Cherry: recensione del film Apple con Tom Holland

Diretto dai Anthony e Joe Russo, Tom Holland si presta ad una memorabile interpretazione nei panni di Cherry, un veterano di guerra affetto da disturbo di uso di oppiacei.

Cherry, disponibile su Apple Tv + da venerdì 12 Marzo, è l’atteso ritorno dei fratelli Anthony e Joe Russo in un film distaccato dalla Marvel Cinematic Universe. Acquisendo i diritti di Cherry, romanzo omonimo del 2018 scritto da Nico Walker, i due registi si cimentano in un particolare ibrido fra war movie e dramma incentrato sulla dipendenza da eroina, con protagonista assoluto Tom Holland: egli interpreta Cherry, un medico dell’esercito che perde gradualmente il contatto con la realtà, prima con gli orrori di una guerra che non gli appartiene e successivamente con un vortice inarrestabile di rapine e assunzione di droghe sintetiche. Al suo fianco troviamo Emily (Ciara Bravo), una ragazza pronta a sostenerlo o a scendere a patti nella spirale oscura e distorta del suo fidanzato.

Cherry: il viaggio della vita di un agnello solitario

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Il film si divide in prologo, cinque capitoli ed un epilogo a chiudere le fila della trama; un espediente all’apparenza macchinoso e forzato, ma possiamo notare una progressione interessante dell’arco riservato a Cherry. Tom Holland ci regala una prova davvero notevole, mantenendo le redini di un racconto volutamente fuori fuoco, dalla struttura insolita sia nei movimenti di camera che nel trattamento del quadro che contiene la diegesi. Il campo si allarga e si restringe a seconda del livello di trauma subito, dalla devastante esperienza in Iraq come soccorritore dal 2005 al 2006 fino all’incontro ravvicinato con la dipendenza da eroina.

Non è possibile tenersi a freno, una volta avviato il meccanismo di autodistruzione: l’attore protagonista, la sua spalla femminile che cura l’aspetto sentimentale delle vicende e i fratelli Russo perdono visibilmente (e volutamente, è una scelta voluta bisogna tenerlo a mente) la rotta di un racconto dallo stampo epico, esercitando una posizione di sottomissione inizialmente inamovibile. La droga circonda il mondo tenuto maldestramente in piedi da Cherry, coinvolgendo gli affetti e gli amici che hanno provato ad appoggiarlo nelle sue improvvise e sconsiderate scelte. La seconda parte del film originale Apple cambia drasticamente tono e registro, navigando in acque insidiose e contaminate da una psicopatologia che modifica stile e approccio registico.

Una scrittura non proprio esemplare viene sostenuta da molti altri aspetti decisamente riusciti

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Troviamo così dei personaggi in balia degli eventi, con capitoli che vengono distesi nel minutaggio e una sensazione di spaesamento percepibile, molto indovinata per descrivere una guerra intestina che si mescola con i ricordi più nocivi della campagna in Iraq. Lo stress post-traumatico che affligge Cherry viene rappresentato in maniera singolare a livello visivo, con transizioni e cambi di scenari repentini. La sceneggiatura, affidata a Angela Russo-Otstot e Jessica Goldberg, non tiene il passo con l’andamento allucinato dietro la macchina da presa; questo netto distacco in termini qualitativi ci porta quasi a credere che Cherry sia un film riuscito a metà.

Le brusche decisioni di Cherry e EmilyCiara Bravo una vera rivelazione che può certamente spiccare ad Hollywood – , la chimica che si viene ad instaurare, le espressioni incisive che caratterizzano i capitoli che andremo ad esplorare e le mimiche influenzate dalla condizione di isolamento e dallo stress che li seppellisce dentro un’abitazione decadente sono aspetti vincenti e prelevati da interpretazioni sentite e pulsanti. Il cuore del film lo si può individuare in ciò che la regia, il cast e il compositore Henry Jackman possono tirar fuori da un’idea di base riciclata e per certi versi derivativa.

La manovra più indicata è stata quella di distogliere lo sguardo dalla trama, per poi presentarci un cammino impervio e colmo di fasi di intermezzo dove facilmente Cherry si lascia andare, si perde e trascina i soccorritori della sua vita nella sua stessa condizione di agonia. Cherry, arricchito da un apporto musicale degno di nota che si munisce di note al pianoforte per segnalare punti di rottura e possibili appigli, segna un ritorno insolito dei fratelli Russo alla regia di un film non destinato al grande pubblico. Il risultato non è globalmente disastroso – anche se non è stato decentemente accolto negli Stati Uniti, parlando di critica e spettatori – , per via di molte scelte stilistiche apprezzabili e due prestazioni attoriali da tener d’occhio.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3

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