LFFEC17 – Butterfly Kisses: recensione del film di Rafael Kapelinski
Butterfly Kisses, il film di Rafael Kapelinski presentato al Lucca Film Festivale 2017, è un'opera cupa che parla della pedofilia e delle prime esperienze adolescenziali, dai mini furti alla masturbazione.
Butterfly Kisses è una pellicola inglese di Rafael Kapelinski, presentata al Lucca Film Festival in concorso nella sezione lungometraggi. Butterfly Kisses è interpretato da Theo Stevenson, Liam Whiting e Byron Lyons.
Butterfly Kisses ci traghetta nella periferia londinese, in cui tre ragazzi, Jake, Kyle e Jarred passano le loro giornate tra la sala da biliardo e il cortile di casa. Sono ragazzi che vivono le loro prime esperienze con le ragazze, le feste, la pornografia e le droghe. Kyle e Jarred, più sicuri e spavaldi, cominciano a prendere in giro chi non ha ancora avuto modo di avere le proprie esperienze con una ragazza, come Jake: un ragazzo molto remissivo, che non osa mai parlare di sesso davanti ai suoi amici.
Jake tenta di uscire con una ragazza, Zara, che fa da baby sitter a una bambina del suo palazzo. I suoi amici lo spronano ad andare a fondo e cercano in tutti i modi di aiutarlo a superare gli ostacoli con l’altro sesso, ma Jake si rintana in sé stesso, comincia a prendere l’abitudine di andare all’ultimo piano del suo palazzo e osservare per ore e ore il mondo da una finestra, con un segreto inconfessabile nel cuore.
Butterfly Kisses è un film molto cupo, che segue le vite dispersive di tre ragazzi alle prese con le prime esperienze, dai mini furti alla masturbazione.
L’ambiente scolastico risulta nettamente assente nella pellicola, così come quello familiare. Il ruolo dei genitori infatti non ha un peso specifico e questo determina l’assoluto senso di solitudine che vivono tutti i personaggi.
L’amicizia, la sessualità e la trasgressione sono le tematiche che governano Butterfly Kisses, che si sofferma soprattutto sulla quotidianità di Jake. La pellicola ci dà l’idea di essere dentro di lui, ma lo sguardo è assolutamente gettato oltre – considerando che la narrazione comincia con la voce Kyle e con essa si chiude.
Racchiuso in modo quasi asfittico nel suo bicolore, il bianco e nero non veicola un’idea di libertà, non sembra essere messo sullo schermo per necessità stilistiche o per una scelta visiva classista, ma è più una prigione, una divisione visiva di ciò che la pellicola andrà a rappresentare.
Butterfly Kisses affronta il tema della pedofilia, che sembra non poter essere un argomento di cui discutere, non sembra nemmeno poter essere una scelta; è all’interno della pellicola e nella società odierna un errore disumano, una grottesca divagazione della propria sessualità, ma in Butterfly Kisses è portato avanti con rigore e con grande efficacia.
Allo spettatore è impossibile soffermarsi sulle battaglie interiori che avvengono nella mente di Jake, non si ha la possibilità e la capacità di calarsi nella sua vertigine.
Butterfly Kisses tenta di dare forma e senso all’incomunicabile condizione di un ragazzo che è governato dalla vergogna e dal disagio. Jake, attraverso i suoi silenzi, il suo immobilismo, la sua fuga all’ultimo piano di un palazzo, cerca di comprendere e superare il suo più grande ostacolo, combattendo una propria guerra a cui lo spettatore non ha alcun accesso. La tematica è mostrata in modo molto limitato, per mezzo di uno spioncino che si può trasformare in una finestra, dipendentemente dal modo che il pubblico ha di guardare e di giudicare il suo comportamento.
Il regista Rafael Kapelinski porta avanti una pellicola profonda, che sbalordisce, che ribalta ogni ruolo.
Dal ruolo della vittima a quello del carnefice, Kapelinski non pecca di manierismi, è senza fronzoli e affronta una tematica delicatissima e rischiosa all’interno di un contesto adolescenziale lontanissimo da qualsiasi cliché.
Ciò che incornicia il mosaico delle vita dei ragazzi è l’uso del bicolore, attraverso un bianco e nero che divide, ostacola e imprigiona la narrazione. Una prigionia che è la stessa che vive Jake, una divisione dal mondo inevitabile, sofferta, che alla fine affronterà, spogliandosi di tutte le incertezze e le sofferenze, andando incontro a un epilogo che spiazzerà tanto sé stesso quanto gli spettatori.