Casablanca: recensione
Il cinema americano classico, dall’avvento del sonoro alla fine degli anni cinquanta, vede tra i suoi protagonisti dotati di indubbio fascino carismatico, Humphrey Bogart, da sempre uno dei più grandi miti di Hollywood. Ne ricordiamo l’aspetto da duro, sicuramente in linea con le atmosfere del noir americano di quegli anni, e non possiamo non associare alla sua immagine il famoso trench, impermeabile che trova celebrazione ufficiale proprio quando l’attore, nel 1942, lo indossa nel film Casablanca e la sigaretta posta sul lato della bocca, in una atteggiamento da fumatore incallito.
Il film appena citato, diretto da Michael Curtiz, prende il nome dalla città del Marocco in cui è ambientato. Casablanca è il porto principale del Paese, sottoposto, durante gli anni della seconda guerra mondiale, al controllo del Governo di Vichy. Rick Blaine (Humphrey Bogart), americano espatriato, è il proprietario di un locale, il Rick’s Café Américain, frequentato da gente di qualsiasi estrazione sociale: dai truffatori, agli uomini onesti desiderosi di lasciare il Marocco, dalle spie, agli eroi della resistenza. Il protagonista gestisce il locale insieme al fidato Sam, interpretato dall’attore e cantante statunitense Dooley Wilson. In una scena memorabile, Sam suona al piano e canta As time goes by, mentre Ingrid Bergman lo ascolta con lo sguardo perso nel vuoto.
Un giorno, a turbare l’animo cinico e solitario del protagonista, arriva Ilsa, interpretata dalla bellissima diva Ingrid Bergman, sposata con Victor (Paul Henreid), leader della resistenza cecoslovacca, ricercato dalla polizia nazista. A quest’ultimo occorrono i lasciapassare per tornare in America e continuare la lotta contro il nazismo. Rick, in possesso di due lettere di transito, deciderà di aiutare i due sposi, ma è evidente fin dal primo momento che è innamorato di Ilsa. A lei lo lega, infatti, un profondo amore che risale ai tempi in cui i due si frequentarono a Parigi ed ebbero una relazione sentimentale. Il protagonista, per buona parte della pellicola, è quindi tentato a lasciare il Paese con la ritrovata Ilsa.
Avremo sempre Parigi
Questa è una delle frasi celebri della pellicola. Tra il romantico e il malinconico, la citazione ci da il senso di un amore che la storia sottopone a più di una prova e che, forse, può solo appartenere al passato. Alla fine della vicenda cosa cambia in Rick? Cosa motiva la scelta del protagonista?
Casablanca, vincitore di tre premi Oscar (film, sceneggiatura e regia), è quello che può dirsi un classico, vero mito della storia del cinema. Il film, tratto dal un testo teatrale Everybody Comes to Rick’s di Murray Burnett e Joan Allison, nonostante in alcuni momenti sembra cadere nelle tinte del melò, ci sorprende sul finale, quando, sullo sfondo del rumore dell’aereo ormai pronto a partire, il protagonista fa il suo famoso discorso. L’atteggiamento di Rick e l’intero film diventano, quindi, simboli della propaganda bellica contro i nazisti.
In una delle scene più toccanti del film, Victor è intento a discutere con Rick, quando sente cantare dei tedeschi, subito si precipita determinato dai musicisti del locale ed ordina loro di iniziare a suonare la Marsellaise. Inizialmente le note dell’inno francese si sovrappongono a quelle dei nazisti. Alla fine, la maggior parte dei presenti nel locale inizia ad cantare insieme ai musicisti di Rick e i tedeschi sono costretti al silenzio di fronte ai tanti “Vive la France”.
Nel cast, oltre ai già nominati, figurano attori del calibro di Claude Rains, nel ruolo di Renault, Peter Lorre, nei panni di Guillermo Ugarte, Conrad Veidt, il maggiore Strasser, Sydney Greenstreet, il signor Ferrari, e S.Z. Sakall, nel ruolo di Carl.