidabili le prove di tutti gli attori principali e in particolare di Brad Pitt, che riesce in un solo colpo a prendersi gioco di se stesso e a dimostrare la propria completezza come interprete nella parte di un istruttore di palestra talmente stupido e inetto da diventare assolutamente delizioso. Un plauso anche puntuali musiche di Carter Burwell, assiduo collaboratore dei Coen, e alla fotografia di Emmanuel Lubezki, lontana dalle vette poetiche ed espressive dei suoi successivi lavori con Malick e Iñárritu, ma altrettanto efficace.
Fra accelerazioni improvvise e colpi di scena, Burn After Reading approda a un finale ingiustamente catalogato da alcuni come brusco e monco, ma che invece è decisamente esemplare nel definire l’intrinseco significato della vicenda, ovvero la totale assenza di senso e di logica. Dopo aver condensato con cinismo e sarcasmo in poco più di un’ora e mezza l’inadeguatezza e la pochezza del genere umano, i Coen ci dicono esplicitamente di non sapere che cosa sia successo e perché sia successo, e soprattutto di non poter concludere o imparare assolutamente nulla dalla vicenda. Alla loro macchina da presa non resta quindi che darsela a gambe e allontanarsi beffardamente da questo teatro dell’assurdo e del grottesco, con un’ultima illuminante e irriverente inquadratura satellitare che chiude il film e ci dà appuntamento per la prossima avventura firmata da questi due formidabili registi e narratori della miseria umana.