C’è un soffio di vita soltanto: recensione del documentario su Lucy Salani

C'è un soffio di vita soltanto incanta come poche storie sanno fare. È un racconto intimo e delicato in cui Lucy Salani racconta la sua vita passata e presente, mentre i registi Botrugno e Coluccini imprigionano sullo schermo anche i più piccoli gesti. 

Realizzato quasi interamente durante il primo anno della pandemia, C’è un soffio di vita soltanto, racconta l’emozionante e singolare storia di Lucy Salani, un racconto di resistenza e coraggio rimasto inalterato nonostante il passare degli anni, i fantasmi del passato e la brutalità di un mondo che ancora oggi condanna e cerca di eliminare la diversità.
Il documentario firmato da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini è stato selezionato alla 39a edizione del Torino Film Festival e distribuito al cinema a partire dal 10 gennaio del 2022.

La protagonista di C’è un soffio di vita soltanto

Lucy Salani è una donna di novantasei anni, vive a Bologna e intorno a lei sono molte le persone che l’aiutano e le sono vicine, una famiglia creatasi negli anni non attraverso il sangue, ma l’amore. Lucy ha una figlia, una bambina che ha accolto nella sua casa molti anni fa quando rimase orfana, e un nipote, un giovane uomo il quale, come la figlia, aveva bisogno di una famiglia. In questa casa le persone si muovono verso il costante incontro con ciò che il mondo considera “altro”, diverso, in difetto, qui non c’è spazio per credersi sbagliati, Lucy sa che la natura l’ha creata così com’è, nessun errore, ma ribellione alla crudeltà di un mondo che ha conosciuto più di quanto ogni essere umano vorrebbe, più di quanto molti sopporterebbero. Lucy è una dei pochi sopravvissuti al campo di concentramento di Dachau ad essere ancora in vita ed è la donna transgender più anziana d’Italia. In C’è un soffio di vita soltanto racconta con coraggio la sua storia, soffre immensamente ripercorrendo il suo passato, ma lo fa lo stesso, perché è importante che gli eventi da lei vissuti, la memoria di quanto accaduto, non svaniscano come la polvere.

È l’unica cosa che sono determinata a fare […] è una buona ragione per continuare a vivere

Le foto ingiallite del tempo raccontano la vita di Lucina e grazie a lei ripercorriamo il Novecento e gli eventi atroci che l’hanno segnato. Lucy presta la sua voce e la sua storia al divenire metafora di un umanità che non si arrende, conserva la memoria e continua a vivere nonostante la cattiveria e l’odio di cui la stessa umanità è stata – ed è tutt’oggi – capace.

Un ritratto colmo d’amore

Una piccola statua, riproduzione della Nascita di Venere di Botticelli, appare su una mensola; la protagonista del film la osserva dall’alto, nuda, perfetta, dea dell’eros e della passione, accompagna il racconto lucido di Lucy, la quale rimira sé stessa giovane, nuda e bellissima in una fotografia scattata da un cliente. Sopravvissuta alla condanna a morte per diserzione, agli orrori dei campi di concentramento, Lucy tornò a casa, dove lavorò come sex worker e iniziò la sua transizione. Le storie passate si intrecciano, lei è un insieme, un tutto indivisibile, per Lucy non esiste un prima e un dopo la transizione, ma il continuum della sua esistenza composta da sofferenze, ma anche da tanta gioia e amore. Nemmeno nella forma più brutale che gli uomini sono stati capaci di esercitare, il dolore è riuscito ad aver un pezzo di lei, della sua persona caparbia e affascinante; lei è una lucciola capace di attirare tutti coloro che hanno bisogno di un’amica.

Matteo Botrugno e Daniele Coluccini sono le ennesime vittime di questo sortilegio, la sua umanità e il suo indistruttibile attaccamento alla vita li ha conquistati. C’è un soffio di vita soltanto è un ritratto intimo, delicato e colmo d’amore. I frequenti primi piani del volto di Lucy mostrano la cura di uno sguardo non invadente, ma affettuoso, consapevole dell’unicità di colei di cui stanno narrando. Testimone diretta dei momenti più bui e tragici della storia del Novecento, Lucy ha resistito con forza e coraggio agli orrori più atroci e ancora oggi la sua voce non si è affievolita, desiderosa di mantenere vivo il ricordo e consegnarlo alla memoria collettiva, nella speranza che non vada perso.

Le riprese del documentario sono durate un anno, un anno in cui i registi si sono immersi nella quotidianità di Lucy tra incontri e momenti di solitudine. Il materiale filmico delicato e prezioso non viene mai sovrastato da una regia invasiva, alla quale viene invece affidato il compito di servire al meglio la storia e la stessa Lucy. Lo spettatore si sente vicino al racconto e si affeziona alla sua protagonista grazie alla scelta di limitare al massimo la colonna sonora e le immagini d’archivio. Basta il volto di Luciana e le sue parole per rimanere impressa nella memoria la sua storia, nessuna musica in sottofondo dai toni drammatici, nessun’immagine straziante sovrapposta al suo narrare, l’unico artificio narrativo è composto dai pochi filmati di Dachau, della guerra e del periodo nazi-fascista, che appaiono nel corso del documentario come incubi alla memoria di Lucy.

Nella creazione di quest’opera colma di ricordi passati i due registi tracciano un filo conduttore verso il presente riflettendo sulla tematica del genere e l’importanza di lottare per la propria identità. L’unicità della storia di Lucy, una donna speciale testimone dei cambiamenti sociali e politici intercorsi nell’ultimo secolo, diventa faro per una riflessione contemporanea sempre più urgente. Le parole di Lucy risuonano come un grido disperato quando afferma di essere stanca, che nella sua vita ha visto così tanto male da non essere certa che l’umanità possa davvero fare qualcosa di buono. Negli accesi dibattiti degli ultimi anni, C’è un soffio di vita soltanto riporta l’attenzione sulle persone, sulla diversità e sulla necessità di difendere e tutelare chi ne ha bisogno, di accogliere e supportare invece che condannare e umiliare, di essere migliori, più buoni perché di male ne è già stato fatto troppo.

Il film è al cinema dal 10 gennaio 2022.

Regia - 5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.4