Che ore sono: recensione del film di Marta Basso e Tito Puglielli, dal Sole Luna Doc 2024
Un documentario profondamente intriso di dolcezza, fragilità, empatia e persino ironia.
È entrata nel vivo la diciannovesima edizione del Sole Luna Doc film festival, la rassegna internazionale di cinema documentario in programma dall’1 al 7 luglio 2024 a Palermo, con una ricca settimana di proiezioni e incontri. Fra i cinque titoli che indagano il tema dell’identità personale e dei territori c’è Che ore sono, per la sezione fuori concorso Sicilia doc abbinata al Premio Cinematographe.it (ricordiamo che la giuria composta dai redattori della nostra testata giornalistica sceglierà il migliore film di quest’anno, accompagnandolo con attività di comunicazione in fase di distribuzione) e riservata ai film degli allievi del Centro sperimentale di Cinematografia – sede Sicilia. Il documentario di Marta Basso e Tito Puglielli, proiettato il 3 luglio, è incentrato su tre vite che si intrecciano in una comunità psichiatrica di Palermo.
Che ore sono – Il film racconta la vita quotidiana di Giuseppe, Ursula e Bianca nel tempo che scorre in una comunità psichiatrica
In una comunità psichiatrica di Palermo si intrecciano tre vite: quella di Giuseppe (che in primavera raggiungerà il limite di permanenza nella casa), che non vuole invecchiare e passa le giornate immerso nel rock; quella di Ursula che ha trovato l’amore, ma tra malattia e farmaci non riesce ad avvicinarsi o a prendersi cura di un’altra persona; e quella di Bianca, una comunista che avverte la nostalgia del mondo che c’è fuori e si sente in gabbia, lontana da tutto e soprattutto distante dai figli. In questa casa tutti aspettano qualche cosa. Per il clima e lo spirito di solidarietà rappresentato, il film può avere come riferimento Qualcuno volò sul nido del cuculo. Che ore sono mescola dramma, commedia e grottesco e riesce ad arrivare al cuore grazie ad un realismo nient’affatto artificioso e alla scelta singolare dei protagonisti: tre personalità che è bello seguire sullo schermo, lo si fa con il sorriso sulle labbra.
Basso e Puglielli fanno dialogare tre esistenze in un film che porta a riflettere sul senso della vita
Persino in questa comunità il tempo scorre, e nel suo dilatarsi offre la finestra dell’attesa per ciò che si desidera: un amore, un figlio, o semplicemente una corsa per strada per riafferrare il tempo e ripagare le attese. Nella malattia il pranzo, la consegna delle medicine e il gioco diventano preziosi momenti di quotidianità in cui si affaccia il vero. E i pazienti, nonostante le fragilità, sono solidali fra di loro in un tempo che è solo apparentemente privo di vitalità: dominato dai disturbi mentali, abitato da tanti spiriti che possono però essere scacciati semplicemente amandoli. Guardandosi allo specchio, come fa Giuseppe, e dicendo: “io vi amo“.
Che ore sono: valutazione e conclusione
Il documentario accoglie con onestà e autenticità chi guarda, facendo dialogare tre vite che, malgrado tutto, lasciano traccia nel loro tempo. Profondamente intriso di dolcezza, fragilità, empatia e persino ironia. I registi realizzano un’opera che vi raccomandiamo di vedere con l’anima satura dentro di speranza. Perché Che ore sono è un film che porta a riflettere sul senso della vita: che sia racchiuso in un semplice atto di fede?