Caro Thomas: recensione del film di Andreas Kleinert
Una storia di arte, libertà e ribellione contro il totalitarismo.
Il nuovo film di Andreas Kleinert, presentato in anteprima italiana al Festival del cinema tedesco di Roma (27 marzo 2022) in contemporanea con il Bif&st-Bari International Film&Tv Festival, intitolato Caro Thomas (titolo originale Lieber Thomas), racconta la vita dello scrittore, sceneggiatore e regista Thomas Brasch, interpretato da un bravissimo Albrecht Schuch.
La pellicola attraversa l’esistenza piena di contrasti e di chiaroscuri di un artista ribelle. La scelta di fare un film in bianco e nero rende bene l’idea di un racconto che proviene dal passato o, per meglio dire, da un’epoca storica che si è conclusa nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino. Classe 1945, Brasch nasce in una famiglia tedesca di religione ebraica che aveva trovato riparo nel Regno Unito durante le persecuzioni naziste. A guerra conclusa i Brasch ritornano nella Germania dell’Est, varcando così la soglia d’ingresso del mondo al di là del muro, il mondo comunista. Il padre era un fervido sostenitore dell’ideologia marxista, nonché potente uomo di partito completamente inserito nella macchina burocratico-amministrativa del regime. All’età di 11 anni, Thomas entra in un’accademia militare e, dopo poco tempo, mostra segni evidenti di insofferenza nei confronti della ferrea disciplina imposta ai cadetti. Con la forza dell’autenticità tipica degli artisti, dichiara sin da subito di voler fare lo scrittore. Si iscrive all’accademia di arte drammatica, anche se il suo temperamento irrequieto e ambizioso lo spinge a ribellarsi all’idea che l’arte possa essere assoggettata al controllo delle mille ramificazioni del Partito.
La Primavera di Praga segna la rottura più dolorosa con la famiglia e con la DDR
Come molti altri giovani della sua età, Thomas Brasch avverte l’urgenza di appoggiare le riforme di Dubček, volte ad una parziale democratizzazione della Cecoslovacchia. Sappiamo bene come il tentativo di allentare i vincoli alla libertà delle persone e quelli della dipendenza dall’URSS fallirono miseramente, portando all’invasione di Praga nel 1968 da parte dell’armata rossa e degli eserciti di altri paesi del blocco comunista. Ebbro dell’entusiasmo rivoluzionario dei suoi amici più cari, Thomas decide di sfidare la censura distribuendo di nascosto e notte tempo volantini in appoggio alla Primavera di Praga e soprattutto in aperto dissenso con lo stalinismo imperante nell’Europa dell’Est di quegli anni. Questa non è una decisione che prende a cuor leggero dal momento che la sua famiglia è legata a doppio filo alla DDR. Ma è ancora una volta l’urgenza dell’autenticità che lo spinge a confessare ai genitori di avere distribuito illegalmente i volantini sovversivi: come da bambino, anche da adulto, non ha timore di mostrarsi per quello che è alle persone che gli sono più care. È questo il passaggio cruciale della pellicola di Kleinert e della biografia di Brusch: dopo la dolorosa confessione, il padre esce di casa per denunciarlo alle autorità. Il giovane scrittore viene arrestato e spedito prima in prigione e poi ai lavori forzati in una fabbrica di Stato. La giustificazione del genitore per avere tradito la fiducia del figlio è terribile: non si mente al regime perché “il socialismo – come recita uno striscione appeso ad una balaustra della fabbrica di Stato dove Brusch lavora – è verità”.
Caro Thomas racconta di un uomo in preda all’autodistruzione
Il successo per Thomas arriva quando emigra verso l’Ovest, liberandosi dal controllo del padre e del Partito-Stato. Né i soldi né la meritata notorietà possono guarire le profonde ferite della sua anima. Berlino Ovest, Vienna, New York, tutte le capitali del mondo libero e perfino l’amore della compagna di una vita non riescono ad alleviare la tensione interiore di un uomo che, per scrivere, si nutre di dolore. La pellicola di Kleinert riesce a cogliere la natura spesso contraddittoria delle biografie degli artisti più geniali: pur avendo varcato la soglia del mondo libero, Thomas non si libererà mai del tutto della pesante eredità familiare. Quando ha tutto, al punto che potrebbe vivere in uno splendido appartamento con vista su Central Park a New York, è ormai vittima di una sorta di “cupio dissolvi” a base di fiumi di cocaina. Neanche in Occidente Brusch riesce a rinunciare alla sua natura ribelle e così rifiuta importanti proposte di collaborazione che potrebbero mettere in discussione la sua libertà. Volendo tirare le fila, possiamo dire che Caro Thomas è certamente un film da vedere perché, in questo nostro tempo di bellicoso conformismo, ci ricorda come la libertà sia indispensabile per l’arte e per la vita.