Berlinale 2019 – Grazie a Dio: recensione del film di François Ozon
La recensione di Grazie a Dio (By the Grace of God), il film di François Ozon presentato alla Berlinale 2019 che parla di pedofilia, perdono e fede.
Bisogna saper dividere l’opera del suo contenuto: è un’abilità necessaria. Solo perché un film, un libro, un pezzo d’arte in generale, trasmette un messaggio importante, pregno di sentimenti e socialmente fondamentale, ciò non significa che esso sia altrettanto utile. È sfortunatamente quello che accade con il film francese Grazie a Dio (By the Grace of God, titolo originale Grâce à Dieu) presentato l’8 febbraio alla 69° Berlinale.
Il film esplora un racconto inedito per il cinema: il caso del prete pedofilo che ha scosso Lione nel 2016. L’uomo – Bernard Preynat – si occupava di un gruppo scout molto frequentato e ha molestato e stuprato bambini dal 1970 al 1991. Si parla di decine e decine (e decine) di vittime. Grazie a Dio è il racconto di questi bambini – diventati adulti – e della loro battaglia per riuscire a punire attraverso vie legali l’uomo che ha segnato la loro esistenza.
Grazie a Dio parla di un argomento importante, ma manca di potenza
Negli ultimi anni ci sono stati molti film sull’argomento. Alcuni di essi sono perle del cinema moderno. Pensiamo ovviamente a Il caso Spotlight o al meno conosciuto Il club, ma anche Il dubbio e Calvario. Ognuno di essi analizza e si muove all’interno della disgustosa condotta di alcuni uomini di Chiesa da un punto di vista diverso, ma tutti con la stessa potenza. Quella potenza che manca sfortunatamente a Grazie a Dio.
Certo, è impossibile rimanere impassibili davanti a certi racconti. Così come è impossibile non indignarsi davanti all’impunità di crimini del genere. Eppure, il film di François Ozon perde l’occasione di essere davvero incisivo, mancando troppo spesso il focus del racconto e, soprattutto, fallendo in una missione che sarebbe stata nobile e apprezzabile: esplorare le diverse storie degli individui coinvolti. Ogni vittima ha una diversa esperienza, ognuno di loro è cresciuto diventando un adulto diverso, è un’umanità varia. In questo modo, però, il film è disordinato, caotico, infinito.
Grazie a Dio gioca molto spesso sull’ironia della tragica situazione. Da una parte ci sono le vittime e dall’altra non c’è solo un uomo malato, ma l’intera Chiesa Cattolica che definisce gli avvenimenti “incidenti” e che – come altri all’interno del film – minimizza l’accaduto e lo relega a un brutto ricordo di una vita passata. Come se un crimine entrato in prescrizione fosse meno grave di uno recente. E questo è un punto su cui Ozon – seguendo sfortunatamente la cronaca reale – si sofferma parecchio, insieme all’ostracismo riservato alle vittime, piuttosto che al carnefice.
Grazie a Dio (By the Grace of God) e la barbarie della pedofilia
Il film spesso cerca la risata del pubblico. Non perché sia divertente, ma perché la situazione dipinta è talmente folle da sembrare ridicola. Fa ridere un uomo che, parlando di aver stuprato dei bambini, afferma di aver sofferto molto dell’accaduto e non possiamo che sogghignare quando il cardinale Barbarin, l’attuale superiore del prete indagato, dice dell’entrata dei crimini in prescrizione “per la grazia di Dio”: come se il suo Dio, misericordioso e altruista, potesse mai volere l’assoluzione di un mostro come Padre Preynat.
Grazie a Dio è un’opera dal contenuto incisivo, fatto di storie difficili da dimenticare e di fatti scioccanti, ma non basta. Manca quasi dello strumento cinematografico e di un forte impianto narrativo non riuscendo a trasportare in immagini l’idea originaria, forse troppo potente, forse troppo complicata.
Grazie a Dio è in uscita nelle sale cinematografiche italiane dal 17 ottobre con Academy Two.
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