Cassandro – recensione del film Prime Video
Saúl (un bravissimo Gael García Bernal) ha due amori nella vita, la sua amata mamma e il wrestling messicano. Vive a El Paso, si è impegnato nel circuito amatoriale, ma con il suo costume grigio e il suo nome poco attraente, El Topo o la Talpa, non sta avendo il successo sperato, cade sul ring, mascherato e minuscolo, un insignificante condannato a fungere da sacco da boxe di fronte ai giganti. Sul quadrato lui si impegna ma il ruolo da sconfitto non gli va a genio, i commenti degli altri lottatori piantano un seme e Saul si reinventa nei panni di Cassandro, il suo nuovo alter ego “esotico” – e prende il nome da una telenovela vista in tv -, un wrestler che combatte senza maschera, truccandosi in modo stravagante e incarnando la sua identità sessuale gay nel suo personaggio di wrestling. Cassandro di Roger Ross Williams – primo regista nero a vincere un Oscar con il cortometraggio documentario Music by Prudence (2010) -, opera basata sulla storia vera di Saúl Armendáriz, anche noto come il “Liberace di Lucha Libre”, che arriva su Prime Video il 22 settembre 2023, narra il periodo decisivo della fine degli anni ’80, quando Saúl ascese dall’oscurità e raggiunse il successo.
Cassandro: un gesto rivoluzionario che aiuta anche gli altri
Saúl inizia la sua carriera di wrestling utilizzando un alter ego maschile, El Topo. Come tutti sanno, il wrestling è truccato, e poiché Saúl è esile, viene sempre scelto come il perdente nei combattimenti, contro uomini giganteschi con nomi come Gigántico. Tutto diventa scintilla di ispirazione, motore che cambia la carriera di wrestling di Saúl. Un uomo gay che vive con sua madre, Yocasta (Perla de la Rosa), nella sua nativa El Paso, decide che invece di mascherarsi sul ring, userà le cose negative, le frasi omofobe e abbraccerà lo stile queer. Saúl incontra Sabrina (Roberta Colindrez), una lottatrice anch’essa outsider, che diventa la sua allenatrice e gli suggerisce di cambiare personaggio, combattendo come exótico – che funzionano come i perdenti nel wrestling lucha libre ma possono essere delle star. All’inizio Saúl non è entusiasta ma poi si lascia convincere e incredibilmente tutto cambia perché grazie al trucco, ai costumi che indossa, l’energia di Saúl può esplodere quando veste i panni di Cassandro, lui è la parte più vera di sé nonostante vesta una maschera. Il coro di fischi quando entra sul ring diventa il suo superpotere, trasformandolo nell’impavido exótico. Quando il protagonista sale sul ring con il nome di Cassandro per la prima volta, è accompagnato da una versione messicana di I Will Survive, indossa un body leopardato, cucito insieme da un vestito di sua madre, è orgoglioso e potente in quel suo ruolo. La folla lo ama, apprezza la sua forza e la sua energia, si entusiasma per il suo carisma. Il cambio di rotta forse è fin troppo rapido, come tutto ciò che riguarda la sessualità del protagonista – la stessa scelta di aprirsi al mondo e diventare Cassandro grazie alla sua allenatrice, è forse narrato in modo troppo repentino, non si fa cenno neppure dell’epidemia di HIV e dell’AIDS, questi erano gli anni in cui l’epidemia stava avanzando a macchia d’olio, il film non la menziona mai -, eppure la forza del protagonista coinvolge.
Mentre il vero Armendáriz ha raccontato di quanto sia stata dura a causa dell’omofobia, del bullismo, nel film sembra che Cassandro, emblema e personaggio che racchiude all’ennesima potenza tutto ciò che omofobi, razzisti, bulli odiano, sia stato amato subito, senza troppe ritrosie, anzi. Il pubblico urla il suo nome, in tutto il mondo apprezzano le sue qualità e quell’insulto urlato a gran voce durante gli incontri diventa solo grida di gioia e incitamento, si apprezzano solarità, grinta, passione per lo sport e tenacia.
Uomo e wrestler, uniti da gioie e dolori
Saúl e Cassandro non sono poi tanto diversi, sono personaggi di “frontiera”, tra Stati Uniti e Messico, entrambi sono saliti sul ring metaforico del suo sport o su quello della vita. Entrambi hanno fatto a pugni con i pregiudizi e hanno messo a tappeto tutte le ferite, gli schiaffi che Saúl/Cassandro hanno dovuto incassare. Inevitabilmente il ring e il wrestling diventano metafora di qualcosa d’altro, della vita, di quanto si debba ingoiare per andare avanti, e Cassandro assurge a simbolo di tutti coloro che dal niente hanno compiuto il loro piccolo o grande viaggio, questo poco importa, per essere la miglior versione di sé e “dirsi” al mondo. Cassandro oltre ad essere uno dei wrestler più amati e conosciuti al mondo è stato anche il primo lottatore exótico dichiaratamente gay.
Cassandro non è tanto o non solo un film sul wrestling quanto uno schizzo grintoso di un personaggio americano unico, un dramma che allude ai lividi sotto il body luccicante di lurex e i trucchi pensati fino all’ultima sfumatura. I suoi trionfi sono compressi nel montaggio o accennati nelle conversazioni, Williams racconta quindi molto della vita personale di Saúl, nel suo stretto rapporto con sua madre e con il suo amante, Gerardo (Raúl Castillo) . La sua nascita e i suoi rapporti amorosi sono ironicamente speculari: Saúl è il prodotto di una relazione extraconiugale e Gerardo è sposato con figli. In un caso Saúl è abbandonato, dall’altro è un segreto, motivo per cui il personaggio che interpreta si rivela una liberazione, un luogo sicuro, un momento in cui essere se stesso.
Fondamentale nella sua vita è la madre Yocasta (Perla De La Rosa) che lo ha amato, accudito, gli è stata accanto sostenendolo sempre, mentre il padre di Saúl non era praticamente mai stato presente, l’uomo aveva un’altra famiglia e si evince in più di un momento quanto questa assenza sia una ferita aperta per Saúl. I momenti tra madre e figlio sono teneri, divertenti, pieni di vita e si capisce in ogni parola, in ogni gesto, in ogni attimo quanto l’uno sia fondamentale per l’altra e viceversa. C’è spazio per l’amore quindi nella vita del wrestler oltre alla madre, Saúl si innamora di un wrestler con cui non può vivere una relazione alla luce del sole perché l’uomo ha un’altra vita. Non è ancora facile raccontarsi fino in fondo, ancor di più quando si parla di un prettamente maschile e machista, come quello del wrestling.
Cassandro: Conclusioni e valutazioni
Cassandro è quindi una storia di sport, di vittorie e sconfitte, ma è anche un racconto di un uomo con tutte le sue fragilità, si fa dunque ritratto intimo dell’uomo dietro i suoi abiti da wrestler, un uomo che si è tuffato nell’odio e lo ha trasformato in amore. È un racconto semplice ma anche toccante e molto americano sulle possibilità di cambiare le cose, lavorando su ciò che dagli altri potrebbe essere visto come vulnerabilità invece si tratta solo di punti di forza. La figura di Cassandro ha una portata rivoluzionaria, accolto dagli spettatori con epiteti omofobi finisce per essere amato da tutti. Il biopic piuttosto classico di Williams, è importante per il suo protagonista, una persona straordinaria, capace di aprire la strada agli altri per trovare liberazione e accettazione attraverso l’arte che hanno scelto. Tra la sessualità di Armendáriz, le dinamiche familiari che cambiano mentre esplora la sua identità queer attraverso la sua vita e l’arte, la sua lotta con l’identità culturale, essendo nato negli Stati Uniti ma ritornando alle sue radici messicane con il wrestling, Williams porta sullo schermo un uomo che forse avrebbe dovuto aspettarsi un’opera altrettanto audace e fantasiosa, ma ciò che arriva forte e potente è il messaggio del protagonista.