Carlos – Il viaggio di Santana: recensione del documentario di Rudy Valdez
Il film è disponibile in sala dal 25 al 27 settembre
L’icona, la leggenda, il ritratto indelebile di un percorso in ascesa continua, tracciato per mezzo di un suono inconfondibilmente suo; con Carlos – Il viaggio di Santana scopriamo finalmente uno dei più grandi musicisti viventi, fino ad oggi mostratosi raramente in pellicola ma perfettamente incorniciato all’interno di quel palco sul quale, da quasi 60 anni, lo vediamo esprimersi come pochi altri sono stati in grado di fare. Il racconto della carriera di chi ha saputo emergere in maniera avanguardistica, mescolando generi e sovvertendo stili, arriva grazie all’impegno di Rudy Valdez (Reopening Night, Breakaway), regista del film, e dei due Premi Oscar, Ron Howard e Brian Grazer, che si sono occupati della produzione. Presentato in anteprima al Tribeca Film Festival di New York, il film viene distribuito in sala con una speciale programmazione dal 25 al 27 settembre.
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Carlos Santana: il viaggio del successo
Anticipato da un video introduttivo in cui lo stesso musicista, in alternanza con il regista Rudy Valdez, racconta la genesi del film dall’ideazione sino alla sua realizzazione, il documentario ci catapulta poi lungo l’entusiasmante percorso che ha portato Carlos Santana sul tetto del mondo. Immagini d’archivio inedite, clip private del chitarrista, video rievocanti dei momenti che ne hanno segnato la carriera, interviste agli addetti ai lavori che lo hanno visto eccellere, unite a quelle dei parenti più prossimi: un miscelarsi di elementi che seguono il corso degli eventi, tracciando una linea temporale originatasi dal basso e arrivata ad oltrepassare vette, prima di allora non ancora percepite.
Nato in Messico sul finire degli anni ’40 ed emigrato più tardi in California, Santana cresce in povertà ma flirta con la musica fin da bambino: il padre José, violinista mariachi, lo avvicina alla cultura dello strumento ma è lo stesso Carlos a farsi conquistare dal suono della chitarra; fin da giovanissimo si convince di poter raggiungere i vertici e condividere il palco con i più grandi dell’epoca, tanto da uscire di casa per inseguire la fama insieme al suo gruppo dell’epoca, che da lui prendeva il nome (Santana). Le novità introdotte dalle sonorità del nuovo complesso conquistano consensi sempre più ampi, portando la band a calcare palchi sempre più prestigiosi e consacrandola a Woodstock nel 1969. Il loro percorso prosegue però osteggiato dal dilagare del consumo di droghe che, mentre vede spegnersi grandi artisti, come Jimi Hendrix e Janis Joplin, assiste al disgregarsi del gruppo; poi il definirsi come solista, i viaggi spirituali, i cambi di stile e il definitivo successo, ottenuto con l’uscita dell’album Supernatural, con cui riesce ad accaparrarsi 9 Grammy Awards.
Da sopravvissuto a leggenda
Carlos Santana si mette a nudo: giunge all’essenza del suo fare arte cercando di immortalare la propria spiritualità, quel collante inscindibile che connette la musica alle proprie emozioni, al proprio io. Egli sorge e risorge da sopravvissuto, prima come figlio di immigrati messicani, poi come ex membro di una band disgregatasi a causa del successo, a causa dell’euforia di un periodo storico alternante e deleterio per gran parte dell’industria musicale; Santana riemerge, ne esce fortificato nello spirito grazie a specifici percorsi seguiti per lungo tempo e ne esce rafforzato nell’anima perché sospinto dalla sua musica, dalla voglia di inventare, di reinventare, di oltrepassare la soglia proponendo novità, proponendo un incontro di stili musicali effervescente e spiritualmente catartico.
Carlos – Il viaggio di Santana: valutazione e conclusione
Dopo oltre 5 decenni di carriera, Santana trova in Rudy Valdez il primo regista in grado di offrirgli ciò che attendeva: libertà d’espressione. I due lavorano a stretto contatto l’uno con l’altro, si confrontano dando libero sfogo al proprio pensiero narrativo, con l’idea di ricostruire l’immagine più fedele e realistica possibile della leggenda del suono. Il montaggio viene misurato attentamente, uno spartito seguito con logica, capace di dare il giusto respiro ai frangenti che hanno reso grande l’artista, che hanno dato risonanza al suo nome e fatto da ripetitori ad ogni sua nota; la musica sale e la musica si arresta, per poi tornare prepotente e risuonare tra le immagini d’archivio, immagini inedite immagine dall’impatto e dal coinvolgimento straordinari. Il viaggio di Santana è un viaggio lungo 60 anni di musica, un viaggio lungo una vita, e chissà che non abbia ancora qualcosa da raccontare.
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