Canary Black: recensione del film Prime Video con Kate Beckinsale
Kate Beckinsale è la protagonista di uno spy-action caotico e prevedibile firmato da Pierre Morel, disponibile su Prime Video dal 24 ottobre 2024.
Se dietro e davanti la macchina da presa si leggono rispettivamente i nomi di Pierre Morel e Kate Beckinsale è facile ipotizzare a cosa si andrà incontro con la visione di Canary Black, l’ultima pellicola diretta dal regista francese e interpretata dall’attrice britannica, approdata su Prime Video lo scorso 24 ottobre 2024. Il primo ha conosciuto il successo grazie Io vi troverò, mentre la seconda è entrata nell’immaginario comune con la letale e sexy Selene dei capitoli della saga di Underworld.
In Canary Black l’azione occupa una porzione abbondante della timeline sopperendo, anche se solo in piccola parte, alle grandi mancanze della sceneggiatura
Viene da sé che ciò che li ha chiamati a raccolta non poteva che essere un film nel quale le armi di varia tipologia, la lotta nelle sue diverse espressioni e gli inseguimenti a tutto gas con tanto di spettacolari incidenti, rappresentano gli ingredienti principali del menù. Ecco che puntualmente li ritroviamo nel film di turno, con l’azione che occupa una porzione abbondante della timeline sopperendo, anche se solo in piccola parte, alle grandi mancanze della sceneggiatura e in particolare a quella dell’elemento mistery. Una grave lacuna questa per uno spy-thriller che ha come protagonista un’agente segreta costretta a tradire il suo Paese per salvare il marito rapito da un’organizzazione criminale che vuole impossessarsi di un file top secret che può mettere seriamente in pericolo la sicurezza mondiale. Tagliata fuori dalla sua squadra, si rivolge ai suoi contatti nella malavita per sopravvivere e riuscire a reperire le ambite informazioni che i rapitori vogliono. Per farlo dovrà fare affidamento sulle sue abilità per consegnare un riscatto che potrebbe scatenare una crisi globale.
Troppa carne al fuoco e mal gestita da un punto di vista drammaturgico per un film che può contare solo sulla componente action e sulla performance di Kate Beckinsale
Insomma niente di rilevante da registrare per il genere e il filone di riferimento per quanto concerne il plot e le dinamiche che costringono il personaggio principale all’ennesimo tour de force contro il tempo, il fuoco amico e nemico, la sopravvivenza sua, di un suo caro e del mondo intero. Assolutamente nulla di nuovo che non si sia già visto e sentito in storie analoghe, a cominciare da quelle al centro di Salt o Atomica bionda. Le somiglianze con le trame dei film di Phillip Noyce e David Leitch sono piuttosto evidenti, tanto da rendere l’arco narrativo, gli sviluppi e i telefonati colpi di scena tutti molto prevedibili, al limite di un fastidioso déjà-vu. In generale la troppa carne al fuoco e mal gestita da un punto di vista drammaturgico qui provoca a una perdita di bussola da parte di uno spettatore, al quale viene rifilata per l’ennesima volta lo stereotipo trito e ritrito della doppia identità della protagonista che nasconde la sua vera vita al coniuge ignaro. Una condizione ulteriormente compromessa da delle one-lines che si intrecciano malamente e in maniera confusa, rendendo la visione difficile da seguire. Problematiche ricorrenti e croniche nel cinema di Morel, che si possono ritrovare in molte sue pellicole recenti come The Gunman, Peppermint e Freelance.
Canary Black è un action-spy a uso e consumo di una platea che si accontenta di un intrattenimento a buon mercato
Non resta allora che aggrapparsi alla componente action per provare a salvare il salvabile di un prodotto audiovisivo a uso e consumo di una platea disposta ad accontentarsi di un intrattenimento a buon mercato, svuotato da qualsiasi tentativo di coinvolgimento emotivo nei confronti del destino del personaggio principale e di una suspense febbrile. La Beckinsale dal canto suo si trova a suo agio nelle scene più dinamiche, quando dalle parole si passa ai fatti come nel caso della missione iniziale e del pirotecnico inseguimento notturno con maxi sparatoria tra le vie di Zagabria, ma in linea di massima non deve sforzarsi più di tanto per indossare i panni di una figura monocorde a immagine e somiglianza di un’eroina standard.
Canary Black: valutazione e conclusione
Pierre Morel e Kate Beckinsale, ciascuno per le proprie competenze, fanno quello che possono per tenere a galla uno spy-action caotico e prevedibile, concepito e destinato a uso e consumo di un pubblico che si accontenta di un intrattenimento a buon mercato. Canary Black non va oltre il già visto e sentito nel filone di riferimento, con la spettacolarità di alcune scene d’azione che non è sufficiente però a colmare le profonde lacune di una scrittura che porta sullo schermo una trama e una protagonista standardizzate che non offrono nulla di nuovo alla causa.